Il 25 marzo 421, è la mitica data della fondazione di Venezia
Corre l’anno 302 a. C., una flotta di navi sta risalendo la costiera dell’alto Adriatico, navi da guerra, provenienti dai porti del Peloponneso, comandate da Cleònimo, re di Sparta. Si affacciano furtive ad una bocca che si apre tra lidi sottili ed una distesa di stagni. Imboccano una specie di canale, scorgono pinete verdeggianti e terreni coltivati, gruppi sparsi di capanne con il tetto di paglia. Cautamente accostano su barche leggere e sbarcano, ma come si avvicinano alle capanne vengono assaliti dagli abitanti, preparati a simili incursioni.
Gli Spartani si reimbarcano in fretta e furia, lasciando in mano ai difensori qualche nave, divenuta preda di guerra. Quegli abitanti sono i Veneti, così come li rappresenta il grande storico Tito Livio nelle sue Historiae, che abitano quei sottili cordoni di terra e di sabbia e quelle lagune salmastre.
Un ambiente naturale poco accessibile e per questo in grado di offrire un po’ di sicurezza e di lavoro, connesso alla pesca ed alla navigazione. Conseguente per chi vive in condizioni tanto difficili lo sviluppo dello spirito d’iniziativa e dei vincoli di solidarietà.
La leggenda, avallata da Tito Livio e da Virgilio, fa derivare i Veneti dagli Eneti della Paflagonia, riparati da quelle parti dopo la caduta di Troia, ma la storia li fa discendere dagli abitanti delle zone collinari venete, costretti a riparare in quei lidi inospitali dalle periodiche scorrerie dei barbari (Visigoti, Vandali, Svevi, Alani), lasciando città fiorenti come Padova, Este, Vicenza, Verona, Treviso, Feltre, Asolo e dando nuovo sviluppo a quelle più costiere, come Altino, Adria, Concordia, Grado. Sono barcaioli, pescatori ma anche cacciatori, allevatori di cavalli, ortolani e commercianti di sale marino.
La leggenda della nascita di Venezia
Sono terre di leggende e di miti, come quello della nascita di Venezia, collocata il 25 marzo 421 dopo Cristo, lungo un canale profondo, bordato da rive più alte, appunto il rivus altus, cioè Rialto.
“L’anno 421 il giorno 25 del mese di marzo, nel mezzo giorno del Lunedì Santo, a questa Illustrissima et Eccelsa Città Cristiana fu dato principio, ritrovandosi all’hora il Cielo in singolare dispositione […]. Il tempo, la stagione, il mese, la settimana, il giorno e l’hora, insieme con molt’altre circostanze, furono presaghi della grandessa (sic!) sua, alla quale con larga mano dovéa il Sommo Fattore concedergli”, assicura il Chronicus Althinate dell’XI secolo.
Venezia nacque, quindi, sotto una buona stella, in coincidenza con una combinazione astrale favorevole, ma anche sotto un’importante protezione divina, nel giorno dell’Annunciazione, giorno in cui sarebbe stata fondata la chiesetta di San Giacomo di Rialto, considerata la più antica della città.
L’area di Rialto fu tra le prime colonizzate, nel corso di un lungo processo di insediamento, causato dalle nuove invasioni degli Unni di Attila (452) e dei Longobardi (dal 568 in poi). Il litorale veneto era abitato da una serie di piccoli insediamenti, tra cui emergevano i centri di Torcello, Metamauco (Malamocco) e soprattutto Altino e Grado.
Come si sviluppa la “Venezia marittima”
Un’interessante immagine delle condizioni di vita nel territorio ci è fornita da Cassiodoro (Senator), Prefetto del pretorio del re ostrogoto Vitige, in una lettera scritta nel 537 ai Veneziani: “Ai Tribuni dei maritimi, Senator, Prefetto del Pretorio. Con ordine già impartito, ho deciso che la produzione di olio e di vino d’Istria venga trasportata alla sede di Ravenna. Quindi voi, che possedete numerose navi, provvedete a trasportare celermente ciò che quella regione è pronta a dare. […] Siate quindi assai preparati a percorrere spazi vicini, voi che spesso percorrete spazi infiniti”.
Dopo aver riconosciuto la loro fama di navigatori e di costruttori di navi (“Le vostre navi non temono i venti violenti”), Cassiodoro fornisce alcuni tratti interessanti sui loro modi di vita, relativi alle case (“le vostre case simili ai nidi degli uccelli acquatici… alle cui pareti tenete legate come animali le vostre navi ”), al suolo (“reso più solido da intrecci di rami flessibili”), al cibo (“si saziano di soli pesci”), alle condizioni condivise (“un unico cibo sfama tutti, case simili ospitano tutti”), all’attività prevalente (“tutto il vostro impegno è rivolto alla produzione del sale”).
Sono organizzati come una compagnia armatoriale in grado di sviluppare diverse attività. Pur riconoscendo l’autorità dei re barbari e poi di Bisanzio, si sono guadagnati una certa autonomia, affidata ai loro “Tribuni Marittimi”, con funzioni militari, amministrative e giurisdizionali, che vanno a costituire una categoria nobiliare. Ci si mette anche il patriarca di Grado, con la sua autorità religiosa e spirituale, a convocare un’assemblea ad Eraclea ed a far eleggere, alla presenza delle autorità politiche ed ecclesiastiche, il primo doge, imposto sia dal volere delle famiglie più potenti sia dalla necessità di gestire i rapporti sempre più complessi con le potenze del tempo e le emergenze ambientali.
Il tutto è avvolto nella leggenda, sia la data (697) sia il nome, Paoluccio Ana-festo. Dati certi sono, invece, lo sviluppo della Venezia marittima in una specie di confederazione, il progressivo accentrarsi del nucleo storico nelle isole della laguna e la relativa autonomia che riesce ad ottenere rispetto sia ai Longobardi che a Bisanzio, rafforzata dall’affermarsi autonomo di una Chiesa locale guidata dal patriarca di Grado.
Le feste e le iniziative per il 1600° anniversario
Queste ed altre vicende della più che millenaria storia di Venezia saranno ricordate nella celebrazione del dies natalis che la tradizione fissa al 25 marzo 421. Allo scopo è stato istituito un Comitato d’Indirizzo, che però, causa covid, non ha ancora reso noto il programma annuale per l’anniversario. Si conoscono solo alcuni appuntamenti: il 25 marzo le associazioni cittadine isseranno i loro gonfaloni, dal 25 maggio al 6 giugno si terrà la Biennale dell’Architettura, in giugno il Salone nautico internazionale (con il raid Pavia-Venezia), dal 7 all’11 luglio verrà ospitato il G 20 dell’Economia (con illustrazione del progetto-Mose). Per tutto l’anno, poi, ristoranti e bacari offriranno piatti storici delle cucine che, nel corso della storia, hanno portato le loro specialità a Venezia. Ciascuno di noi, infine, avrà modo di dedicare una visita particolare alla città, per festeggiare i natali di Venezia e, ce l’auguriamo tutti, la fine della pandemia.