La Missione Cattolica Italiana di Pforzheim compie 60 anni
In questo delicato periodo dove tutto sembra incerto e le speranze non trovano loco, l’esempio più eclatante arriva da Padre Arcangelo Biondo, della Missione cattolica italiana di Pforzheim. Incita a non arrendersi e a trovare il tempo di tenere la mente impegnata, come ha fatto lui, in occasione dei sessant’anni della Missione, rispolverando documenti storici e con l’aiuto della veterana segretaria della Missione Tina Marsella. Grati e rispettosi del suo gesto riportiamo quanto hanno ricercato
Un po’ di storia
La missione di Pforzheim è sorta ufficialmente nel 1960 (fonti: Gero Lombardo, i primi italiani arrivati dal Meridione per la ricostruzione della città, e qualche lettera). Attualmente sono 35 i paesi che vengono coperti dalla missione. La missione si estende da Pforzheim a Bretten fino ad Eppingen ed è in cantiere l’apertura di una nostra presenza guanelliana anche nella città di Bruchsal, a circa un’ora di macchina da Pforzheim. Attualmente noi guanelliani celebriamo la santa messa in queste città: Pforzheim, Bretten, Eppingen, Wilferdingen. Questa nostra missione (vera parrocchia “cum cura animarum” dal 1° dicembre 1991 grazie a don Santi Mangiaratti) è stata voluta e istituita per volere esplicito di Mons. Theo Uhlrich e dal Decano Walter Geiger. Dal 1961 fino al 1968 i cattolici italiani venivano assistiti da don Antonio Ligabue, proveniente dalla diocesi di Lodi, assegnato al decanato di Karlsruhe a cui apparteneva Pforzheim. Dal 1968 al 1986 la missione fu guidata da don Francesco Giurisato, proveniente dalla Diocesi di Savona. Dal 1988 al 1986 prese la guida Padre Aldo Oresti, francescano-cappuccino. Dal 1991 fino al 2013 assunse la guida e il servizio pastorale il salesiano don Santi Mangiaratti proveniente da Catania. Il primo novembre 1970 la Diocesi di Freiburg istituì la Missione Cattolica Italiana e l’affidò a don Francesco Giurisato (fonte: i libri-registri dei sacramenti dal 1970 in poi).
Il passato recente
Nel luglio 2013 grazie alla mediazione, preparazione del laico guanelliano Gero Lombardo, narese, arrivarono a Pforzheim i guanelliani: padre Wieslaw Baniak, polacco con il ruolo di capo missione e padre Maria Arokiadoss Antonyraj, indiano, come vicario. Il generoso Gero Lombardo aveva preparato l’abitazione ammobiliata in Josephhaus – Lindenstrasse, 26 e il 14 gennaio del 2014 i due missionari iniziavano ufficialmente la guida pastorale della comunità italiana. Nel 2017, Padre Wieslaw, per motivi pastorali, rientrò in Polonia e venne sostituito dal sottoscritto Padre Arcangelo Biondo, terrasinese, proveniente dalla parrocchia Santissimo Salvatore di Messina, e coadiuvato dal luglio 2020 dal vicario Padre Desmond Ifesinachi Uche, proveniente dalla Nigeria. Primo scopo della presenza guanelliana è il servizio alle famiglie italiane emigrate in questi territori assegnatici è diffondere il carisma guanelliano con segni caritativi.
La ricostruzione della città
La storia dell’immigrazione italiana a Pforzheim, è interessante. La città il 23 febbraio 1945 venne rasa al suolo dai bombardamenti dalla Royal-Force britannica durante i quali morirono 23.000 abitanti tra i quali anche 80 ignoti italiani prigionieri di guerra.
Pforzheim cominciò ad attirare forza lavoro per la ricostruzione della città e per questo motivo molti italiani, la maggior parte dal Sud si trasferirono in Germania, lavorando duramente in condizioni disagevoli e contribuendo in modo decisivo alla ripresa economica della città.
I pforzheimerini
La Missione cattolica italiana in questi 60 anni è stata, e continua ad essere, un punto importante di riferimento, aiutando i nostri connazionali ad integrarsi nella cultura tedesca, nel tenere accesa la fede cattolica anche in zone protestanti. È stata anche un luogo di ritrovo per coltivare relazioni di amicizia, di ascolto reciproco, di mutua solidarietà. Tutto questo è servito a tenere viva la lingua italiana e soprattutto a dare coraggio agli italiani lontani dal paese natio.
Adesso siamo alla terza generazione di italo – tedeschi meglio detti “pforzheimerini” di adozione, in quanto molti di loro sono diventati cittadini tedeschi o con doppia nazionalità. Nel Baden-Württemberg, uno dei sedici Länder della Germania, al 31 dicembre 2019 vivono ben 184.555 italiani. La città di Pforzheim attualmente è composta per il 27% da cittadini con background di migrazione.
La città è cosmopolita, la più popolosa del Baden-Württemberg, dopo i cittadini turchi, noi italiani siamo i secondi, seguiti dai rumeni, croati, polacchi…etc. A Pforzheim e nel suo hinterland vivono molti siciliani provenienti da Naro, da Canicattì, da Palma di Montechiaro, da San Biagio Platani, oltre a numerosi pugliesi, calabresi, napoletani.
La collaborazione di tanti
Ringrazio la Divina Provvidenza di essere testimone per questi sessant’anni. C’è chi ha seminato e c’è chi raccoglie, ma solo il Signore sa il bene che cosa si è fatto, attraverso tanti umili laici, catechisti, segretarie, volontari, assistenti sociali, coraggiosi sacerdoti e amici tedeschi che ci hanno accompagnato e ci accompagnano ancora oggi.
Cambio di chiesa
A causa del coronavirus, nel mese di marzo 2020 abbiamo dovuto cambiare il luogo del culto, siamo passati dalla “Barfüsserkirche” (ex convento francescano del 1260) alla Chiesa di Sant’ Antoniuskirche, sita in via Maximilianstrasse 95, sempre a Pforzheim. Nella Barfüsserkirche, soprannominata la chiesa degli italiani a Pforzheim, siamo stati per più di 50 anni. Molta storia di Pforzheim è passata per questa chiesa locale.
Le sfide di oggi
Con il 2021 iniziamo, un nuovo decennio, ci sono sfide che intralciano la nuova evangelizzazione e che bisogna superare.
Il clero deve acquisire più credibilità, soprattutto dopo gli scandali sulla pedofilia, quindi occorre maggiore coerenza di vita, più sobrietà, maggiore ascolto degli ultimi. Pforzheim infatti è una città multietnica e con tante presenze religiose. C’è bisogno di catechisti ed educatori ben formati e specialmente di sacerdoti innamorati della Santissima Eucarestia.
La crisi del coronavirus ci sfida a rimboccarci le maniche e ad invocare con fede lo Spirito Santo per una rinnovata Pentecoste, discernere i segni dei tempi ed evangelizzare testimoniando il vangelo di Gesù risorto che rende la vita buona, bella e beata.