La Comunità Sacro Cuore di Gesù di Rottweil compie 60 anni
Rottweil si trova nel Sud del Baden-Württemberg fra Stoccarda e Friburgo. Il lago di Costanza dista poco più di ottanta chilometri. È un incantevole borgo medievale con edifici gotici e vanta il titolo di essere la più antica città del land. All’inizio degli anni ’60 si era formata una cospicua comunità di italiani. Maria Angela Mariano, referente della comunità Sacro Cuore di Gesù di Rottweil, e Romina Karolewski, vice presidente del consiglio pastorale, nata nella cittadina e figlia di immigrati italiani, ci raccontano la comunità di ieri e di oggi.
Maria Angela: il 28 settembre 1961 il vescovo Carl Joseph Leiprecht, su mandato della nunziatura, eresse la missione cattolica italiana a Rottweil. A questa comunità apparteneva anche Tuttlingen. Contemporaneamente al decreto della diocesi il vescovo Leiprecht incaricò un sacerdote italiano, don Lino Bianchi, di fare insieme a monsignor Battista Mutti, che fino ad allora si era occupato della cura spirituale degli italiani nella regione, la pastorale per tutta la zona del sud del Baden-Württemberg: Horb, Spaichingen, Tuttlingen, Rottweil, Freudenstadt, un territorio dal diametro di 125 chilometri. Era una pastorale itinerante e loro andavano a celebrare la messe per far sentire gli italiani come a casa. Le cronache raccontano di don Mutti che con la Vespa andava girando di paese in paese per raggiungere i connazionali. Allora non c’era la ancora una casa della comunità, una Gemeindehaus a disposizione e la pastorale la si faceva andando di casa in casa.
La comunità italiana di Rottweil festeggia questo mese i 60 anni della sua erezione. Che cosa ha rappresentato per gli italiani che lavoravano e vivevano qui?
Maria Angela: Gli italiani si sentivano a casa nel momento in cui andavano in chiesa. La chiesa e gli incontri fra di loro significavano un pezzo di italianità, un posto dove stare, sentirsi bene, sentire la lingua italiana, scambiarsi le idee, le informazioni sul paese d’origine. Questo era importante. Man mano che passavano gli anni ci si rendeva conto che questi connazionali avevano bisogno di un luogo ove trovarsi, di una pastorale di ritrovo oltre la pastorale itinerante. La diocesi si è così trovata costretta a fornire dei locali di incontro per gli italiani. Per chi stava in paesini piccoli e non poteva venire in questa struttura, il sacerdote si recava in famiglia.
Quali industrie davano lavoro agli italiani allora?
Maria Angela: C’era fabbrica della polvere da sparo, la Pulverfabrik Rottweil. Per il trasporto della polvere da sparo hanno costruito linee ferroviarie e ora siamo ben connessi per andare a Zurigo e a Stoccarda.
Romina: C’era anche la Rhodia che produceva spole di nilon. Ci lavorava mio zio e mi ricordo che a casa avevamo queste spole di nylon. Era un lavoro pesante e ci lavoravano molti uomini. Poi c’era la Peter Uhren dove lavorano molti italiani, anche i miei genitori. Vi lavoravano anche molte donne, mia mamma per esempio faceva i bilancieri per le sveglie e per gli orologi.
Rottweil è famosa anche per il suo carnevale, il Rottweiler Narrenzunft.
Maria Angela: Sì, ma non è un carnevale di carri e maschere come quello renano. Nel Rottweiler Fasnet sfilano i matti, i Narren, e ha antiche radici svevo-alemanne. Romina è un’appassionata del carnevale.
Romina: Quando si nasce qui lo si ha nel cuore. Sono italiana, ma sono nata qui, sono sempre rimasta qui.
C’è un episodio importante più di altri nella storia della comunità di Rottweil?
Maria Angela: Un momento importante e tragico è stato quando le comunità dovettero lasciare le loro strutture e integrarsi nella comunità di riferimento, nella Belegenheitsgemeinde e questo è successo nel 2005. C’erano diversi motivi che hanno portato a questa decisione, uno era certamente quello finanziario perché bisognava ridurre le spese delle strutture. Il decreto del marzo del 2005 è stato attuato a Rottweil nel 2007 e così venne eretta la Comunità cattolica italiana Sacro Cuore di Gesù. Prima la comunità di Rottweil stava con quella di Tuttlingen, erano come due comunità sorelle e facevano tutto insieme. C’era una casa affittata dalla diocesi solo esclusivamente per gli italiani e per i loro incontri. Con il decreto del vescovo si è spaccata la comunità, è stata una situazione drammatica, a tutti piangeva il cuore.
Romina, tu che sei nata qui, come hai vissuto questa divisione?
Romina: Ricordo da bambina che c’erano tante feste e padre Stefano era come uno di famiglia, più che un sacerdote. Eravamo come una grande famiglia e avevamo tante occasioni per stare insieme, tanti weekend. Allora gli italiani stavano tra loro, non c’era molto contatto con i tedeschi come adesso. Prima ci si incontrava ogni sabato con quelli di Tuttlingen e si trascorreva il fine settimana insieme. Sono nate molte amicizie. Si pranzava insieme la domenica dopo la messa. Dopo la separazione la cosa più brutta è stato non avere più una struttura che ci accogliesse. Mi ricordo che mio padre andava nella casa della comunità il sabato pomeriggio, si incontrava con altri uomini, giocavano a carte e poi mi portava a casa un succo di frutta che per me era qualcosa di speciale. Dopo il 2005 con la separazione cercavamo comunque di incontrarci ma non era più la stessa cosa perché fra Rottweil e Tuttlingen ci sono 45 chilometri e trovarsi il sabato per poi rientrare a casa la sera non era più la stessa cosa.
Maria Angela, quando sei arrivata a Rottweil nel 2007 che situazione hai trovato?
Sono stata inserita nella comunità italiana proprio nell’anno in cui c’è stato questo passaggio, nel 2007 e gli italiani si erano dispersi, è stata una diaspora. La prima cosa che ho voluto fare è stata la festa di carnevale per creare un’occasione di incontro. Abbiamo sudato perché la gente non veniva. Avevamo dei contatti con la comunità tedesca e alcuni venivano a riempire la festa. Mi ricordo che quelli in cucina aspettavano che la gente venisse.
L’inserimento della comunità nella Belegenheitsgemeinde è stato come aprire gli argini e ha fatto scappare la gente, ma la società fra gli anni ’80, ’90 e duemila è molto cambiata e poi c’è stato anche un cambio generazionale.
Maria Angela: Sì, è vero non è stata solo una nostra situazione dovuta alla separazione fra Rottweil e Tuttlignen, ma è successo in tutte le comunità.
A distanza di qualche anno com’è la situazione? C’è stato un riassetto, un ritorno, ci sono persone nuove, vi sentite bene in questa struttura, pensate che risponda alle esigenze delle persone, degli italiani?
Romina: Sono nata qui e per me è normale mettermi in contatto coi tedeschi, collaborare coi tedeschi. Viviamo qui, qui è la nostra vita. Questa cosa che gli italiani stavano insieme, facevano tutto fra di loro, si è persa, ma non solo per la separazione da Tuttlingen. La mia generazione che è nata qui si sente integrata coi tedeschi, siamo andati insieme all’asilo e a scuola, all’università, c’è chi come me ha sposato un tedesco. Quelli che ancora vengono in Germania dall’Italia, cercano la comunità, si trovano nella situazione in cui si trovavano i nostri genitori che erano arrivati qui. Vengono qui, non conoscono la lingua e cercano quello che conoscono, gli italiani, un punto di riferimento dove incontrarsi con delle persone, parlare la lingua. Sentire la lingua madre è molto importante. Trovo molto importante che ci sia una comunità italiana.
Come sono i rapporti fra la comunità italiana e quella tedesca?
Maria Angela: Molto buoni e ci apprezzano per questo. Lavoro anche nella comunità tedesca e questo mi permette di avere contatti nelle due comunità. Festeggiamo la messa di Natale e di Pasqua insieme, il Corpus domini con l’altare delle lingue, con polacchi, croati e noi italiani. C’è collaborazione non è soltanto nella Belegenheitsgemeinde ma anche nella Seelsorgeeinheit, nelle unità pastorali. Questi contatti sono importanti, se ci sono problemi ci aiutiamo vicendevolmente.
Romina: è molto importante sapere quello che fanno i tedeschi e non tramite il protocollo, ma è importante essere presenti nelle riunioni ogni mese, per conoscere i problemi e sapere che cosa stanno facendo. Ora facciamo la festa insieme, ed è importante dare questo segnale che noi come comunità facciamo parte della parrocchia.
A proposito che cosa avete previsto per i 60 anni della comunità, il 26 settembre?
Romina: noi vorremmo fare tanto ma la pandemia non ce lo permette. Ci sarà una messa italiana e tedesca, verrà il Domkapitular Heinz Detlev Stäps, poi ci sarà un rinfresco. Ci sarebbe piaciuto molto fare con musica, ma non si potrà fare.