Una ragazza che richiama i potenti ed il mondo
Pochi giorni fa Greta Thunberg ha compiuto diciotto anni. Molti sono stupiti da questa ragazza proveniente da una nazione piccola come la Svezia, da come sia alla ribalta mondiale dall’agosto 2018 introducendo scioperi e movimenti studenteschi per il clima, di come abbia incontrato i più importanti capi di stato e di governo, dal suo intervento in lacrime all’Onu verso le coscienze meno sensibili alle tematiche ambientali dicendo “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote”. Hanno provato a derubricarla come una ragazzina con nessuna competenza, alcuni si sono detti preoccupati per la sua formazione scolastica, girando lei il mondo a fare l’attivista, altri si sono stupiti di come i suoi genitori permettessero questo, altri ancora l’hanno schernita definendola “malata di mente” per la sindrome di Asperger di cui soffre.
Sono proprio i più giovani, talvolta, a dare voce al malessere diffuso nella società e che i più grandi non riescono a far emergere, imbrigliati come sono dalle loro sovrastrutture. I giovani sono animati da una forte capacità di osservazione, nel vedere i “crudi” effetti dei problemi del mondo, e da un approccio altrettanto pragmatico nel cercarne con insistenza e richiederne le soluzioni. La chiave della loro efficacia è la forza d’animo, è il mirare all’obiettivo senza secondi fini politici. Questa forza fresca e dirompente ha già guidato molti cambi radicali nella nostra storia, è stata anche occasionalmente unita al messaggio cristiano.
Un’altra ragazza, poi giovane donna, già diversi secoli fa, ha avuto migliaia di adepti, comunicando in modo sorprendentemente moderno ed interlocutorio. Possiamo ancora oggi leggere le sue lettere ed i suoi scritti, è Santa Caterina da Siena.
Caterina nasce a Siena nel 1347 nella famiglia di Jacopo di Benincasa, tintore, ventiquattresima e penultima figlia di Lapa Piagenti. Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio sono rinomati scrittori del tempo, un anno dopo si scatenerà la prima grande peste in Europa. L’Italia vive un periodo di grandissimo benessere, di forte progresso e centralità economica, di forte rinascita di tutte le arti ma anche di forte crisi di fede. Il primato del Papa ed il suo ruolo di guida della fede sono minacciati, è stato costretto da motivi di convenienza politica ed economica, e dalla vicinanza alla monarchia francese di Filippo il Bello, a lasciare la cattedra di San Pietro, trasferendosi ad Avignone nel 1309. La santa romana chiesa non è poi più così romana.
Caterina è una bambina robusta che già dalla tenera età aiuta nelle faccende di casa. All’età di sei anni, mentre compie una commissione in città, viene rapita da una visione di Cristo seduto in trono in cielo che le sorride e la chiama per nome, maturerà in segreto un anno dopo la decisione di votarsi per sempre a Lui, che sentirà per tutta la vita come suo Sposo. La sua vita procede, Caterina non dispone di una grande bellezza e la madre, non sapendo nulla dei suoi propositi, inizia a raccomandarle di adornarsi, di pettinarsi, di lavarsi la faccia più spesso, di prepararsi a seguire quello che la famiglia ha deciso per lei, il matrimonio. Così si conviene ad una donna del suo tempo, è già successo a molte sue sorelle, prima tra tutte Bonaventura che lei ama così tanto. Caterina pensa al giuramento fatto a Cristo, lo ha ben presente ma lo ha fatto in così tenera età…del resto non c’è niente di male a seguire l’esempio della sua buona sorella. Bonaventura però muore di parto, Caterina è sconvolta, si sente in parte colpevole, si rende finalmente conto di non poter tradire quanto ha promesso. Ha solo quindici anni ma si ribella ai voleri della sua famiglia, si taglia i capelli, si vela il capo e diventa terziaria domenicana. Il padre, primo tra tutti i componenti della famiglia, si rende conto che questa decisione è legata a qualcosa di veramente profondo e consente di farle vivere con libertà la vita che ha scelto. La libertà di scegliere il suo sposo in Cristo, la libertà di avere finalmente una stanza tutta per sé, Caterina ha bisogno di questo spazio personale, la “cella della mente” come amava chiamarla, per poter pregare, raccogliersi ed accogliere i molti discepoli che iniziano a seguirla. Lì si preparerà tre anni pregando, imparando a leggere ed a scrivere da sola, per poter pregare le lodi e finalmente leggere e meditare le sacre scritture. Caterina è anche in questo una donna del suo tempo, vive personalmente il fascino della ragione ed il dissidio tra mente in opposizione al corpo, tra il mistico dialogo personale con il suo Sposo e l’azione nel mondo. Dice in una sua lettera “La fragile carne si vuole dilettare e soddisfare gli appetiti suoi, ma chi vuol essere vicino a Dio fa tutto il contrario e la sottopone al giogo della ragione” e lei fa questo, in un modo del tutto personale. Ad esempio, occupandosi dei lebbrosi presso il locale ospedale, si rende conto che la vista dei moribondi e, soprattutto, dei corpi devastati dalle piaghe le genera orrore e ribrezzo, la sua carne cerca di frenarla e lei deve ricondurla a ragione: un giorno beve l’acqua con cui aveva lavato una ferita cancrenosa, dichiarando poi che “non aveva mai gustato cibo o bevanda tanto dolce e squisita”, non proverà più nessuna repulsione. Il suo desiderio di amare il suo Sposo la porterà a fronteggiare delle vere battaglie spirituali, scrive “Quella volta che ho visto la luce di Dio, e fu sposata l’anima mia, subito i demoni gridarono contro di me volendo impedire e allentare col terrore loro il mio libero ed infuocato desiderio, ma più questi percuotevano sopra la corteccia del corpo, più il mio desiderio di Dio si accendeva gridando”.
Caterina attira a sè sempre più discepoli, una vera e propria “community” come diremmo oggi, i “Caterinati”, inizia ad essere famosa, la ragazza che parla con Dio e che non mangia e non dorme mai. La sua fama si diffonde in Italia ed in Europa, la gente ed i potenti vogliono incontrarla, il papa stesso le invia un frate domenicano con l’intento ufficiale di procurarle un padre spirituale, ma in realtà con l’obiettivo di verificare se è veramente accesa dallo Spirito Santo o è più semplicemente un’invasata. Questo domenicano, Raimondo da Capua, si accorgerà subito di aver di fronte una donna straordinaria animata da un’inarrestabile fede, diventerà uno dei suoi più ferventi sostenitori e stenderà la sua biografia, grazie alla quale abbiamo così tante informazioni di lei.
Caterina comprende che ha il dono di attrarre le genti, e che ha il dovere di usare questa sua spontanea notorietà per cercare di migliorare il suo mondo, per consigliare direzioni virtuose ai suoi contemporanei ed inizia a scrivere. Mille e cinquecento pagine di sue lettere sono conosciute. Lei stessa detta queste lettere che vengono spontaneamente spedite e pubblicamente lette, ne riceve lei stessa ed a esse risponde. Esorta a tutto tondo i suoi contemporanei, sono lettere aperte a papi, cardinali, re, regine, principi e podestà, che insistono su tre principali direzioni: il progresso della Chiesa come riferimento della società, la cessazione delle guerre insieme al perseguimento della pace, la buona amministrazione degli stati. Chiede al Papa Gregorio XI che guidi con forza la Chiesa verso la santità e la virtù, gli scrive “La Chiesa è un giardino, e pieno di fiori, ma alcuni di questi fiori puzzano, e bisognerebbe che voi toglieste dal giardino della Chiesa questi fiori puzzolenti, pieni di immondizia e di cupidità, enfiati di superbia, cioè li mali pastori, che avvelenano ed imputridiscono questo giardino”, insiste che la sede papale ritorni a Roma e tanto si dà da fare che finalmente nel 1377 il papa rientra alla Santa Sede. Si reca a parlare coi governanti di Pisa e Lucca raccomandando loro di non unirsi a Firenze nella guerra contro il papa, intercede con il papa come ambasciatrice di Firenze per il raggiungimento della pace, scrive degli eserciti assimilandoli a dei cannibali “Distruggesi il bene de li poverelli nei soldati, i quali sono mangiatori della carne e degli uomini”; raccomanda continuamente ai governanti un atteggiamento retto e giusto, supportandoli spiritualmente e spronandoli nel lavoro quotidiano “Scrivo a voi con desiderio… che dominiate i vostri sensi con vera e reale virtù, seguendo il nostro Creatore. Non potreste tenere altrimenti la signoria in modo giusto, la quale vi è concessa da Dio per sua grazia. Conviene dunque che l’uomo che deve comandare e governare gli altri, comandi e governi prima di tutto se stesso”. Caterina morirà a soli 33 anni consumata dal lavoro e dalla passione di vivere per il suo Sposo.
Ben vengano anche oggi Caterina ed i giovani animati da sincera passione per la vita spirituale, per la vita sociale, per la crescita delle loro comunità, per la migliore conservazione e per il miglior progresso del mondo nella giustizia. “Non accontentiamoci delle piccole cose. Dio le vuole grandi. Se saremo ciò che dovremo essere, metteremo il fuoco nel mondo!”, seguiamo anche oggi questa esortazione di Caterina.