Il dono messianico per eccellenza è la pace. È il dono di Natale, è il dono di Gesù Bambino, del Verbo fatto carne. È il dono di Dio agli uomini che egli ama, come annunciano gli angeli ai pastori: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lc 2,14). Chi sono questi uomini che egli ama? Siamo noi, tutti noi, ciascuno di noi. Per mezzo di Gesù, Dio Creatore e Padre, ci ridona la pace perduta a causa del peccato originale, quella pace che i nostri progenitori hanno perso nel momento della disubbidienza. Hanno perso la pace con Dio, hanno perso la pace fra loro, hanno perso la pace con il creato. Ma Dio non può rinnegare se stesso, resta fedele al suo piano d’amore e di pace nei confronti della sua creatura.
Dopo le varie vicissitudini e i numerosi tentativi di riportare l’umanità alla pace, ha posto un gesto definitivo: ha inviato suo Figlio, l’Unigenito, il Verbo che era al principio, per mezzo del quale tutto è stato fatto. Concepito per opera dello Spirito Santo, nato da Donna, nella città di Davide, promesso dai profeti, la Parola di Dio si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi: l’Emmanuele, Dio con noi, Gesù, il Salvatore, il Principe della Pace.
L’annuncio di pace a Betlemme riecheggia poi nelle stesse parole di Gesù, durante la sua missione: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14,27). La pace di Gesù è diversa da quella del mondo, che intende la pace come uno stare tranquilli, senza problemi, adagiati nelle proprie sicurezze, neppure l’assenza di guerre è segno della vera pace. Infatti, facilmente preghiamo per la pace nei luoghi di guerra, ma la pace inizia da ciascuno di noi, si estende alla famiglia, agli amici, ai vicini di casa, ai colleghi di lavoro, e riguarda tutti, a cominciare dai responsabili dei Paesi. Solo così un giorno potrebbero non esserci più guerre neppure tra i popoli e la pace messianica, quella che Gesù ci dona, si realizzerà nella sua pienezza in tutta la creazione, fino al punto che “il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso (Is 11,8).
E da Risorto, Gesù augura la pace agli apostoli riuniti nel Cenacolo. Per ben due volte in un’unica apparizione dice: “Pace a voi!” (Gv 20,19). Non possiamo dunque non tener conto nella nostra vita di quanto sia importante, anzi fondamentale, la pace: pace con Dio, pace nel nostro cuore, pace con tutti. Si tratta di una pace profonda e interiore, che si irradia, una pace che non si lascia scalfire da niente, ma si lascia interpellare per diffonderla e operarla in tutti gli ambienti.
Il mio augurio per l’anno 2022 lo esprimo con le parole conclusive del messaggio di Papa Francesco per la giornata mondiale della pace, celebrata il 1° gennaio:
“siano sempre più numerosi coloro che, senza far rumore, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno artigiani di pace. E che sempre li preceda e li accompagni la benedizione del Dio della pace!”.
Buon Anno!