In occasione della 13^ Settimana Mondiale della Sclerosi Multipla (26 maggio – 3 giugno), l’iniziativa promossa da AISM che – ogni anno – dà appuntamento nelle maggiori piazze italiane per raccogliere fondi in favore della Ricerca, il prof. Giovanni Meola, responsabile dell’U.O. di Neurologia e del Centro Alta Specialità di Sclerosi Multipla all’IRCCS Policlinico San Donato, ha spiegato le caratteristiche di questa patologia e i diversi approcci terapeutici. “La Sclerosi Multipla è una malattia del sistema nervoso centrale, frequente tra i giovani, che in Italia interessa circa 50.000-60.000 malati.
Rientra nel gruppo delle malattie demielinizzanti, nella quale viene coinvolta la mielina ovvero la ‘guaina’ che ricopre i prolungamenti nervosi e che nella SM viene alterata. Progressiva e cronica, questa patologia è penalizzante anche dal punto di vista sociale e, nonostante non si conoscano con certezza le cause, la ricerca è sempre attiva in questo senso e sta facendo passi da gigante”. “È una malattia che colpisce più distretti – continua – per cui è importante una corretta e tempestiva diagnosi. Oltre alla visita neurologica e alla descrizione dei sintomi da parte dei pazienti (anamnesi), gli esami fondamentali a cui sottoporsi sono la Risonanza Magnetica che evidenzia lesioni a livello della sostanza bianca encefalica; la puntura lombare (rachicentesi) che mostra, a livello del liquido cefalorachidiano (liquor) all’interno del cervello, la presenza di anticorpi contro la mielina; esami elettrici come i potenziali visivi, acustici e somatosensoriali.
Una volta fatta la diagnosi, è necessario che il paziente si affidi a centri specializzati per la SM riconosciuti dalla Regione, tra cui il nostro ed è estremamente importante che, tra medico e paziente, si crei un rapporto di totale fiducia e complicità. Tra le terapie si distinguono quelle di prima linea come gli interferoni o il copaxone; di seconda e terza linea, simili ai chemioterapici; terapie che ‘controllano’ la malattia o la rallentano con boli di cortisone e farmaci immunomodulanti/immunosoppressori e, infine, terapie che trattano i sintomi.
Esistono tre diverse forme cliniche di SM: la prima, detta forma remittente recidivante, è la meno grave, colpisce i giovani dai 20 ai 30 anni, e viene in qualche modo tenuta sotto controllo; una seconda forma, detta secondaria progressiva, si verifica un’alterazione di tipo immunitario e infine la terza forma, più grave, detta forma primaria progressiva, che colpisce soprattutto intorno ai 40-50 anni e per la quale non esistono terapie”.
“Il nostro Centro, riconosciuto dalla Regione Lombardia – conclude il prof. Meola – dispensa farmaci immunomodulanti e dà assistenza a quasi 400 pazienti provenienti da tutta Italia. Qui, diagnostichiamo almeno 15-20 nuovi malati l’anno e il numero è sempre in crescita. Non è nota la causa, non esiste una cura definitiva così come non esiste prevenzione. L’unica cosa che si può dire è che questi malati, soprattutto se sono CIS, vanno seguiti con maggiore attenzione, suggerendo loro di sottoporsi a una Risonanza Magnetica almeno ogni 6 mesi per osservare un’eventuale evoluzione della situazione e se è il caso o meno di cominciare una terapia mirata”.