Il mondo calcistico italiano del Baden-Württemberg ha perso un altro suo grande alfiere. Purtroppo il destino a volte è inesorabile. Ricoverato in ospedale per una valvola del bypass Ezio Spallaccia, nato 81 anni fa ad Albenga (Savona), giunto in Germania nel 1960, non si è più risvegliato dall’anestesia.
Non lascia soltanto la moglie, le due figlie e i due nipoti, ma lascia anche un incolmabile vuoto del mondo calcistico italiano nel Baden-Württemberg. È stato uno dei primi giocatori e fondatori di squadre di calcio in terra sveva. D’altronde nel trentennio 1960–1990 il calcio nostrano locale era un fortissimo collante della nostra comunità.
Come i tradizionali oratori in Italia, così le Missioni Cattoliche qui in Germania, per offrire svago e tenere uniti tanti giovani organizzavano tornei di calcio. Con la progressiva stabilizzazione dell’emigrazione è cresciuta la voglia di dare corpo all’attività agonistica. Nascono così, nel decennio 1965–1975, oltre un centinaio di squadre di calcio.
Per cui le Missioni passarono lo scettro al Consolato che, per dare corpo e sostanza agli appuntamenti domenicali, stipulò un accordo con la federcalcio locale (la Württembergische Fussballverband/WFV) di istituire un campionato creando due gironi di Serie A (da 11 squadre cadauna) e ben 6 gironi di B di 12/14 squadre.
La WFV avrebbe garantito:
– la nomina dei commissari degli 8 gironi (Staffelleiter);
– la costituzione e le gestioni dei gironi;
– l’iscrizione delle società al campionato;
– la commissione disciplinare, multe e squalifiche;
– la nomina settimanale degli arbitri;
– la gestione delle classifiche, la decretazione delle promozioni e retrocessioni;
– la consegna dei gagliardetti alla vincitrici del campionato;
– l’organizzazione delle gare di qualificazione e la finale della Coppa Italia.
Il Consolato avrebbe inoltre patrocinato la Coppa Italia con gare di qualificazione dai 64mi alla finale.
Uno dei fautori di questo processo di ascesa del calcio nostrano nel Baden-Württemberg fu Ezio Spallaccia. Nonostante la sua frenetica passione per il Milan dei vari Trapattoni, Rivera, Gullit, Maldini ed altri, la “sua squadra” era quella degli Azzurri di Fellbach.
Nonostante gli impegni lavorativi anche di fine settimana faceva i proverbiali salti mortali per seguire i suoi Azzurri. Ogni anno investiva decine di migliaia di marchi per l’attività di campionato e di Coppa Italia. Era dotato di un particolare fiuto calcistico e di una competenza tattica straordinaria. Suggeriva al suo allenatore di turno i cambi e gli spostamenti delle marcature. A dargli spesso ragione era il campo. In oltre tre decenni gli Azzurri hanno calcisticamente recitato quasi sempre un ruolo di primo piano, conquistando 8 scudetti e tre Edizioni di Coppa Italia.
Con tacito consenso delle figlie Brigitte e Silvia, il singolare ligure Ezio ha diviso la sua vita fra lavoro e Azzurri offrendo spesso a tanti giovani lavoro ed anche da mangiare, in cambio di serietà, puntualità, impegno e sacrificio in campo.
Ed il capitano “azzurro” di tutti i tempi, Franco Santoro, ricorda così il suo indimenticabile presidente tutto-fare: “Ho incontrato un uomo dal cuore immenso, sempre pronto ad aiutarti in qualsiasi momento della vita o della giornata. Potevi chiamarlo a qualsiasi ora della sera, era sempre pronto ad ascoltarti, a darti un consiglio, a venirti a prendere se eri rimasto per strada o avevi avuto problemi. Non era il nostro presidente, per molti di noi è stato più di un padre o fratello maggiore. Sono stati 44 anni di amicizia vera, sincera e genuina e con tante soddisfazioni calcistiche.”
Ezio lascia a tutto il mondo calcistico nostrano un grande insegnamento: lealtà e spirito di sacrificio per un impegno sociale di inclusione, tanto nella vita sportiva quanto nella vita scolastica e lavorativa.
Lui si è spento, ma la sua opera rimane. Che la terra gli sia lieve!!