Incontro online dei catechisti del 20 febbraio 2021
In occasione di questo incontro in videoconferenza desidero condividere con voi alcuni pensieri sulla catechesi e sull’essere catechista nel periodo straordinario che stiamo vivendo in tutto il mondo. La pandemia da coronavirus e le restrizioni che porta con sé (distanziamento, mascherina, mancanza di spazio etc.), sicuramente non giovano alla difficile situazione della chiesa di oggi. Una chiesa che „soffre “già il cambiamento della società e la mancanza d’interesse – e forse di più, di fiducia – del proprio popolo.
Come possiamo allora annunciare la bellezza del messaggio di Gesù pur avendo queste difficoltà?
Durante il congresso internazionale sulla catechesi nel 2013 papa Francesco ci ha invitato a ripartire da Gesù, cioè avere una relazione intima, vera ed autentica con lui, prima di poter trasmettere la fede agli altri: „Stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da lui “. È essenziale nutrirsi dell’amore prima di poter predicare l’amore. Da lì inizia il secondo step: incontrare l’altro. La catechesi è un cammino di fede che dura tutta la vita e che va vissuto in comunità. Essere catechista non vuole dire preparare delle persone al prossimo sacramento, ma significa accompagnarli nel cammino difficile della fede.
La risposta più efficace alla domanda sta proprio nell’autenticità del comportamento di ogni catechista.
Cioè di ogni membro della chiesa sia esso un ordinato o un laico. Voglio farvi un esempio sull’importanza dell’autenticità di comportamento. Come forse avete potuto leggere su vari giornali gli appuntamenti per uscire dalla chiesa nella diocesi di Colonia sono tutti esauriti fino ad aprile.
Questo boom di appuntamenti è causato soprattutto dalla mancanza di fiducia nei confronti dell’istituzione chiesa. Le parole non corrispondono ai comportamenti. Una chiesa che predica in un modo ma si comporta nel modo diametralmente opposto non evangelizza o meglio non aiuta a coltivare la fede nelle persone ma allontana chi è debole nella fede.
La pandemia è un’ulteriore sfida che offre però opportunità per essere più creativi nel cammino di fede.
In mancanza della relazione interpersonale con presenza fisica la pandemia amplifica l’esigenza di individuare un nuovo linguaggio per la catechesi. Un linguaggio attualizzato ai tempi odierni. La vita dei giovani oggi si svolge nei social, un mondo trascurato per la catechesi. Il mondo digitale ci offre la possibilità di mostrare vicinanza anche se non possiamo essere vicini fisicamente. Possiamo essere aiutati dai mezzi tecnologici per la trasmissione dei contenuti. Ci sono missioni che hanno iniziato a fare il live streaming delle Messe, della preparazione ai sacramenti su piattaforme di videoconferenza, invogliando anche la partecipazione dei genitori, componente fondamentale per la trasmissione della fede. Non tutto il male quindi viene per nuocere. Dobbiamo essere capaci di cogliere questa occasione.
Voglio concludere questa riflessione con l’incoraggiamento di papa Francesco:
„Cari Catechisti, vi chiedo di non perdere entusiasmo. Come gli artigiani, anche voi siete chiamati a plasmare l’annuncio con creatività. Non credete allo scoraggiamento e allo sconforto. Puntate sempre in alto, sostenuti dalla misericordia del Padre”.