Nella foto: I partecipanti al Convegno Nazionale

„Un cambiamento di prospettiva richiede tempo e un impegno condiviso da parte di tutti“ (don Gregorio Milone).

Dal Convegno nazionale Il Sinodo della Chiesa cattolica, il Synodaler Weg della Chiesa tedesca e la loro incisività nelle comunità italiane al Kloster Steinfeld del 18-21 novembre. Relazione del delegato don Gregorio Milone sulla linee guida della conferenza episcopale tedesca.

In Germania, riconosciuta ormai come Paese di immigrazione, il 28,7% della popolazione ha un background migratorio. Anche la Chiesa cattolica ha visto un aumento di fedeli con cittadinanza straniera, che oggi rappresentano il 16,5% dei cattolici tedeschi. Le oltre 500 missioni di lingue diverse, attive da decenni, e supportate da circa 475 sacerdoti e 125 collaboratori pastorali, continuano a trasformarsi, rappresentando una forza dinamica per le diocesi.

L’obiettivo è costruire un modello di communio interculturale che favorisca l’integrazione senza perdere le identità particolari, e che rifletta una Chiesa inclusiva e aperta, capace di accogliere e celebrare la pluralità come dono dello Spirito.

Questo cambiamento di prospettiva richiede tempo e un impegno condiviso da parte di tutti, con una particolare responsabilità per coloro che operano nella pastorale delle parrocchie e diocesi. Solo avvicinandoci al modello di comunione interculturale potremo testimoniare, come afferma il vescovo Bätzing nella prefazione, la ricchezza, la diversità e l’universalità del cattolicesimo.

Vediamo in sintesi i contenuti:

Capitolo 1: “Come popolo di Dio verso una Communio interculturale”

La Chiesa in Germania sta diventando sempre più una comunità multiculturale e multilingue, arricchita dalla presenza di persone di diversa origine e lingua e con differenti tradizioni culturali e religiose.

Questa diversità, sebbene fonte di ricchezza, comporta anche sfide significative, soprattutto per chi si occupa di pastorale. Essere Chiesa come “popolo di Dio” implica promuovere unità e comunione, andando oltre le barriere linguistiche, culturali e rituali. Come? Che ogni persona, indipendentemente dalla provenienza, lingua o tradizione culturale, debba potersi sentire accolta e inclusa nella Chiesa. Che si creino spazi che permettano ai fedeli di esprimere la propria identità personale, sperimentando al contempo un senso di appartenenza comunitaria. Che l’interazione interculturale sia profonda, fondata su rispetto reciproco, apertura e desiderio di apprendere e arricchirsi a vicenda.

Questo modello di communio interculturale è una guida per sviluppare nuovi concetti e strutture pastorali. In Germania, la pastorale delle comunità di altre lingue e riti, presente da decenni, offre spazi di appartenenza per migranti e persone radicate da generazioni (attualmente sono presenti circa 500 comunità). Oltre a fornire accompagnamento spirituale nella lingua madre, queste comunità fungono da ponte verso le istituzioni civili e sociali, creando luoghi di interazione tra culture diverse.

Capitolo 2 – Condizioni attuali nella società

Si sottolinea come la migrazione e la mobilità, sempre presenti nella storia umana, abbiano raggiunto dimensioni significative nella società contemporanea. Se da un lato arricchiscono l’identità collettiva, dall’altro generano timori legati alla perdita di identità culturale, con rischi di xenofobia e razzismo. La Chiesa, in linea con il modello di sinodalità, invita dunque a riflettere sulla pastorale, integrando i talenti e le esperienze interculturali dei fedeli per affrontare le sfide future. Le diocesi si trovano ad affrontare il compito di sperimentare nuovi modelli pastorali che favoriscano la partecipazione attiva e l’integrazione di tutti i fedeli nei processi di trasformazione ecclesiale. È necessario superare schemi pastorali rigidi e costruire un’unità che accolga la diversità come risorsa. È fondamentale che tutte le persone coinvolte siano realmente disposte a imparare le une dalle altre.

Capitolo 3 – Prospettive per lo sviluppo della pastorale in altre lingue e riti

Il capitolo presenta cinque prospettive chiave e per ciascuna prospettiva propone delle raccomandazioni (Empfehlungen) al fine di realizzare la Communio interculturale.

1a prospettiva – Rafforzare la consapevolezza dell’universalità della Chiesa.

Alla luce di questa visione, non è accettabile escludere i fedeli in base a criteri etnici, nazionali o culturali, né giudicare in modo preconcetto altre tradizioni di fede e pratiche pastorali come inferiori o erronee. Al contrario, le Chiese locali sono chiamate a superare i propri limiti culturali, impegnandosi in percorsi di apprendimento reciproco che valorizzino la complementarità e la necessità dell’altro.

Tra le raccomandazioni c’è quella di contrastare chiusure etniche e nazionali con un impegno pastorale condiviso, per esempio, preparando e celebrando la Cresima e altri sacramenti in modo congiunto e con celebrazioni comuni dove giornate di memoria e festività valorizzino equilibrio linguistico e spiritualità.

2a prospettiva – Creazione di spazi propri e spazi di incontro interculturale.

L’obiettivo principale è creare spazi propri e spazi di incontro interculturale, per favorire sia l’identità che la convivenza nella diversità. La pastorale, inoltre, deve accompagnare i migranti nel loro complesso processo di integrazione, offrendo supporto nella costruzione di una nuova identità senza abbandonare le proprie radici. La Chiesa locale come “comunità di comunità”.

Tra le raccomandazioni segnaliamo qui la creazione di iniziative giovanili che coinvolgano esplicitamente giovani di parrocchie territoriali e di altre lingue e riti; inclusione delle comunità linguistiche nelle reti pastorali locali e creazione di una presenza online condivisa.

3a prospettiva: Promozione delle competenze interculturali.

Apertura e interesse verso altre culture, uniti alla volontà di apprendere insieme agli altri. Riflessione critica sulle proprie convinzioni e visioni del mondo, per identificare e superare pregiudizi.

4a prospettiva: Partecipazione paritaria dei credenti di ogni provenienza.

I fedeli di altre lingue e riti sono invitati a partecipare attivamente alla vita della Chiesa locale, offrendo i loro carismi e risorse, compatibilmente con le loro possibilità. Contribuiscono arricchendo la comunità con le loro tradizioni culturali, linguistiche e spirituali, e sviluppando la propria identità di credenti. Per garantire una piena partecipazione è fondamentale che siano integrati nei processi informativi e decisionali a tutti i livelli, con la possibilità di esprimere i loro punti di vista e interessi.

5a prospettiva: Sviluppo attento e strategico del personale pastorale.

Il miglioramento della pastorale verso una comunione interculturale, nel contesto delle comunità di altre lingue e riti, si fonda sull’impegno di sacerdoti e operatori pastorali, considerati fondamentali per creare ponti. Questi devono essere disposti a entrare in sintonia con la cultura e la mentalità della diocesi ospitante e della Chiesa tedesca. Tale integrazione richiede non solo competenze linguistiche, ma anche una sensibilità culturale che consenta loro di lavorare efficacemente sia all’interno della propria comunità che nel contesto diocesano più ampio. La diocesi ospitante ha il compito di sostenere e formare il personale proveniente dall’estero, facilitandone l’inserimento. Le comunità di altre lingue e riti devono ricevere lo stesso livello qualitativo della pastorale territoriale, e la partecipazione dei sacerdoti a corsi di formazione contribuisce a un reciproco arricchimento. È essenziale, tuttavia, considerare le sfide specifiche affrontate dai sacerdoti migranti, spesso legate alla separazione e all’adattamento a tradizioni ecclesiali diverse.

L’assegnazione di incarichi misti, che coinvolgano sia la pastorale territoriale che quella di altre lingue e riti, può favorire lo sviluppo di figure pastorali capaci di operare in contesti interculturali. Tuttavia, questi incarichi richiedono una preparazione adeguata, una chiara definizione dei compiti e un buon coordinamento.

Capitolo 4 – Regole procedurali per l’assegnazione di incarichi pastorali in lingue e riti diversi.

Tra i requisiti, il livello di conoscenza del tedesco richiesta è di norma almeno al livello B2 documentato. In casi eccezionali, è possibile un’assunzione con un livello linguistico inferiore, purché il livello B2 sia raggiunto entro il primo anno, e la disponibilità alla collaborazione con i responsabili delle parrocchie territoriali, dei decanati e della diocesi in Germania. L’assegnazione di operatori pastorali per il servizio in lingue e riti diversi in una Diocesi è sotto la responsabilità del vescovo locale.


Osservazioni del delegato, don Gregorio Milone, sulle linee guida

Nella foto: Don Gregorio Milone

Gli aspetti positivi: 1. Visione inclusiva. La proposta di una “comunità di comunità” è un modello promettente che concilia identità culturali specifiche con un senso più ampio di appartenenza alla Chiesa universale. 2. Concretezza delle raccomandazioni. Ogni prospettiva è accompagnata da linee guida pratiche implementabili, che vanno dalla formazione interculturale all’organizzazione di eventi condivisi. 3. Centralità dell’interculturalità. L’accento posto sulle competenze interculturali e sul dialogo è un passo avanti significativo per contrastare stereotipi e pregiudizi. 4. Approccio partecipativo. L’inclusione di tutte le comunità nei processi decisionali e strategici riflette un impegno verso la parità e la trasparenza.

Sussistono alcuni aspetti critici: 1. Sfide organizzative. Sebbene il documento sia ricco di proposte, la loro attuazione potrebbe incontrare difficoltà pratiche, soprattutto in contesti con risorse limitate o con resistenze culturali radicate. 2. Equilibrio tra autonomia e integrazione. La creazione di “spazi propri” e “spazi di incontro” richiede un equilibrio delicato per evitare sia l’isolamento che la perdita delle specificità culturali. 3. Coinvolgimento delle parrocchie territoriali. Non tutte le parrocchie territoriali potrebbero essere disposte a impegnarsi attivamente nel processo di integrazione interculturale, richiedendo ulteriori sforzi di sensibilizzazione. 4. Carico di lavoro del personale pastorale. Le aspettative poste sui sacerdoti e operatori pastorali sono elevate e potrebbero risultare gravose, soprattutto in contesti già segnati da carenze di personale.

In conclusione, il documento Auf dem Weg zu einer interkulturellen Communio è un passo ambizioso e necessario per la Chiesa in Germania e rappresenta una base solida per una pastorale interculturale più inclusiva e dinamica. Tuttavia, il successo di queste iniziative dipenderà dalla volontà delle comunità locali, delle comunità di altre lingue e riti e delle diocesi di tradurre le raccomandazioni in azioni concrete e sostenibili nel tempo, superando le difficoltà organizzative e culturali. Se ben attuato, questo percorso non solo arricchirà la Chiesa locale, ma offrirà l’opportunità di rendere la Chiesa un esempio vivente di comunione nella diversità, capace di rispondere in modo autentico alle sfide del mondo contemporaneo e potrà diventare un modello per altre realtà ecclesiali nel mondo.