La rubrica mensile del teologo Simone Paganini sarà dedicata quest’anno ad alcune donne della Bibbia, meno note rispetto a Eva, Giuditta, o Sarah
1. Lilit: da amante di Adamo a terribile demonio (Gen 1-2)
2. Awan: la moglie del primo assassino (Gen 4)
3. Silpa und Bila: madri dimenticate del popolo d‘Israele (Gen 29-30)
4. Sifra und Pua: due ostetriche contro il faraone (Es 1)
5. Giaele: assassina per Dio (Gdc 4)
6. Tamar: imbrogliata, violentata e abbandonata (2Sam 13)
7. Gezabele: la più cattiva di tutte (1Re 16)
8. Atalia: l’unica regina di Israele (2Re 11)
9. Abi: la vergine che partorirà un figlio (Is 7)
10. La samaritana: colei che fece innamorare Gesù (Gv 4)
11. Claudia Procula: la moglie dell’uomo che fece uccidere Gesù (Mt 27,19)
12 Giunia, Febe, Lidia: Apostole, diaconesse e guide della comunità (Rom 16; Atti 16)
Nella Bibbia si trovano molti racconti che parlano di donne importanti, questa considerazione è tutt’altro che banale.
Dopo secoli durante i quali questi personaggi femminili sono stati analizzati, quando lo sono stati, unicamente a partire da una prospettiva maschile – con il risultato di comprenderle in maniera errata e di relativizzarne il loro ruolo – oggi sono presentati da esegete e teologhe donne, che cercano di metterle al centro dell’attenzione. Grazie all’autorevole lavoro di bibliste, non soltanto cristiane ma anche di tradizione ebraica, scopriamo che Eva, Sara, Rachele, Miriam, Rut nell’Antico Testamento o Maria, Marta, Maria Maddalena nel Nuovo Testamento non solo sono personaggi importanti, ma svolgono un ruolo centrale e determinante anche all’interno della storia della salvezza. Nella Bibbia vi sono anche molte donne di cui non si parla spesso. Alcune volte perché svolgono un ruolo secondario, alcune restano senza nome, spesso anche perché la loro personalità è problematica o difficile da spiegare.
Nel corso del 2022 in questa colonna ci occuperemo di alcune di queste donne che hanno influenzato la storia del popolo d’Israele e quella del cristianesimo delle origini. Si tratta di personaggi a volte controversi, ma senza i quali la tradizione biblica sarebbe decisamente più povera.
Lilit, l’altra Eva
Nella scena che narra della «notte di Valpurga» Goethe, nel Faust, descrive una donna insolitamente bella. Il giovane Faust è subito attratto da lei e chiede al diavolo Mefistofele, come questa si chiami. «È Lilit; – risponde il diavolo, come fosse la cosa più ovvia del mondo – è la prima moglie di Adamo.» La cosa sorprende non poco: nel secondo capitolo del libro della Genesi si legge molto chiaramente il nome della prima (ed unica) moglie di Adamo, che non è Lilith, ma Eva.
Nel Medioevo, tuttavia, alcuni rabbini che studiavano i due racconti di creazione posti all’inizio del libro della Genesi si accorsero che mentre il nome dell’uomo è (o sembra essere) lo stesso in entrambi, ovvero Adamo, il nome della donna è omesso nel primo racconto. Adamo, conclusero, doveva aver avuto un’altra moglie prima di Eva. L’idea di una «prima Eva» viene descritta in un’opera medievale conosciuta col titolo di Alfabeto di Ben Sira.
Secondo questo scritto, che è anonimo, Lilit esige di poter assumere una posizione attiva durante il rapporto intimo con Adamo. Ma il primo uomo non vuole assolutamente accettare. Dopo un acceso dibattito Lilit decide, dunque, di abbandonare Adamo, andandosene dall’Eden. Allora Dio – come racconta la Bibbia – fa scendere su di lui un sonno profondo e, da una delle sue costole, forma una seconda donna, Eva.
È interessante notare come Lilit sia stata recepita nel corso della storia in modi completamente diversi. Da un lato ha influenzato l’immaginario maschile nella rappresentazione delle più diverse espressioni demoniache di sesso femminile.
Dall’altro, a partire dagli anni ’60 e soprattutto nelle comunità ebraiche riformate israeliane e statunitensi, Lilit è divenuta un’icona della liberazione sessuale e sociale della donna, nonché un simbolo di ribellione contro la società dominata dagli uomini. Fu vista come esempio di donna forte, che sfidò non tanto Dio, quando piuttosto il maschio Adamo e la sua pretesa di dominio su di lei.
In questo contesto Lilit incarna l’emancipazione, intesa anche come sensualità e passione libera, divenendo un’antitesi positiva di Eva che, come donna, è invece rimasta intrappolata nella spirale oppressiva del mondo patriarcale.