La parola Quaresima richiama a noi cristiani altre tre semplici parole: preghiera, digiuno, elemosina. Eppure, non è scontato che tutti capiscano al volo il contenuto delle suddette parole. Ogni anno ci viene data l’opportunità di approfondirle, ogni anno ci viene data l’occasione per apprenderle.
La Quaresima è un tempo di riflessione sull’essenziale della vita, un invito a penetrare sempre più profondamente nel senso della nostra esistenza, che solo nel mistero pasquale possiamo comprendere. È dunque un tempo di preparazione per partecipare alla Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Noi siamo già stati immersi in questo mistero con il battesimo. E proprio nella notte di Pasqua siamo, ogni anno, invitati a rinnovare le promesse battesimali, personalmente e come comunità.
I 40 giorni quaresimali sono uno stimolo per comprendere sempre più consapevolmente il senso del battesimo, per non rischiare di essere chiamati cristiani senza essere e vivere come tali.
Se partecipiamo alla liturgia domenicale, possiamo ben notare che la Parola di Dio ci conduce al mistero pasquale con riferimenti al battesimo. La Quaresima è un cammino anche per ciascuno di noi, come lo è stato per il popolo ebreo nel deserto. Un cammino non certo fatto solo di riflessione, ma anche molto concreto, proprio perché destinato a dare un orientamento alla vita, le cui vicende ci interpellano continuamente e richiedono da noi delle risposte, delle decisioni piccole e grandi. A tal motivo la Chiesa ci propone riflessione e fatti che, segnando il cammino, lo illuminano e lo impregnano di amore, dell’amore di Dio, il solo che ‘tiene in piedi’, che sostiene la nostra vita.
La preghiera, spesso trascurata a causa della mancanza di tempo, non è altro che espressione del rapporto con Dio, della consapevolezza che senza di Lui non possiamo vivere: Egli è il nostro creatore, Egli è nostro Padre. Come non esprimergli gratitudine e amore? Come non trovare il tempo di pregare sulla sua parola, di farci guidare nelle decisioni da prendere o anche semplicemente di ringraziarlo? E durante il giorno, ogni tanto, non si potrebbe indirizzare verso il cielo una giaculatoria, cioè una brevissima invocazione che arriva dritta al cuore di Dio?
Il digiuno, lungi dal considerarlo come una rinunzia, offre l’occasione per imparare ad essere liberi interiormente, capaci di dire sì e no davanti a qualsiasi cosa, davanti alle dipendenze che ci tengono legati e prigionieri di noi stessi. Proviamo ad individuare i fili, anche sottili, che ci impediscono di correre liberi da legami, di volare senza portarci dietro delle zavorre, siano esse cibi, abitudini, vizi, dissidi, affetti sbagliati, ecc.
L’elemosina, considerata spesso come la possibilità di dare una moneta ai poveri, ha un significato di gran lunga più ampio se prendiamo in mano la lista delle opere di misericordia corporali e spirituali. Chi non potrebbe offrire qualcosa da mangiare, da bere, da vestire? Chi non ha il tempo di far visita a un malato, a un anziano, a una persona sola? Chi non potrebbe consolare gli afflitti, perdonare le offese, pregare Dio per i vivi e per i morti?
Mentre vi invito a cercare le opere di misericordia, a leggerle tutte e a sceglierne qualcuna da vivere in questo tempo forte, prendiamo coscienza di quanto le tre dimensioni proposte in Quaresima non siano anche essenziali per la vita di tutto l’anno, di ogni giorno: vivere la comunione con Dio, vivere liberi da dipendenze, vivere aperti ai bisogni del prossimo.
Buona Quaresima a tutti… e preghiamo insieme per la pace, perché il Padre dell’umanità, Signore della storia, impedisca l’enorme danno della guerra.