Una dimensione importante della persona, coinvolta in molteplici relazioni nei vari ambiti della vita umana – dalla famiglia al lavoro, dal gioco alla scuola, dalla vecchietta incontrata per strada alla conferenza, dall’ufficio alla parrocchia – è l’ascolto.
Saper ascoltare la persona che ci sta davanti non è scontato.
La presenza fisica a tavola, a scuola, in chiesa e persino in un dialogo personale, non sempre garantisce l’ascolto profondo di quanto l’altro sta dicendo.
A volte, o spesso, siamo degli interlocutori vuoti e chiusi, cioè incapaci di accogliere la parola, perché già pieni delle nostre parole. Ne facciamo esperienza quando interrompiamo chi parla, quando abbiamo la risposta pronta, senza prenderci neppure un attimo di tempo per riflettere sulla questione, sulla domanda che ci è stata posta.
Eppure è importantissimo ascoltare!
Mi sono ritrovata tra le mani un testo molto interessante di Plutarco, scrittore e filosofo greco, nato nel 46 d.C. Si tratta di un discorso in cui spiega in modo egregio su come si ascolta e sull’importanza di educare i giovani all’arte dell’ascolto. Desidero condividere con voi alcuni stralci.
“Dal momento che l’ascolto comporta per i giovani un grande profitto ma un non minore pericolo, credo sia bene riflettere continuamente con se stessi e con altri, su questo tema. I più, invece, a quanto ci è dato vedere, sbagliano, perché si esercitano nell’arte di dire prima di essersi impratichiti in quella di ascoltare… Se è vero che chi gioca a palla impara contemporaneamente a lanciarla e riceverla, nell’uso della parola, invece, il saperla accogliere bene precede il pronunciarla …
… ascoltando un altro… chi si mette subito a controbattere finisce per non ascoltare e non essere ascoltato, e interrompendo il discorso di un altro rimedia una brutta figura. Se invece ha preso l’abitudine di ascoltare in modo controllato e rispettoso, riesce a recepire e a far suo un discorso utile e sa discernere meglio e smascherare l’inutilità o falsità di un altro, e per di più dà di sé l’immagine di una persona che ama la verità e non le dispute, ed è aliena dall’essere avventata o polemica”.
Infine, verso la conclusione del discorso, Plutarco elenca “alcune norme di comportamento, per così dire generali e comuni, da seguire sempre in ogni ascolto, anche in presenza di un’esposizione completamente fallita: stare seduti a busto eretto, senza pose rilassate o scomposte; lo sguardo dev’essere fisso su chi sta parlando, con un atteggiamento di viva attenzione; l’espressione del volto dev’essere neutra e non lasciar trasparire non solo arroganza o indifferenza ma persino altri pensieri e occupazioni. In ogni opera d’arte, si sa la bellezza deriva, per così dire, da molteplici fattori che per una consonanza misurata e armonica pervengono a una proporzionata unità, mentre basta una semplice mancanza o un’aggiunta fuori posto per dare subito vita alla bruttezza: analogamente, quando si ascolta, non solo sono sconvenienti l’arroganza di una fronte corrugata, la noia dipinta sul viso, lo sguardo che vaga qua e là, la posizione scomposta del corpo e le gambe accavallate, ma sono da censurare, e richiedono molta circospezione, persino un cenno e un bisbiglio con un altro, un sorriso, gli sbadigli sonnacchiosi, lo sguardo fisso a terra e qualunque altro atteggiamento del genere”.
Esercitiamoci in questo nuovo anno sociale nell’arte dell’ascolto, per compiere una meravigliosa opera che irradi la bellezza della relazione e della comunione fra tutti.