Discorso di papa Francesco in occasione del Convegno “Gli italiani in Europa e la missione cristiana“
Pubblichiamo un estratto del discorso che papa Francesco ha tenuto davanti ai centocinquanta rappresentanti delle comunità cattoliche italiane in tutta Europa, sacerdoti, religiose e religiosi, laici e laiche che hanno partecipato al Convegno Europeo promosso dalla Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, lo scorso novembre a Roma. Sono parole per tutti i cristiani che vivono in Germania. Per la versione completa si vada a: www.delegazione-mci.de
Cari fratelli e sorelle,
Il tema che guida i lavori del vostro incontro è “Gli italiani in Europa e la missione cristiana”. Vedo in questo, da una parte, la sollecitudine pastorale che spinge sempre a conoscere la realtà, in questo caso la mobilità italiana; e, dall’altra, il desiderio missionario che questa possa essere fermento, lievito di nuova evangelizzazione in Europa. In questo quadro, vorrei condividere tre riflessioni che spero possano aiutarvi nel presente e nel futuro.
La prima riguarda la mobilità, la migrazione. Spesso vediamo i migranti solo come “altri” da noi, come estranei. In realtà, anche leggendo i dati del fenomeno, scopriamo che i migranti sono una parte rilevante del “noi”, oltre che, nel caso degli emigranti italiani, delle persone a noi prossime: le nostre famiglie, i nostri giovani studenti, laureati, disoccupati, i nostri imprenditori. La migrazione italiana rivela – come scriveva il grande Vescovo Geremia Bonomelli, fondatore dell’Opera di assistenza degli emigranti in Europa e in Medio Oriente – un’“Italia figlia”, in cammino in Europa, soprattutto, e nel mondo. (…)
La seconda riflessione interessa l’Europa. La lettura dell’emigrazione italiana nel Continente europeo ci deve rendere sempre più consapevoli che l’Europa è una casa comune. Anche la Chiesa in Europa non può non considerare i milioni di emigranti italiani e di altri Paesi che stanno rinnovando il volto delle città, dei Paesi. E, allo stesso tempo, stanno alimentando „il sogno di un’Europa unita, capace di riconoscere radici comuni e di gioire per la diversità che la abita“ (Enc. Fratelli tutti, 10). È un bel mosaico, che non va sfregiato o corrotto con i pregiudizi o con quell’odio velato di perbenismo. L’Europa è chiamata a rivitalizzare nell’oggi la sua vocazione alla solidarietà nella sussidiarietà.
La terza riflessione riguarda la testimonianza di fede delle comunità di emigrati italiani in Paesi europei. Grazie alla loro radicata religiosità popolare hanno comunicato la gioia del Vangelo, hanno reso visibile la bellezza di essere comunità aperte e accoglienti, hanno condiviso i percorsi delle comunità cristiane locali. Uno stile di comunione e di missione ha caratterizzato la loro storia, e spero che potrà disegnare anche il loro futuro. Si tratta di un bellissimo filo che ci lega alla memoria delle nostre famiglie. Come non pensare ai nostri nonni emigrati e alla loro capacità di essere generativi anche sul piano della vita cristiana? (…)
Accogliere, accompagnare, promuovere e integrare. Lo stesso si può dire anche per l’Europa. Gli emigranti sono una benedizione anche per e nelle nostre Chiese in Europa. Se integrati, possono aiutare a far respirare l’aria di una diversità che rigenera l’unità; possono alimentare il volto della cattolicità; possono testimoniare l’apostolicità della Chiesa; possono generare storie di santità. Non dimentichiamo, ad esempio, che Santa Francesca Saverio Cabrini, suora lombarda emigrante tra gli emigranti, è stata la prima santa cittadina degli Stati Uniti d’America. Nello stesso tempo, le migrazioni hanno accompagnato e possono sostenere, con l’incontro, la relazione e l’amicizia, il cammino ecumenico nei diversi Paesi europei dove i fedeli appartengono in maggioranza a comunità riformate o ortodosse.
In questo senso, constato con piacere che il percorso sinodale delle Chiese in Italia, anche grazie al lavoro pastorale della Fondazione Migrantes, si propone di considerare le persone migranti come una risorsa importante per il rinnovamento e la missione delle Chiese in Europa. Soprattutto il mondo giovanile in emigrazione, spesso disorientato e solo, dovrà vedere una Chiesa con i suoi Pastori attenta, che cammina con loro e tra loro. (…)
Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per quello che fate. Vi incoraggio a proseguire nel vostro impegno e a pensare con creatività a una missione che guardi al futuro delle nostre comunità, perché siano sempre più radicate nel Vangelo, fraterne e accoglienti. Vi benedico e vi accompagno. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!