Il 30 dicembre 2019, la dottoressa Ai Fen, direttrice del Dipartimento di pronto soccorso del Wuhan Central Hospital, condivideva sulla sua chat le preoccupazioni per una possibile epidemia di coronavirus in Cina. Solo oggi l’Occidente inizia a prendere atto di ciò di quella che fin dall’inizio appariva come l’ipotesi più probabile sull’origine del virus: la fuoriuscita, negli ultimi mesi del 2019, del SARS-CoV-2 dal Wuhan National Biosafety Laboratory, dove erano in corso esperimenti “gain of function” di guerra biologica. Non si tratta di fantasia complottista, ma di solida realtà di cui i lettori potranno avere conferma in numerose inchieste e libri recentemente apparsi.
Alla realtà dei fatti molti sostituiscono una fantasiosa ipotesi: l’esistenza di un macro-complotto globalista per asservire, ed eventualmente sterminare l’umanità, attraverso l’arma della vaccinazione di massa. Il pericolo, dunque, non verrebbe dal virus cinese, ma dall’arma dei vaccini prodotta in Occidente per contrastarlo. E se quest’arma si rivelerà inefficace, i complottisti elaboreranno una versione più sofisticata per proseguire nella costruzione di un puzzle infinito, che è impossibile risolvere, se non truccando le carte. Ecco, quindi, che la pandemia ha reso più evidenti che mai le disuguaglianze sociali, soprattutto tra Paesi ricchi e Paesi poveri. I primi hanno potuto acquistare grandi quantità di vaccini, i secondi stentano a trovare adeguate risorse finanziarie. L’attuale sistema economico mondiale poggia sulla cinica logica “sopravvive chi è più ricco”. Una logica priva di anima, che ignora la parola “solidarietà”. Una logica aberrante, che considera i migranti come cose ingombranti, non come persone da aiutare. Proviamo grande sofferenza nel constatare che in ogni angolo del mondo i diritti umani continuano ad essere violati.
Continueremo ad esortare i “sovranisti” a cogliere i pregi di un futuro sistema politico mondiale senza frontiere, senza fili spinati, senza respingimenti di disperati (in cerca di un tetto e di un lavoro onesto), ostaggi di trafficanti di esseri umani. Voler mantenere privilegi per pochi (ed escludere le moltitudini da un decente “modus vivendi”) significa ostacolare l’edificazione della Civiltà. Coloro che ostentano nelle piazze la fede cristiana dovrebbero meditare attentamente sull’esortazione evangelica “Non hanno bisogno di andarsene; date loro voi da mangiare!” (Matteo 14, 15).
Ci sono in Italia circa sei milioni di persone al di sotto della soglia di povertà. Il reddito di cittadinanza ha aiutato finora tre milioni e settecentomila persone a sopravvivere. Eppure, qualcuno (con il cuore di pietra) continua a proporre la sua abolizione, anziché rivederlo e migliorarlo. Bisognerebbe, ad esempio, proporre l’istituzione del salario universale (affinché i più poveri possano accedere ai beni primari) e la riduzione della giornata lavorativa (affinché a molti disoccupati venga dato un lavoro). Bisogna dare un volto umano all’attuale modello economico mondiale. È necessario liberalizzare i brevetti per consentire ai Paesi poveri di disporre dei vaccini a costi contenuti. Urge mettere al bando il neocolonialismo e le guerre di aggressione contro Paesi confinanti. Gli embarghi e le sanzioni economiche di vario genere dovrebbero essere sostituiti da politiche di cooperazione internazionale fondate sulla solidarietà. Per raggiungere questi traguardi è indispensabile riformare l’Organizzazione delle Nazioni Unite, dotandola di rapidi ed efficaci strumenti di intervento per tutelare i diritti umani nel mondo. Siamo all’inizio di un anno che sarà forse più caotico di quello che si è chiuso, e pertanto, vogliamo solo ribadire che ciò di cui abbiamo bisogno per comprendere i confusi eventi dei nostri tempi, è il senso cristiano della storia.
Nulla sfugge al governo della Divina Provvidenza, che tutto ordina al bene, e con il suo aiuto, il giusto trova sempre nell’oscurità la sua strada. Evidentemente in un Occidente sempre più secolarizzato ed indifferente alle ingiustizie, sensibile solo a nuovi “diritti” bislacchi e non a quelli dettati dal buon senso, non fanno problema abusi e violenze commessi, calpestando le leggi e la fede. Ad esso varrebbe la pena ricordare quanto scritto nella Sacra Scrittura: «Ricordati della mia sorte che sarà anche la tua: “Ieri a me ed oggi a te”» (Sir 38, 22).