Chi segue le comunità italiane, che si raccolgono nei centri delle Missioni Cattoliche in Germania, si sorprende non poco nel vedere come soprattutto nel periodo pasquale è possibile assistere alla nascita e allo sviluppo di diverse rappresentazioni sacre, nelle quali si innestano tradizioni che provengono dalle regioni dell’Italia, i cui figli sono ivi emigrati, portando le loro tradizioni.
La Sacra Rappresentazione costituisce infatti, nella storia cristiana, un genere letterario dalle caratteristiche teatrali: esso narra dal vivo un fatto religioso, compiuto in maniera più articolata rispetto alla semplice lettura o declamazione di un testo biblico. La parola rappresentazione ha una origine nella filosofia classica, e indica l’atto con cui la coscienza religiosa del credente riproduce qualcosa di esterno ad essa (un avvenimento, una persona o un oggetto), oppure rende evidente all’esterno qualche cosa del suo interno (un sentimento, uno stato d’animo, un prodotto della fantasia…), esemplificandone i significati simbolici e traducendone le azioni in immagini o quadri plastici descrittivi.
Con riferimento alla cultura occidentale, si può iniziare a parlare di ‘sacra rappresentazione’ quando, durante la lettura di un testo religioso, compaiono due o più lettori dialoganti o con ruolo di narratore (come nella lettura della Passione di Gesù Cristo per la religione cattolica). Per cui, le caratteristiche che la distinguono da una normale lettura sono l’intento didascalico e il desiderio di immedesimazione nell’evento.
L’esempio più classico (che si è ripetuto ultimamente presso la Missione rappresentazioni erano costituite da scenografie multiple, dove apparivano di Essen ed a cui ha intensamente partecipato il sottoscritto) è la sacra rappresentazione della Passione di Cristo, tradotta in quadri plastici visivi, riprodotti dal vivo con i costumi d’epoca. Tale rappresentazione è stata inserita nella funzione liturgica del venerdì santo, e ha costituito una delle più sentite rappresentazioni sacre degli immigrati italiani in Westfalia. La rappresentazione – organizzata dal Missionario della sede di Essen (D. Artur Spallek ) e guidata per la parte liturgica dal missionario di Dortmund don Guido Lemma – ha coinvolto gli Italiani immigrati e tedeschi residenti insieme, che attratti da qualcosa di sacro e di quasi magico, sono stati conquistati dalle scene, vivendone una profonda immedesimazione spirituale.
Questo bisogno di rappresentare, per i fedeli che non conoscevano il latino dei testi sacri, è stato nel passato anche un imperativo morale per la Chiesa. Nel medioevo, le prime prove fatte all’interno delle chiese ben presto ebbero bisogno di spazio vitale, di un vero spazio scenico, capace di accogliere il movimento della massa, poiché le più importanti ‘sacre contemporaneamente le varie scene della vita di Cristo. Proprio così è stata la rappresentazione di Essen.
Inizialmente gli attori, in genere abitanti delle città in cui la rappresentazione si svolgeva, recitavano la loro parte immobili davanti al pubblico che si assiepava di fronte ai vari “quadri vi-venti”, ed era il pubblico che si muoveva da una scena all’altra in una specie di Via Crucis. In seguito la rappresentazione prese vita e conquistò il centro della scena.
A partire dall’Epifania, pur nel tran-tran del tempo di carnevale, si inizia ad adoperarsi per l’allestimento delle rappresentazioni sacre pasquali, le più coinvolgenti, in quanto si svolgeranno in ampi spazi all’aperto richiamando spettatori d’altre lingue e culture. Anche oggi le sacre rappresentazioni del Giovedì e Venerdì Santo fanno parte del calendario culturale e religioso di molte città tedesche. Sono allestimenti che appartengono ormai alla religiosità popolare dell’area di lingua e cultura tedesca e non si tratta di manifestazioni relegate nell’universo dell’immigrazione italiana. In queste recite collettive si è contemporaneamente attori e spettatori: rappresentazioni che si generano e sviluppano coinvolgendo il quartiere e la città, con la massima cura per i particolari, dai calzari alle corazze, dalle lance agli scudi, dalla mimica ai testi. Un teatro di strada che spande a piene mani fede religiosa e fiducia umana.
Si tratta di un misto di sacralità e di afflato teatrale che si diffonde tra gli spettatori che ne diventano coinvolti attori. La comunità, che ha preparato scene che rimandano al periodo storico della Passione, rivive il dramma della morte e sepoltura di Cristo, in attesa della sua risurrezione.
Così lo scorso Venerdì Santo, il pomeriggio del 14 aprile, a Essen, centinaia di fedeli anche si sono diretti negli spazi esterni e cittadini presso la Chiesa di St. Ignatius, dove si è celebrata la Passione di Cristo. La “Preghiera Universale” e l’Adorazione della Croce si sono svolte regolarmente, come conclusione liturgica opportuna, in Chiesa.
Gli attori protagonisti della classica rappresentazione (i vari personaggi descritti nel testo evangelico della Passione: gli Apostoli -Giuda compreso-, i Sacerdoti, i soldati, le Pie donne, i bambini con palme, Pilato, Caifa, il Centurione, Maria e Giovanni, la Veronica, Barraba, il Cireneo e tutti i ‘Figuranti’ nessuno escluso), si sono mossi tra una folla che si riconosce nel Cristo o negli apostoli, nelle pie donne o in Pilato, nella Veronica; cioè nell’italiano che gli è collega in fabbrica o nell’italiana che lavora come cassiera al supermercato, nella studentessa o nella casalinga, nell’artigiano o nel disoccupato: chi con una barba ben curata, chi con una kefiah o un mantello; ognuno è immerso nel proprio ruolo, provato e riprovato nei tempi sacrificati alle prove.
Così le rappresentazioni sacre, in particolar modo le passioni viventi, sono ritornate a far parte anche del panorama religioso tedesco. Ne derivano curiosità e richiesta d’informazioni sulle origini di tali manifestazioni. Sono gli attori stessi a chiarire che “al paese è un’antica tradizione. E tutti vi partecipano; che in molti paesi dell’Italia si vive questa esperienza”. La scenografia predisposta sembrava davvero il set d’una produzione cinematografica, ivi compreso il sottofondo musicale e l’organizzazione della diffusione sonora…
Anche la stampa tedesca, nei suoi interventi descrittivi delle cronache locali, racconta l’antica storia di queste manifestazioni religiose che riescono a coinvolgere centinaia di persone. Ricorda che le recite collettive rimandano alle “Laude”, opere all’origine della lingua italiana. Si mette in scena “la sofferenza atroce, la morte in croce e la resurrezione di Nostro Signor Gesù Cristo”.
Conviene anche aggiungere, per chi non lo sapesse, che il testo più antico di questa passione vivente rimanda a due altri componimenti storici della religiosità popolare: il primo risale alla seconda metà del 1400, il secondo a un’opera del 1566 di Sebastian Wild, maestro cantore di Augsburg.
L’attore principale di questo evento celebrato ad Essen, Franco Livadoti, è stato l’interprete di Gesù in questa sacra rappresentazione; è una persona orgogliosa del ruolo che riveste da anni. Evita ogni teatralità, riducendo gestualità e mimica al necessario. Tale essenzialità colpisce in modo particolare gli spettatori di lingua e cultura tedesca, già stupiti dalle qualità di questa antica forma di mci.doteatro popolare. Assieme a lui, naturalmente, Maria e tutti i personaggi storici, nessuno escluso! Con Livadoti recitano, da anni, molti amici immigrati, residenti in diverse località del Bacino della Ruhr. Per questo calabrese qui trapiantato, le recite collettive della settimana santa sono gli appuntamenti più significativi dell’anno, perché la settimana che precede la Pasqua è la più importante per il cristiano che celebra l’anno liturgico. Afferma, durante una pausa delle prove: “Il nostro è un miracolo che si rinnova di anno in anno. I cittadini tedeschi o di altra cultura possono così conoscere parte del nostro modo di testimoniare e vivere i nostri valori religiosi e culturali”.Non gli si può dare torto.