Uno dei mezzi con cui il Papa guida la chiesa è il sinodo dei vescovi. Non è un parlamento permanente ma ogni tre anni riunisce una congrua rappresentanza dei vescovi di tutto il mondo per una consultazione sui temi che ritiene opportuno. L’ultimo sinodo è stato sulla famiglia che il Papa ha concluso col documento “Amoris laetitia”. Il sinodo dei vescovi ha solo potere consultivo non legislativo: l’unico legislatore della chiesa universale è il Papa. Questa volta il Papa ha riunito 267 tra vescovi e laici per consultarli sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Tra i partecipanti ci sono anche 34 giovani dai diciotto ai trentanove anni, ovviamente senza diritto di voto perché non vescovi. Il tema è impegnativo. I giovani ha detto il Papa, sono una sfida per la chiesa, sicuramente la loro evangelizzazione è il primo degli impegni. La qualità di una società si misura dall’investimento che fa sulla educazione e l’oggetto principale dell’educazione sono i giovani. La chiesa poi ha lo specifico di educare alla fede attraverso l’annuncio della Parola di Dio. “Come crederanno se non c’è chi annuncia?” dice San Paolo. Il primo problema sarà vedere che fine ha fatto quella educazione che sarebbe dovuta derivare da anni di catechismo a cui l’ottanta per cento dei ragazzi italiani hanno partecipato per la Prima comunione e, anche se in numero minore, ma certamente non pochi, a quello della Cresima. La fede è dialogo con Dio e con Dio si dialoga della vita non delle nuvole per cui da questo dialogo deriva l’orientamento del proprio futuro, con Dio ogni uomo deve decidere cosa farà da grande. Tra le cose da fare c’è anche la possibilità di seguire completamente Gesù mettendosi a servizio della fede dei fratelli. Il Sinodo si pone il problema delle vocazioni sacerdotali e religiose di cui finalmente si parla e si tratta, ma c’è da precisare che non è tanto quello della mancanza di manodopera nella chiesa, quanto la diminuzione di giovani che intendono seguire Cristo e fare di Lui l’unico riferimento della propria vita. La chiesa deve trovare il modo di evangelizzare la vocazione alla sequela, che i giovani non sognano, ma devono ricevere attraverso una proposta formale della chiesa che annuncia la parola, che, se scende su terreno adatto, germoglierà. A questo livello la chiesa si presenta veramente povera, i suoi seminari e i noviziati sono vuoti per cui non c’è tempo da perdere, non ci resta che metter mano all’aratro evangelico: “pregare il Padrone della messe che mandi operai nella sua messe” e annunciare formalmente, proporre la sequela di Cristo come possibile realizzazione della vita; che seguire Cristo a tempo pieno entri finalmente nei possibili progetti del futuro dei giovani. Qual è il modo migliore per far questo? È l’interrogativo di questo sinodo. La chiesa sta pregando perché lo Spirito Santo illumini i suoi rappresentanti convocati e con il Papa individuino le strade più adatte per l’evangelizzazione della gioventù. Durante la prima settimana del sinodo dei giovani abbiamo appreso dalla stampa che i giovani vogliono soprattutto essere ascoltati perché, giustamente anche attraverso di loro il Signore parla alla sua chiesa. Allora, grazie per l’attenzione che gli si concede. I giovani desiderano che la chiesa gli racconti soprattutto Gesù Cristo, ovviamente che gli racconti non che gli insegni, perché di scuola ne hanno piene le tasche. Sono curiosi di sapere se vale la pena giocare la vita per Lui, se è possibile innamorarsi di Lui e scommettere su di Lui. Sapere che cosa succede ad un giovane o ad una ragazza che lascia tutto e va in un seminario o in un convento come è capitato a qualcuno che conosciamo e che ci ha sconvolto con la sua scelta. Alcuni dicevano che: “…. un gruppo di nostri amici sono partiti per il Tibet dove sono rimasti per alcune settimane a fare”, dicono loro, “una esperienza spirituale. Sono tornati entusiasti anche se non sono stati capaci di spiegarci cosa sia loro successo se non quello che hanno fatto con quei monaci, alcune cose normali, altre originali. Perché la chiesa non offre anche ai nostri giovani esperienze spirituali nei tanti monasteri che sono in Italia?”. Papa Francesco ci ripete che i giovani sono il futuro della chiesa e dell’umanità, che la chiesa li attende ma non si spera che li attenda perché ci sono i seminari e i conventi vuoti che riempirebbero volentieri per trovare un posto dove studiare in calma e serenità anziché vivere accatastati negli appartamenti a prezzi proibitivi nelle città universitarie. Ecco allora che bisogna parlare di Gesù Cristo perché lo si è conosciuto personalmente e che val la pena di fidarsi di Lui. I mali della chiesa non li scandalizzano più di tanto, vivono immersi dalla mattina alla sera tra omosessuali, pedofili, fedifraghi, ladri, mafiosi e ogni altro genere di malavita, figuriamoci se si lasciano impressionare dal fatto che anche qualche prete ha combinato guai. Si è capito che si detestano questo genere di cose, che vengono condannate anzi che non sono tollerate; quello che i giovani vogliono ascoltare sono le cose belle che hanno spinto i tanti a seguire Gesù Cristo; ed ecco che dicono: “raccontateci il Vostro Gesù Cristo, quello su cui avete scommesso la vita”. Comunque sarà per la delicatezza dei tanti temi trattati, sarà per la riverenza nei confronti dei Padri Sinodali, sarà anche per quel pizzico (o anche di più) di insicurezza che oggi frena le nuove generazioni. Ma la scossa dai 34 giovani uditori del Sinodo dopo due settimane non è giunta come si sperava e si era visto nei tempi di preparazione al sinodo. E allora è sceso in campo Papa Francesco per strigliarli, come un buon padre, e invitarli ad essere più protagonisti nell’assemblea sinodale. Perché il futuro della Chiesa passa anche attraverso le loro idee. Corina Fiore Mortola Rodríguez, uditrice messicana, insieme agli altri giovani si è ritrovata il Papa durante la “pausa caffè”, fin dalla prima Congregazione generale, durante la quale Francesco ha stretto la mano personalmente a tutti loro. “Siete venuti qui per dare uno scossone, datelo!”, le parole rivolte dal Papa ai giovani e riferite da Corina durante il briefing del 13 ottobre in sala stampa vaticana: “E se trovate qualcosa che non vi piace – ha ammonito Francesco – potete applaudire o non applaudire, ma se siete sicuri che quello che state ascoltando potrà aiutare i giovani, fatevi sentire!” Dal canto suo Francesco ripete, come un mantra, che è necessario un maggiore protagonismo dei giovani presenti e non. E all’inizio del Sinodo aveva ribadito con forza: «Fate voi la vostra strada. Siate giovani in cammino; che guardano orizzonti, non lo specchio. Sempre guardando avanti, in cammino, e non seduti sul divano. Tante volte mi viene da dire questo: un giovane, un ragazzo, una ragazza, che è sul divano, finisce in pensione a 24 anni. È brutto, questo!»