L’Istruzione vaticana della Congregazione per il clero sulla riconversione delle parrocchie, approvata da papa Francesco il 27 giugno scorso evidenzia l’urgenza del rinnovamento dell’istituzione parrocchiale e presenta un modo di applicare la normativa canonica. Il testo pubblicato alla fine di luglio è online in sette lingue, cosa di per sé non ovvia, a testimonianza dell’importanza del documento stesso. L’istruzione ha suscitato immediate reazioni da molti rappresentanti della chiesa cattolica tedesca, sia chierici che laici, che vi vedono nel testo un passo indietro rispetto alla realtà di molte parrocchie tedesche.
La recente Conferenza episcopale tedesca (DKB, Fulda, 22-24 settembre) ha sottolineato il pieno accordo con la descrizione del problema che riguarda le parrocchie ma “nella profonda analisi del problema e poi soprattutto nella ricerca delle soluzioni si mostrano in parte differenze di rilievo” (vescovo Dr. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca). Entriamo nel testo per coglierne lo spirito e le novità, portando alcune riflessioni di teologi che aiutano a comprendere la posizione della Conferenza episcopale tedesca.
Quali sono le novità dell’Istruzione
– I Laici possono presiedere alcuni sacramenti: assistere ai matrimoni, celebrare battesimi ed esequie, celebrare la liturgia della Parola.
– Si sollecita il raccordo fra più comunità, il coordinamento di lavoro pastorale che esca dalla dimensione strettamente parrocchiale.
– Viene ribadito che le parrocchie non sono aziende, che non vanno gestite come aziende perché che non sono società a scopo di lucro.
– Quindi che le offerte non sono tariffe da esigere, certamente i fedeli devono essere sensibilizzati circa il bisogno di fare offerte, ma queste sono libere.
– Anche nella terminologia l’istruzione esorta a evitare espressioni di tipi aziendale, fuorvianti, perché non corrispondenti alla natura e alla vocazione evangelizzatrice della parrocchia.
Non si tratta di novità in senso stretto ma di una certificazione, una attestazione di quello che il diritto canonico già prevede.
Il cuore della desiderata conversione pastorale
Leggendo il testo salta agli occhi che gli undici capitoli costituiscono due parti, distinte per stile e intenti: la prima, fino al VI capitolo compreso, è una ecclesiologia della parrocchia con ampie citazioni da papa Francesco e dal Concilio Vaticano Secondo. Vi si esprime il bisogno di rinnovamento di un’istituzione, la parrocchia, che, come la conosciamo noi ancora oggi, ha le sue radici nel Concilio di Trento, nel XVI secolo. Questo rinnovamento è reso urgente dalle mutate condizioni di vita della società, dove la mobilità ha preso il sopravvento sulla della stanzialità. Si veda il capitolo II La parrocchia nel contesto contemporaneo, dove si parla di “accresciuta mobilità” e di “cultura digitale (che) ha modificato (…) la comprensione dello spazio, nonché il linguaggio e i comportamenti delle persone”. È una sintesi realistica e franca dei cambiamenti della società. Il compito della parrocchia, l’evangelizzazione, va interpretato alla luce dei forti mutamenti sociali e l’Istruzione lascia aperte le strade per una riconversione libera, creativa di forme nuove sempre avendo come baricentro il ruolo missionario della parrocchia. Una parrocchia che “permetta di riscoprire la vocazione di ogni battezzato a essere discepolo di Gesù e missionario del Vangelo” (punto11). Al punto 28 si legge “emerge la peculiarità dei vari carismi dei diaconi, dei consacrati e dei laici” e ancora al punto 38 “la Chiesa non si identifica con la sola gerarchia, ma si costituisce come Popolo di Dio”.
Si veda poi nel testo l’esempio del santuario, come ispiratore dello spirito della parrocchia da rinnovare (punto 30). Qui l’Istruzione cita l’Esortazione Apostolica post sinodale di papa Francesco del 2019, dove si dice che lo stile spirituale ed ecclesiale dei santuari non deve essere estraneo alla parrocchia, dai santuari si impara la missione evangelizzatrice di ogni battezzato, la chiamata a tradurre la carità nei luoghi in cui si vive. I santuari sono infatti veri “avamposti missionari” di accoglienza, di preghiera, silenzio, e attenzione ai poveri. Fin qui in sintesi coi punti salienti la prima parte del documento dal capitolo I al VI o se si vuole dal punto 1 al 41.
Il valore operativo dell’Istruzione – parte seconda
La seconda parte invece presenta la struttura organizzativa territoriale della comunità alla luce della sua articolazione giuridica con ampi riferimenti al Codice di diritto canonico. Si parla di parrocchia e di altre ripartizioni interne alla diocesi: unità pastorale, zona pastorale, vicariato foraneo, poi dell’affidamento della cura pastorale, con disegnati il ruolo del parroco, dei diaconi e dei laici, nonché dell’organizzazione di organismi come il Consiglio parrocchiale per gli affari economici e il Consiglio pastorale. Viene ribadita la centralità del parroco, come unico responsabile della parrocchia. Al quale possono subentrare, in casi eccezionali e non per ricoprire tutti i suoi compiti, i diaconi e i laici. Con riferimento al Canone 517 §2 del Codice di diritto canonico cui l’Istruzione rimanda si legge: “Nel caso che il Vescovo diocesano, a motivo della scarsità di sacerdoti, abbia giudicato di dover affidare a un diacono o a una persona non insignita del carattere sacerdotale o ad una comunità di persone una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia, costituisca un sacerdote, il quale con la potestà di parroco, sia il moderatore (che ne diriga l’attività e ne risponda davanti al Vescovo) della cura pastorale”. Il testo dell’Istruzione sottolinea al Punto 88 che questa partecipazione è coordinata e guidata da un presbiterio con legittime facoltà costituito come moderatore al quale competono la potestà e le funzioni del parroco. Quindi si tratta di una forma straordinaria di affidamento della cura pastorale. E ancora, al punto 89, la Congregazione cita se stessa con una istruzione del 1997 dicendo che questo ricorso non deve essere fatto per “ragioni di comodità e per un’equivoca promozione del laicato”. Dirigere, coordinare, moderare, governare la parrocchia compete solo a un sacerdote. Per diversi osservatori, il forte impianto normativo frena l’afflato di rinnovamento, il teologo pastorale viennese Paul Zulehner ha detto: ”Quanto poco un documento di Roma citi le fonti bibliche” (Katholisch.de). Per il teologo Andrea Grillo (docente all’Ateneo Pontificio Sant’Anselmo di Roma e di Liturgia all’Abbazia Santa Giustina a Padova) il documento presenta problemi strutturali, uno squilibrio fra la prima e la seconda parte, dove lo slancio per riconversione si chiude su se stesso. “Abbiamo una grande teologia del ministero, del matrimonio, della Chiesa e della missione che non sa tradursi in una normativa che corrisponda al respiro teologico”, secondo il teologo Andrea Grillo (Una teologia senza gambe e un diritto senza testa, sulla rivista online Munera), la conseguenza è una normativa che si mette al sicuro applicando rigorosamente il codice. L’istruzione parla alla Chiesa di cinque continenti, dove le realtà delle parrocchie e della pastorale sono diverse. Su questo punto è quello dove si inserisce la critica della Chiesa tedesca che vede nell’istruzione un documento che è arretrato rispetto alla realtà delle parrocchie in Germania e che con il documento vedono il pericolo di dover fare un passo indietro.
La realtà delle parrocchie tedesche
Il vescovo di Magonza, Peter Kohlgraf, è stato uno dei primi a reagire con preoccupazione contro l’istruzione. “Se le persone impegnate vengono guardate con sospetto e valutate dall’alto in basso, presto ne avranno abbastanza” (Katholisch.de). Seguendo l’Istruzione vaticana i parroci rischiano di essere oberati dal lavoro amministrativo e burocratico. Anche il vescovo di Osnabrück, Franz-Josef Bode ritiene che con questo documento sarà sempre più difficile trovare persone che si impegnino nella pastorale. Esso rappresenta un freno alla motivazione e alla considerazione dei laici. (Katholisch.de). Fra chi saluta il documento vaticano e la centralità del ministero del parroco c’è il cardinale di Colonia Colonia, Rainer Maria Woelki: „L’idoneità a dirigere una parrocchia, i presbiteri non se la arrogano da sé, ma perché con la loro consacrazione sono divenuti simili a Cristo e autorizzati ad agire nella persona centrale di Cristo” (Katholisch.de). Non è una questione di stima o di poca considerazione dei laici, ha aggiunto, ma sacerdozio consacrato è a servizio della crescita e all’unione del popolo di Dio. Il punto è che in Germania esistono di fatto molte realtà parrocchiali in cui la direzione delle parrocchie è affidata in parte a laici. Fra le 27 diocesi tedesche 12 hanno implementato modelli o li stanno pianificando di partecipazione dei laici alla direzione della parrocchia. Questi modelli hanno come sostrato giuridico una interpretazione più ampia del canone 517 del Codice di diritto canonico e uno scritto del 2015 Gemeinsam Kirche sein che “su fondata base teologica si esprime per una nuova cultura dell’essere assieme fra presbiteri e laici nei compiti di gestione della chiesa e della pastorale” (DBK, 22-24 settembre).
Difatti negli ultimi anni sono sorti diversi esempi, per esempio quello della diocesi di Rottemburg-Stuttgart dove le parrocchie sono dirette dal parroco insieme al Consiglio pastorale. Nell’arcidiocesi di München-Freising si trovano Leitungsteam (un team dirigente) di persone a tempo pieno e di volontari che gestiscono la parrocchia senza che ci sia un prete che abbia la responsabilità finale. Thomas Sternberg, presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi ha detto che l’istruzione è superata dalla realtà in Germania, perché laici eseguono compiti e hanno funzioni che l’istruzione non vede. Per esempio i consigli pastorali non sono organi consultivi ma hanno poteri decisionali. (Bistumpresse.de). Invitati dal cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, i vescovi tedeschi a Roma discuteranno dell’Istruzione vaticana alla luce della realtà delle parrocchie tedesche.