Nella foto: Albero dell’integrazione

Assemblea delle comunità – 22-24 marzo

Sì è svolta in videoconferenza fra il 22 e il 24 marzo scorso l’Assemblea delle Comunità a cui hanno partecipato operatori pastorali assunti (sacerdoti, diaconi, suore, laici) e pensionati attivi delle Missioni/Comunità di lingua italiana in Germania e Scandinavia. Le giornate sono state pensate per dialogare e progettare il volto delle nostre comunità in Germania alla luce sia di quanto emerso dal Convegno europeo Migrantes dello scorso novembre a Roma sia di quanto sta avvenendo nelle diocesi in Germania con la ristrutturazione territoriale delle parrocchie e il rinnovamento della pastorale per le comunità di altra madrelingua, in un contesto di grande eterogeneità delle comunità.

Non ultimo ci troviamo in una fase di transizione, sta per scadere infatti a fine giugno il mandato di padre Tobia come Delegato e siamo in attesa della nomina ufficiale del nuovo Delegato, sono stati eletti i nuovi coordinatori di zona (Nord, don Pierluigi Vignola; Centro, don Giuseppe Cagnazzo, Sud, don Désiré Matand, Baviera, don Mietek) e sono in atto le votazioni per l’elezione del nuovo Consiglio di Delegazione.

Le tre giornate sono state aperte da un momento di preghiera e di meditazione curato dalla Fraternità francescana di Aschaffenburg e di Pordenone. Alle meditazioni ha fatto seguito l’intervento di un ospite relatore, il primo giorno, di padre Antonio Grasso (scalabriniano, responsabile della Comunità cattolica italiana di Berna, in Svizzera), con gli input e il “mandato” usciti dal Convegno di Roma; il secondo giorno c’è stato l’intervento di Pfr. Hans Dehm, responsabile diocesano (Fulda) delle Comunità d’altra madrelingua, una sorta di anello di congiunzione fra le comunità e la Chiesa tedesca.

Il terzo giorno è intervenuto con un saluto don Gianni de Robertis, direttore generale della Migrantes. I pomeriggi sono stati dedicati alla discussione per individuare pratiche nell’ambito della liturgia, della formazione e della diaconia che facciano delle comunità cattoliche italiane delle comunità vive, con la loro specificità e identità, in una realtà reciprocamente più collaborativa e partecipativa con le comunità tedesche.

Qui presentiamo una sintesi dei lavori.

Le meditazioni della Fraternità francescana

La meditazione di sor Nancy (Aschaffenburg) era dedicata alla gratitudine (eucarestia) come attitudine del cuore. Quella di fra Stefano (Pordenone) dal Vangelo dell’Annunciazione ci ha invitato all’ascolto di Dio perché vuole parlare a noi, perché ci ama da sempre e per sempre. La meditazione di Cristina (Pordenone) ci ha proposto di rimettere tutto alla presenza di Dio perché spesso la nostra è una lettura della realtà segnata dalle nostre sofferenze, dai nostri pregiudizi.

Comunità di linguaggio e identità in movimento

Per p. Antonio Grasso, l’itineranza e la prossimità sono due categorie che caratterizzano la nostra realtà e che fanno di ciascuno di noi identità in movimento. Occorre per lui il superamento dell’idea bonomelliana (mons. Geremia Bonomelli, Vescovo di Cremona e fondatore dell’Opera Bonomelli, 1900) secondo la quale la missione debba riprodurre un pezzo di patria, di casa e dove la missione è strutturata ancora secondo questo modello: chiesa – ristorante o bar – sala ricreativa e ludica. Ancora si pensa, si immagina questo tipo di missione, ma il migrante non va visto né come un problema né con pietismo. D’altro canto dal questionario che la Migrantes ha proposto alle missioni (inverno, primavera 2021) e che p. Grasso ha analizzato, è emersa più volte la pretesa di ritenere che le comunità siano le sole custodi di una vera fede.

Allora per custodire il fuoco della tradizione, richiamando la metafora cara a don Gianni de Robertis, ripresa da p. Grasso, serve prossimità, inclusività e essere interculturalmente orientati; in questo le seconde e le terze generazioni sono fondamentali per essere una sorta di ponte fra culture e mentalità. Tutto ciò va tradotto in un modello di pastorale ibrida (spazi ibridi, equipe ibrida, pastorale ibrida) che superi la dicotomia fra comunità ospite e comunità ospitante e che tenga conto di alcune urgenze per riformare le nostre comunità:

– L’importanza dei laici, arrivare a dei percorsi che riconoscano i laici preparati attraverso una missio canonica.

– Superare la pastorale monoetnica dove poi si rischia di chiudere una missione perché manca il prete.

– Equipe pastorali multiculturali.

Siamo identità in movimento ed è questo il fuoco da custodire. Superare l’idea che identità coincida con identità nazionale e pensare a una comunità di linguaggio. Le comunità di fede sono definite non dal territorio ma dalle persone che vi fanno parte che con la loro specificità sono comunità di linguaggio. Per linguaggio si intende anche quello non verbale, quello gestuale che tocca le corde di chi partecipa.

Il ridisegno delle parrocchie non è facile neanche per i parroci tedeschi

Dappertutto la situazione è la stessa, ha esordito Pfr. Hans P. Dehm, intervenuto il secondo giorno dell’assemblea. Il calo dei credenti in Germania è cominciato dopo la seconda guerra mondiale per questo occorre ridurre in tutte le diocesi il numero delle parrocchie e questo cambiamento è temuto anche dalle comunità territoriali tedesche. Per quanto riguarda il calo dei preti, non è un problema solo della Germania: c’è anche in Croazia, nel nord della Polonia eccetera. Per Pfr. Dehm il calo non dipende solo dal celibato, ma viene dalle comunità. La sua domanda è se le comunità hanno un clima culturale e spirituale che favorisca le vocazioni? Pfr. Dehm invita le comunità a partecipare, a inviare i rappresentanti nei diversi consigli affinché le comunità di altra madrelingua abbiano voce in capitolo quando si tratta di decidere.

Ad Hanau, fa un esempio della sua diocesi, esiste un Pfarreirat, consiglio dei collaboratori pastorali, dove le “vecchie” parrocchie tedesche hanno due rappresentanti, mentre le missioni ne hanno uno solo, quando invece rappresentano un numero maggiore di fedeli. Come la forza gravitazionale, la collaborazione fra comunità territoriale e di altra madrelingua deve essere reciproca. Nello stesso tempo invita le comunità a essere aperte, non pensare “noi siamo per noi e non ci interessano gli altri”, a non conservare una cultura del passato. Essere cattolici, ha detto in conclusione del suo intervento Pfr. Dehm, significa che siamo tutti responsabili per tutti i cattolici di questa regione, insieme.

Quale identità ecclesiale per le nostre comunità – In piena communio nella Chiesa in Germania

Dal dibattito seguito alle relazioni è emerso quanto segue nei tre ambiti discussi, di liturgia, formazione e diaconia.

Liturgia

Qualunque sarà l’inserimento delle nostre comunità nel tessuto delle nuove “super parrocchie”, nelle parrocchie “di nuovo tipo” o come vorranno chiamarsi, occorre far rispettare il diritto alla Chiesa, che si traduce nel far rispettare gli orari delle messe delle comunità e avere anche la chiave della chiesa. Ciò è fondamentale per non sentirsi in balia. Pensare anche a introdurre elementi nuovi nella liturgia, per esempio se si tratta di una messa per ragazzi e se ci sono movimenti spirituali che danno impulsi nuovi alle celebrazioni per renderle più vive e partecipate, e dare maggior rilevanza al canto come forma di preghiera.

Pur sapendo che le celebrazioni bilingui non sono molto partecipate, vale la pena pensare a continuare ad avere alcune celebrazioni in comune fra comunità e parrocchia territoriale ma avere anche momenti di vita insieme, conviviali, ludici. Communio liturgica non significa solamente celebrare insieme.

Formazione

Va salvaguardata la preparazione ai sacramenti, magari anche insieme alla comunità territoriale, per mantenere la trasmissione della fede. Va custodita e valorizzata la preparazione al matrimonio che si fa nelle nostre comunità perché offre alle coppie la possibilità di conoscersi e a trovare amicizie. Sono offerte che fanno crescere la comunità. Evitare di impostare la catechesi solo sul nozionismo. Occorre pensare a proposte destinate agli adulti, cosa non facile.

Con la comunità tedesca in futuro andranno concordate alcune linee di pastorale e si auspica una maggiore disponibilità e fiducia da parte dei parroci tedeschi nei confronti dell’esperienza maturata in Italia dai missionari. Infine visioni complementari: la communio di fa sulle cose che toccano il cuore ma anche su momenti formativi.

Diaconia

Binomio fede e vita: illuminare la vita delle persone alla luce del Vangelo. Fare in modo che la pratica religiosa di comunità ci colleghi alla realtà quotidiana, fatta anche di impegno sociale e politico con rinnovata forza e impegno perché sostenuti dal Vangelo. È stata inoltre sottolineata la difficoltà di fare pastorale nelle carceri e negli ospedali. Ci sono problemi legati alla legge sulla privacy. Qui forse occorre una più stretta collaborazione con la parrocchia territoriale.

Conclusioni

Monsignor Luciano Donatelli, vice delegato uscente, ha fatto alcune riflessioni: il cristianesimo e la pratica vanno perdendosi in Europa. Dobbiamo essere segno del messaggio, del Vangelo. Essere testimoni, segno e credibili: testimoniare insieme, solo così saremo credibili. Testimonianza di unità perché siamo credenti in Cristo. Apparteniamo a questa chiesa in Germania e qui siamo chiamati a essere testimoni oggi. Non si può fare un lavoro pastorale senza fare un lavoro di equipe. In seguito gli interventi successivi hanno posto l’accento sulla necessità di una maggior coesione, di una pastorale unitaria coordinata dalla Delegazione, di maggior conoscenza e scambio reciproci fra i missionari. In particolare è stato messo in evidenza il compito del coordinatore nel creare maggior collegamento fra i collaboratori pastorali nella zona e nella Delegazione. Come comunità cattoliche italiane siamo infine chiamate a vivere questa testimonianza. Come ci presentiamo sul territorio? Da come ci amiamo saremo riconosciuti.

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