Se Gesù fosse solo nato, sarebbe stato un uomo come tutti, se Gesù fosse solo morto, sarebbe stato come qualunque mortale, se Gesù non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede, ma anche la nostra vita.
Ecco la novità: Gesù è risorto!
La Resurrezione fa di Lui non solo una persona speciale, un grande personaggio storico, ma conferma la sua identità: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (cfr. Mc 15,38).
E se Gesù con la resurrezione ha vinto la morte, possiamo affermare che ha vinto il peggiore nemico dell’uomo, ha sconfitto la radice più profonda del male, causato dal primordiale atto di disobbedienza dei nostri progenitori nei confronti di Dio, del Dio della vita.
Questa sconfitta, operata da Gesù, dà la possibilità e la capacità all’uomo di vincere su qualunque genere di male, che sempre lo tenta, che in ogni modo cerca di catturarlo, di imprigionarlo, di renderlo schiavo del suo stesso “io”.
Infatti, “l’economia di salvezza di Dio, nostro salvatore, consiste nel rialzare l’uomo dalle sue cadute e nel farlo ritornare alla intimità divina, liberandolo dall’alienazione a cui l’aveva portato la disobbedienza.
La venuta di Cristo nella carne, gli esempi di vita evangelica, le sofferenze, la croce, la sepoltura, la risurrezione sono per la salvezza dell’uomo perché abbia di nuovo, mediante l’imitazione di Cristo, l’adozione a figlio di cui era dotato all’inizio”, ma perché questo avvenga “è necessario interrompere il modo di vivere di prima” (san Basilio Magno).
Il battesimo offre la possibilità di iniziare una nuova vita.
Giacché tanti di noi lo hanno ricevuto da piccoli, la Chiesa concede la grazia, durante la Veglia Pasquale, di rinnovare le promesse battesimali, dona quindi una ulteriore chance per rincominciare, per riprendere con fiducia il cammino cristiano. I Padri della Chiesa definiscono anche la confessione sacramentatale un secondo battesimo, attribuendole la possibilità di iniziare una nuova vita.
Nell’ultima Lettera, Placuit Deo, Papa Francesco mette in guardia da due tendenze antiche (pelagianesimo e gnosticismo) che però si stanno diffondendo anche oggi: l’uomo si sente autonomo, capace di auto-realizzazione, in grado di autogestirsi senza bisogno di Dio e degli altri; oppure gli basta una conoscenza interiore che sfocia appunto nella liberazione e salvezza interiori, senza effetti sulla vita concreta. Ma non è questo il piano di Dio, che ha inviato il Figlio Unigenito – Gesù – per salvarci! La fede non è un fatto privato, non possiamo salvarci senza rapporto con Dio e con gli altri: infatti il battesimo ci incorpora alla Chiesa “che partecipa alla comunione della Trinità” (PD 12); la fede non è un’ideologia, un pensiero, un cumulo di nozioni che arricchisce la vita interiore dell’individuo: è l’incontro con una Persona, è vita, che esige un riscontro nella quotidianità, nei rapporti con le persone, negli ambienti in cui viviamo. È un nuovo modo di vivere, è una trasformazione evidente.
Tanti anni fa mi ha colpito la lettura di una storia tratta dalla sapienza orientale, in cui si vede che l’incontro con Gesù non ha risvolti solo interiori e cognitivi, ma concreti, molto concreti. La propongo alla vostra lettura. «Un dialogo tra un convertito da poco e un suo amico non credente: “Ti sei dunque convertito a Cristo?” “Sì”. “Quindi saprai tante cose di lui. Dimmi: in quale Paese è nato? “Questo non lo so”. “Quanti anni aveva quando è morto?” “Questo non lo so”. “Quante prediche ha fatto?” “Questo non lo so”. “Tu sai veramente molto poco per affermare di esserti convertito a Cristo!”. “Hai ragione, mi vergogno di sapere così poco di lui.
Ma ecco quanto so: fino a tre anni fa ero un ubriacone. Avevo debiti. La mia famiglia era rovinata. Mia moglie e i miei figli temevano ogni sera il mio rientro a casa.
Adesso non bevo più, non abbiamo più debiti, siamo una famiglia felice. I miei bambini mi attendono impazienti ogni sera. Tutto questo ha fatto Cristo per me. Questo è quanto so di Cristo!».
Potessimo fare tutti questa esperienza! Forse dopo vorremmo saperne di più!