L’evento dei Dresdner Musikfestpiele è rinomato non solo per la sua varietà di programma, ma anche per le diverse collaborazioni artistiche che vengono rinnovate.
Una delle collaborazioni è quella con l’istituto di ricerca Robert Schumann per il Schumann Fest (quest’anno in contemporanea).
Una di queste collaborazioni è stato il concerto nelle Kreuzkirche di Dresda in cui è stato eseguita l’op 60, Elias, die Felix Mendelssohn Bartholdy. In effetti è proprio l’amicizia tra i due artisti, nata a Lipsia e continuata fino alla morte, ad essere il perno centrale della serie di manifestazione della festa. Schumann definiva Bartholdy il Mozart del XIX secolo.
Perfetta, da questo punto di vista, l’oratorio scelto: 4 corali (in totale 70 persone), un orchestra e 4 solisti ( Maria Perlt- soprano; Henriette Gödde- contralto; Prof. Hendryk Böhm (baritono); Patrick Grahl (tenore) per un’esperienza acustico musicale ineccepibile.
Partendo con un incipit di contrabbasso selvaggio, il direttore d’orchestra Matthias Jung, a tratti frenato da il la per un’alternanza di parti corali, orchestrali e soliste che si alternano, integrano e rincorrono con tale ritmo, da non permettere al pubblico di distrarsi un attimo. L’espressione e l’esperienza del baritono creano delle immagini musicali così plastiche, tali da far dimenticare l’assoluta assenza di scenografia e la semplicità della chiesa.
Le voci femminili armonizzano perfettamente, risultando, nei duetti amalgamate e distinte al contempo. Il tenore, d’altro canto, nonostante la sua coloritura non da trascurare, mantiene la leggerezza nelle sue parti fornendo un contrappunto perfetto ai torni del baritono.