La Pasqua è la morte della morte, infatti il Cristianesimo è la più grande religione della risurrezione perché non si rassegna alla morte, perché cerca la risurrezione di tutto ciò che veramente è.
E gli Angeli di Dio, che hanno assistito gli uomini durante la loro vita sulla terra, hanno ancora un compito importante da svolgere, al momento della loro morte, per traghettarli verso la Patria del Cielo. È assai interessante notare come la Tradizione biblica e la tradizione filosofica greca si armonizzino sulla funzione degli Spiriti “psicagoghi”, cioè degli Angeli che hanno il compito di accompagnare l’anima all’ultimo destino.
I rabbini ebrei insegnavano che possono essere introdotti in cielo soltanto quelli la cui anima è portata dagli Angeli. Nella Parabola famosa del povero Lazzaro e del ricco Epulone, è lo stesso Gesù che attribuisce agli Angeli questa funzione. “Il mendicante morì e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo” (Lc. 16,22). Nella lettura apocalittica giudaico-cristiana dei primi secoli si parla di tre angeli “psycopomnes”, – che coprono il corpo di Adamo (cioè dell’uomo) “con lini preziosi e lo ungono con olio fragrante, poi lo mettono in una grotta rocciosa, dentro una fossa scavata e costruita per lui. Ivi resterà fino alla resurrezione finale”. Allora comparirà Abbatan, l’Angelo della morte, per avviare gli uomini in questo viaggio verso il giudizio; in gruppi diversi secondo le loro virtù, sempre guidati dagli Angeli. È assai frequente tra i primi scrittori cristiani e tra i Padri della Chiesa, l’immagine degli Angeli che assistono l’anima al momento della morte e l’accompagnano in Paradiso. La più antica e chiara indicazione di questo compito angelico, si trova negli Atti della Passione di Santa Perpetua e compagni, scritta nel 203, quando Satiro narra di una visione avuta in carcere: “Noi avevamo lasciato la nostra carne, quando quattro Angeli, senza toccarci, ci portarono nella direzione dell’Oriente. Noi non eravamo caricati nella posizione abituale, ma ci sembrava dì salire un pendio molto dolce”. Tertulliano nel “De Anima” così scrive: “Quando, grazie alla virtù della morte, l’anima viene estratta dal suo ammasso di carne e balza fuori dal velo del corpo verso la pura, semplice e serena luce, esulta e trasale nello scorgere il viso del suo Angelo, che si prepara ad accompagnarla alla sua dimora”. San Giovanni Crisostomo, con la sua proverbiale arguzia, commentando la Parabola del povero Lazzaro, dice: “Se abbiamo bisogno di una guida, quando passiamo da una città ad un’altra, quanto più l’anima che rompe i legami della carne e passa alla vita futura, avrà bisogno di qualcuno che le indichi la via”. Nelle preghiere per i morti è consueto invocare l’assistenza dell’Angelo. Nella “Vita di Macrina”, Gregorio Nisseno pone, sulle labbra della sorella morente, questa meravigliosa preghiera: “Mandami l’Angelo della luce perché mi guidi verso il luogo del refrigerio, ove si trova l’acqua del riposo, nel seno dei Patriarchi”.
Le Costituzioni Apostoliche hanno quest’altra preghiere per i morti: “Volgi gli occhi al tuo servo. Perdonagli se ha peccato e rendigli gli Angeli propizi”. Nella storia delle comunità religiose fondate da San Pacomio si legge che, quando una persona giusta e pia muore, si portano presso di lui quattro Angeli, quindi il corteo si eleva con l’anima attraverso l’aria, dirigendosi verso Oriente, due Angeli trasportano, in un lenzuolo, l’anima del defunto, mentre un terzo Angelo canta inni in una lingua sconosciuta. San Gregorio Magno annota nei suoi Dialoghi: “Bisogna sapere che gli Spiriti beati cantano dolcemente le lodi di Dio, quando le anime degli eletti partono da questo mondo affinché, occupate ad intendere questa armonia celeste, esse non sentano la separazione dai loro corpi”. Ecco quindi la Pasqua del Cristiano.