Incontro dei presidenti dei Consigli pastorali – Bisogno di maggior conoscenza
Sono al primo mandato da presidente del Consiglio pastorale di Fellbach e alle prime esperienze qui in Germania, sono qui solo da cinque anni. Ma l’esperienza fatta con l’incontro in videoconferenza il 14 gennaio scorso è stata molto interessante e produttiva ai fini di poter lavorare meglio nella nostra comunità. Infatti, a causa di una scarsa informazione, non sapevo nemmeno che esistessero tante cose in Germania, per esempio i meeting dei giovani e altre iniziative che aiutano a far crescere la comunità nel cammino pastorale. A questo incontro, eravamo 42, 43 partecipanti, tutti molto interessati alle varie problematiche delle comunità ma anche preoccupati.
Tra i vari interventi sono emerse situazioni simili a ciascuna comunità. Ci sono per esempio comunità formate da 5.000 connazionali ma quelli che frequentano la chiesa sono sempre 30 – 40, fatta eccezione per le liturgie funebri o per quelle festive. Alcune comunità si sentono lasciate sole perché il sacerdote a causa degli impegni con più comunità non può essere sempre presente e questo comporta un rischio di disaffezione dei fedeli. Inoltre ci si lamenta che i ragazzi italiani partecipino al catechismo delle comunità tedesche e che non si riesca più a formare gruppi per il catechismo in lingua Italiana per poter preparare i ragazzi alla prima comunione o alla cresima. E ancora, che molte liturgie che prima venivano fatte nella comunità, ora non si fanno più.
Iniziative in periodo di pandemia
I dati forniti dai presidenti dei consigli pastorali durante la videoconferenza, fatta eccezione di poche comunità, indicano la poca partecipazione dei fedeli alle liturgie quotidiane. Peggio ancora adesso in pandemia perché la presenza degli anziani, che sono la maggior parte dei fedeli presenti quotidianamente, è calata drasticamente. I consigli pastorali in questo periodo di pandemia non si sono persi d’animo e hanno intrapreso diverse iniziative per riuscire a stare il più vicino possibile ai fedeli, ne cito alcune:
– La trasmissione della messa in video conferenza con diretta su facebook o registrata e poi caricata su youtube.
– Via crucis online durante la quaresima 2020.
– Lettera aperta a tutti i connazionali Italiani in particolare alle persone anziane che si trovano sole e in uno stato di abbandono.
– Nella mia comunità abbiamo organizzato un numero di telefono, il Numero Amico, per chiunque avesse bisogno, non solo di supporto spirituale o di ricevere la comunione a casa, ma anche di un aiuto nel quotidiano: fare la spesa, andare farmacia, addirittura accompagnarli per visite mediche.
Si è cercato di individuare il problema vero e di proporre eventuali soluzioni.
Come far fronte alla poca partecipazione e non solo in tempo di pandemia? C’era chi proponeva di andare a trovare i fedeli nei bar, chi invece di organizzare feste cercando di coinvolgere più persone possibili, chi addirittura voleva sacerdoti italiani perché, a detta loro, meglio comprendono la comunità… quando invece tutti dobbiamo essere grati che le nostre comunità abbiano dei sacerdoti. Durante l’incontro in videoconferenza che è durato due ore e mezza, non si sono potuti affrontare tutti gli argomenti o dare la parola a tutti. Ma i problemi fanno capo secondo me a un solo tema: la formazione dei laici. Questo tema è stato messo in evidenza da Teresa Sepe, rappresentante dei laici volontari nel consiglio di Delegazione, nella sua relazione iniziale.
La formazione dei laici nelle comunità
Quando io vivevo nella mia comunità in Italia si facevano attività ricreative ma nello stesso tempo anche formative, non solo preparando periodicamente i catechisti e formandone sempre di nuovi, nelle quali il sacerdote ci arricchiva del suo sapere. Aveva organizzato una volta ogni due settimane la scuola biblica dove chi voleva poteva farne parte. In breve tempo la gente si era talmente interessata che il numero dei partecipanti era cresciuto ed erano sempre presenti, anche in tutte le liturgie della chiesa. Lui aveva intrapreso la via di formare noi, per poter dare delle risposte alla nostra comunità. Ecco così ho risposto a tutti i presidenti che erano presenti nella video conferenza e che avevano indicato le problematiche di non riuscire a attirare e portare le persone in chiesa dicendo solo che il problema sta nella nostra formazione sulla conoscenza della Parola di Dio.
Arricchire la nostra conoscenza della parola di Dio
Dovremmo arricchire la nostra conoscenza per poter vedere la chiesa con occhi diversi occhi che ci devono far riconoscere le diverse situazioni e soprattutto le esigenze delle persone bisognose. Occhi che ci facciano comportare da veri cristiani verso il prossimo. Occhi che trasmettano la devozione per la chiesa e nel Signore. Dovremmo cercare magari tutti insieme, dopo aver buttato alle spalle la pandemia, di creare un gruppo di formazione per noi laici dove poter dare le giuste risposte, non solo organizzando feste, ma cercando risposte cristiane che attirino sempre di più alla parola del Signore.
Specialmente in questo momento è l’unica via d’uscita e l’unica via maestra per poter vivere una vita migliore con noi e soprattutto con il prossimo.
Questo lo dobbiamo non solo alla chiesa ma anche alle nostre famiglie, ai nostri figli e a tutte le persone che ci circondano perché da noi passano le future generazioni.