Quando Lutero decise di fondare una chiesa separata da quella di Roma prese l’importante decisione di cambiare il canone, ossia l’ordine e il numero degli scritti autoritativi della sua Bibbia. Eliminò quindi tutti gli scritti che nella Bibbia latina erano stati tradotti dal greco e mantenne in quella che sarebbe divenuta la Bibbia della chiesa protestante solo i libri scritti originariamente in ebraico.
Il cambio del canone è una caratteristica centrale di nuovi movimenti religiosi che si vogliono differenziare da quelli a loro precedenti.
La Bibbia è un libro che funge da fonte di ispirazione e da motivazione etica e sociale per miliardi di persone da più di due millenni e il cui uso naturalmente non è solamente appannaggio della chiesa cattolica.
Questa tuttavia ha ripetutamente espresso nel corso della sua storia – l’ultima volta in maniera normativa nel 1993 in un documento della Pontificia commissione biblica– che il compito di interpretare la Bibbia come Parola di Dio è un processo mai concluso, che si realizza tuttavia in modo particolare e compiuto solo nel contesto della Chiesa.
Un aspetto fondamentale di questa posizione è costituito dall’approccio scientifico e letterario ai testi biblici che, anche in ambito cattolico, costituisce da quasi un secolo un metodo privilegiato per comprendere il testo sacro.
Questa base scientifica è la differenza fondamentale tra la Chiesa cattolica (e anche protestante) e tutte le sette che si rifanno alla Bibbia. Queste ultime la utilizzano in maniera fondamentalista per sviluppare la loro dottrina e organizzare la loro vita.
La Chiesa difende l’idea che la Bibbia sia una verità divina rivelata attraverso la parola dell’uomo.
Questa convinzione di fede ha come conseguenza uno sforzo di attualizzazione e di inculturazione del messaggio biblico secondo i criteri formulati all’interno della Chiesa stessa.
La grandissima parte delle sette cristiane evangelicali, che riconoscono la Bibbia come loro testo sacro, pongono invece al centro della loro dottrina il testo stesso della Bibbia e ne riconoscono la totale infallibilità ed assolutezza non soltanto per quel che riguarda la fede e l’etica, ma anche per tutti gli altri aspetti della vita. Esse sono diffuse soprattutto negli Stati Uniti e in America Latina, ma negli ultimi decenni sono in rapida espansione anche in Asia.
Non è quindi raro trovare persone appartenenti a chiese libere evangelicali che, non solo non riconoscono la teoria dell’evoluzione, ma che credono anche che la terra sia piatta e al centro dell’universo. Spesso membri di questi gruppi si rifanno anche a codici di vestiario tipici di epoche passate – gli uomini portano la barba lunga, le donne non si truccano, mentre la televisione e i mezzi di comunicazione di massa vengono rifiutati come opera del demonio etc.
La cosa farebbe sorridere se questa fiducia fondamentalista nella Bibbia non si esprimesse in altre forme più problematiche come ad esempio nel rifiuto di cure mediche che non sono previste dai testi legislativi della Bibbia, come ad esempio le trasfusioni di sangue o le analisi con l’uso di macchinari computerizzati. Non è raro che i membri di queste chiese rifiutino anche le cure psichiatriche e facciano piuttosto uso di esorcismi per spiegare e trattare le malattie mentali o epilessie.
In tutti questi casi la Bibbia utilizzata è fondamentalmente la stessa di quella usata dalla chiesa cattolica o da quella protestante. Ci cono poi numerose altre sette che si rifanno agli insegnamenti di Gesù e fondano invece la loro dottrina su altri testi rivelati al fondatore della setta da un angelo.
Tra le sette cristiane meritano una menzione particolare le comunità pentecostali, che si caratterizzano soprattutto per un’interpretazione spirituale e ispirata da una particolare comunione e affinità con lo Spirito santo. Non è raro trovare in società rurali o povere ai margini di grandi città del sud del mondo sette con queste caratteristiche, che generano società dove gli adepti sono totalmente succubi di guide ritenute ispirate che abusano della Bibbia interpretandola a loro piacere fingendo di essere ripieni di Spirito.
Questo è ad esempio il caso degli avventisti, che aspettavano il ritorno di Cristo nell’ottobre del 1844 e che dopo la delusione del mancato ritorno iniziarono ad ispirarsi alla rivelazione data alla profetessa Ellen Gould White. Un’origine simile hanno avuto anche i testimoni di Geova il cui fondatore, il milionario Charles Russell, aveva identificato il 1925 come l’anno in cui sarebbe dovuta iniziare la nuova età dell’oro. La data fu spostata poi al 1975. Quando anche questa data si rivelò essere falsa, l’interpretazione dei testi della Bibbia fu affidata a un gruppo dirigente di anziani che iniziò a dare maggior importanza alle proprie pubblicazioni, cui venne e viene dato un valore simile a quello della Bibbia.
Come i testimoni di Geova anche i Mormoni credono che il processo della rivelazione non sia terminato con la Bibbia, ma continui. Il loro fondatore Joe Smith nel 1823 ricevette, da un angelo di nome Moroni, un libro, scritto su tavole d’oro in un alfabeto proprio dell’antico Egitto, e un paio di occhiali magici che permettevano la traduzione del libro in inglese. Terminata la traduzione l’angelo è tuttavia ritornato in cielo portandosi via il libro d’oro. Il Libro di Mormon nella traduzione inglese completa per gli adepti della Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli ultimi giorni – questo il nome ufficiale dei Mormoni – gli scritti della rivelazione iniziata con la Bibbia ebraica.
Ciò che identifica una setta non è quindi il libro sacro che utilizza, ma il modo con cui questo viene utilizzato: lo si interpreta letteralmente, in maniera assolutistica e fondamentalista.