Novembre: il mese dei defunti! È chiaro per tutti e chi è lontano spesso si mette in viaggio per recarsi alla tomba dei propri cari. La morte è un mistero tanto difficile da cogliere, da capire e soprattutto da accettare. Lascia non di rado conseguenze indelebili nella vita di tante persone che non riescono ad elaborare il passaggio della morte nella propria famiglia o nella cerchia di amici, la morte diventa quasi morte di se stessi, cioè di chiusura al mondo esterno, anche agli altri membri della famiglia. È questo il senso della morte, ribellarsi e non accoglierla? Cerchiamo in questo mese di guardare a questa realtà della vita in modo nuovo, facendoci aiutare prima di tutto dai Santi, la cui festa si colloca proprio il 1° novembre. Per noi cristiani la morte, conseguenza del peccato originale, è stata vinta dalla risurrezione di Gesù, motivo per cui siamo chiamati a fare un’altra esperienza, pur nel dolore del distacco soprattutto dalla persona amata, da coloro a cui vogliamo bene. Ho ricevuto il testo di una poesia scritta da un autore inglese, che parla della morte con accenti diversi da quelli a cui siamo abituati. Ho pensato di proporla alla riflessione, sentendo che ce la dedica chi già ci ha preceduto nell’Altra vita.
“La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene; niente è passato, nulla è perduto. Un breve istante e tutto sarà come prima, solo meglio, incredibilmente felici in eterno, saremo tutti uno in Cristo. E come rideremo dei problemi della separazione quando ci incontreremo di nuovo! Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.” (Henry Scott Holland)
Anche sant’Agostino, scrivendo ad una conoscente a cui era morto il fratello, ha scritto delle riflessioni molto profonde sul senso della morte e sul modo di accoglierla, riferendosi agli scritti di san Paolo e al Vangelo. “Non deve farci adirare il dolore che provano i mortali per la perdita dei loro cari, è vero, ma il cordoglio dei Cristiani non dev’essere di lunga durata. Se dunque hai provato dolore, ormai deve bastare e non devi rattristarti alla maniera dei pagani che non hanno speranza. Così dicendo, l’Apostolo non ha inteso proibirci di rattristarci ma solo di rattristarci alla maniera dei pagani che non hanno speranza. Anche le pie e fedeli sorelle Marta e Maria piansero il proprio fratello Lazzaro, che pure un giorno sarebbe resuscitato, sebbene non sapessero che allora sarebbe tornato a questa vita; il medesimo Lazzaro lo pianse perfino Gesù che pure era sul punto di risuscitarlo, volendo così evidentemente farci intendere che, se non ce lo comanda con un precetto, ci permette col suo esempio di piangere anche noi i morti, che pure crediamo destinati a risorgere per la vera vita.”
Auguro a tutti che questo mese di novembre ci aiuti a guardare spesso verso il cielo, nella certezza che anche gli abitanti del cielo guardano verso di noi e ci accompagnano nel cammino della vita, finché anche noi avremo compiuto in pienezza il nostro mandato sulla terra… e ci ritroveremo!