“Maschio e femmina li creò” – Convegno Nazionale della Delegazione
“Abbiamo scelto questo tema: è quello del 4° Foro del “Cammino Sinodale” della Chiesa tedesca, cammino che abbiamo fatto nostro, perché ci sentiamo e vogliamo essere parte attiva e non un corpo estraneo di questa Chiesa, al momento purtroppo in grosse difficoltà. C’è da recuperare una credibilità in parte perduta (per i noti scandali) e da intercettare i bisogni odierni della gente” così padre Tobia Bassanelli, Delegato MCI. Il Convegno si è svolto in videoconferenza per evitare i rischi di contagio da Covid-19 dal 28 settembre al 2 ottobre con la partecipazione di noti e stimati biblisti, teologi, docenti dall’Italia.
Ancora p. Bassanelli: “Che in questo ambito ci sia bisogno di un profondo rinnovamento teologico è fuori di dubbio. Quale?” A questa domanda il Convegno ha fornito riflessioni, impulsi importanti. Circa una trentina fra religiosi e religiose, laici impegnati nella pastorale hanno partecipato alle diverse sessioni, alimentando un dibattito proficuo e vivo al termine di ciascuna relazione.
Maschio e femmina, paradigma dell’alterità
“Maschio e femmina sono il paradigma dell’alterità” ha detto don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes, nel suo saluto affettuoso da Roma, sottolineando che è il paradigma della condizione di ciascun migrante o rifugiato. Anche noi italiani in Germania viviamo questa condizione, ha proseguito don Gianni. L’Italia è di nuovo terra di emigrazione, ha poi detto monsignor Guerino di Tora, presidente uscente della Cemi (Commissione episcopale per le migrazioni della Cei), che il Convegno ha voluto ringraziare per il suo impegno a favore degli italiani che emigrano ieri come oggi. Ripercorriamo con rapida sintesi alcuni punti salienti degli interventi dei relatori.
La sapienza di Dio si è fatta dentro di noi
“Maschio e femmina li creò” (Genesi 1, 26-27) segna la creazione dell’umano come maschio e femmina di pari dignità, diversi, ma pari. Questa idea di fondo di uguale dignità pervade tutti gli esseri umani ed è la premessa dell’intervento di Don Fernando Armellini, dehoniano, biblista. “Come possiamo inserirci nel progetto di sapienza di Dio?”. Dietro alle di Armellini campeggia il capolavoro di Michelangelo della Creazione dell’Uomo. Armellini fa notare che il braccio sinistro del Creatore abbraccia una figura femminile, la Sapienza. È la Sapienza che pervade il creato. L’umano, maschio e femmina, creati da Dio sono fatti a immagine di Dio. Maschio e femmina rappresentano il massimo grado della diversità ma: “Facendoci diversi ci ha costretti ad amare ad entrare in relazione l’uno con l’altro. Non siamo autosufficienti”. L’apice dell’essere umano è essere “amans”, nello scambio di amore si realizza il divino. Armellini ha poi spiegato che quando si legge nei testi sacri che “la donna sia di aiuto all’uomo”, si intende che “la donna aiuta, nel senso che umanizza l’uomo” ma vale anche il reciproco, ha specificato. Infine ha messo in guarda che certe applicazioni manipolative della tecnologia genetica sono una hybris, un andare oltre l’ordine prestabilito, oltre la misura, oltre la sapienza stabilita nel Creato.
La Rivelazione: percepire con l’intelligenza i segni che Dio lascio nel Creato
Marwan Youssef, missionario della comunità di Lippstadt e biblista, sottolinea il carattere didattico del racconto della Creazione, ossia ha una realtà oggettiva, scientifica e questa è rivelazione. Anche lui torna sulla Creazione di Adam, la chiave per comprendere la creazione di maschio e femmina. Adam è l’Uomo, la persona unica che racchiude in sé maschio e femmina che Dio in seguito ha separato. P. Marwan fa notare che la creazione della femmina dalla costola di Adam, persona unica che racchiude il maschio e la femmina, è il momento della separazione fra maschio e femmina, non di derivazione della femmina dal maschio. La costola da cui è stata tratta la femmina, rappresenta la parte sostanziale, integrante del corpo. La parità fra i sessi è già dentro il racconto rivelato della Creazione. I rapporti interpersonali fra di maschio e femmina sono il cammino per riconoscere una parte di sé nell’altro, quello che in origine è stato diviso.
Dal racconto biblico della Genesi il Convegno è proseguito attraverso la riflessione dei rapporti interpersonali nel Nuovo testamento, per poi calarsi nell’etica e facendo un excursus nella scienza umana della psicologia.
Amore, sottomissione reciproca
Fratel Ludwig Monti della Comunità di Bose, ebraista, biblista, ha affrontato il tema dei rapporti interpersonali alla luce del Nuovo Testamento, ricordando che Gesù non si è soffermato sulla relazione di coppia. Quando lo fa, rimanda all’”In principio” della Creazione di maschio e femmina nella Genesi, rispondendo a una questione sul divorzio postagli dai farisei. Fratel Ludwig ha spiegato testi come la lettera agli Efesini 5, 21-33 o anche la lettera di Pietro 3, 1-2 e 7, difficili a noi lettori di oggi, che vanno capiti nel loro contesto storico, nella intentio auctoris. Allora. Laddove si parla di “sottomissione della moglie al marito”, questa non va intesa come subordinazione, ma dedizione, che è reciproca come anche l’amore del marito verso la donna è agape, nel testo originale, che significa “amore disinteressato, in perdita, sottomesso”.
La danza della coppia
La psicologa Claudia Bassanelli, che si occupa di psicologia della coppia e collabora con il Corriere d’Italia curando la pagina di psicologia, ha sottolineato l’importanza di una relazione in cui però non si carichi l’altra persona dei propri problemi irrisolti, perché una relazione amorosa sarebbe così destinata alla crisi e al fallimento. Si entra in una relazione interpersonale proficua non quando si dimentica se stessi ma si conosce se stessi.
La via della trasfigurazione
Per il professor Marco Guzzi, poeta, filosofo ci troviamo in un’epoca di passaggio, complessa, in cui i ruoli tradizionali fissati dal matrimonio sono superati. Questo porta il rischio di oscillare fra due estremi: da un lato quello che il prof Guzzi chiama “il fondamentalismo talebano” ossia il tentativo di rispristinare un ordine antico, dall’altro invece si trova il “nichilismo newyorkese”, dove qualsiasi impulso soggettivo basti a legittimare qualsiasi desiderio e allo svilimento della sessualità. Guzzi propone una terza via, che chiama trasfigurazione, cioè il compimento delle identità maschile e femminile nella relazione, nel lavoro continuo e faticoso della relazione amorosa che è profonda e strutturale, perché l’unione di maschio e femmina è immagine di Dio.
Sessualità è porsi in relazione con l’altro, con Dio
Don Renzo Pegoraro, da bioetico, ha spiegato la complessità della dimensione della sessualità umana che investe l’aspetto biologico, la dimensione psichica, affettiva, emotiva ma che ha anche una dimensione sociale, dell’ambiente in cui viviamo. Nella società complessa in cui viviamo “la scarica della sessualità esprime l’esigenza di libertà dell’individuo” e “viene esaltata la ricerca del piacere”. Da qui poi derivano gli eccessi, le perversioni devianti della sessualità, pedofilia, violenza, pornografia. Il piacere va invece educato in una dimensione affettiva della sessualità, perché noi siamo spirito incarnato.
Non esiste la coppia riuscita
Alla luce di tutto questo però non esiste una coppia riuscita, dice Paolo Curtaz, teologo pastoralista e autore ma ciò non ci deve scoraggiare perché significa che non esiste una ricetta, come non esiste una ricetta per una esistenza riuscita. “Esiste un prete riuscito?”, si domanda. “La vita procede per tentativi, ognuno procede sulla propria strada, ogni coppia ha la sua strada”. Anche Curtaz ritorna al racconto biblico della creazione di maschio e femmina, sottolineando che Adam, l’essere ermafrodita, si annoiava, e Dio è intervenuto a separarli in maschio e femmina, li ha messi uno di fronte all’altro nella loro diversità, ma nell’essere entrambi immagine di Dio. Curtaz ci invita ad accorgerci del mondo che ci circonda e ci ricorda che “Gesù non parla della coppia, ma parla dell’amore”. “Se Dio è amore” prosegue Curtaz “allora ogni amore ha un primato divino e a Dio può ricondurre”.
Fin qui un estratto dei contributi densi, intensi dei relatori del Convegno, e quindi non può che essere limitato, sintetico ma che vuole invitare ad andare a ritrovarli sul sito della delegazione-mci.de
Un cammino insieme
Come si diceva, il tema del Convegno, viene dal forum del Synodaler Weg, di cui Isabella Vergata, è delegata (vedi intervista a pag. 18) Nel suo intervento al Convegno Isabella Vergata ha sottolineato che il Synodaler Weg è un motore propulsore per poter guardare alla Chiesa né in modo utopistico né nostalgico. Si deve intraprendere un cammino insieme perché molti fedeli si sono allontanati. Il rischio che vedono i cattolici tedeschi è che la chiesa diventi nel giro di pochi decenni un involucro vuoto.
Infine Convegno Nazionale 2020 ha visto la presenza di diversi ospiti che hanno arricchito il dibattito con la loro testimonianza, per esempio, i coniugi Finazzi Agrò. Francesco e Fiammetta sono sposati da vent’anni e Fiammetta è in attesa del quindicesimo figlio, vivono la loro storia di amore e di vita con al centro Cristo, come ha ricordato Fiammetta. C’è stato poi il vescovo ausiliare di Colonia Dominikus Schwaderlapp, delegato del Synodaler Weg e fino a maggio membro del forum Vivere in relazioni di successo, forum che ha abbandonato perché secondo lui il testo del forum si allontana dalla dottrina della Chiesa nel momento in cui separa procreazione e sessualità. Molte le domande alle quali lui ha risposto con molta disponibilità su un tema scottante perché la separazione fra sessualità e procreazione apre la strada all’accettazione della sessualità omosessuale. Schwaderlapp ha inoltre parlato dell’importanza delle Comunità d’altra madre lingua per il cattolicesimo tedesco. Concorde su questo anche Lukas Schreiber, direttore nazionale della pastorale degli stranieri della conferenza episcopale tedesca, che ha sottolineato il senso di appartenenza fra la chiesa tedesca e le Comunità d’altra madre lingua, uno spirito di appartenenza e collaborazione che però non è ancora presente dappertutto, Il Convegno Nazionale in videoconferenza ha tenuto lontane persone interessate al Convegno ma o non attrezzate o con poca dimestichezza con la tecnologia digitale. I contenuti del Convegno, che fa da propulsore all’anno pastorale, arriveranno a tutti, tramite i coordinatori di zona e il sito web della Delegazione.