Splendore e calore: i ritorni magici dei falò dell’Immacolata e di Santa Lucia
Se in Germania è il Weihnachtsmarkt, e negli USA e nei paesi dell’Europa Centro-Settentrionale è il Nikolaus ad aprire il sipario del periodo prenatalizio, in Italia sono, senza dubbio, i falò dell’Immacolata e di Santa Lucia.
Come è avvenuto col Carnevale di Venezia, che è stato ripristinato soltanto nel 1979 dopo ben due secoli di silenzio, così sta avvenendo anche con le tradizioni dei falò in Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria.
Un grande ritorno del falò dell’Immacolata lo sta vivendo soprattutto la regione Puglia. È una delle tradizioni più antiche, poiché nelle diverse piazze e piazzette il fuoco costituisce un momento di svago e di socialità per piccoli e grandi.
Per giorni, soprattutto i ragazzi dei diversi paesi e rioni accumulano pezzi di legna da ardere la sera del 7 dicembre, vigilia dell’Immacolata.
Intorno al falò, genitori e figli ballano, giocano e degustano prodotti tipici locali. Delle squisitezze, le più gettonate sono le frittelle o pettole (pasta lievitata molto morbida, fritta in olio bollente), tipiche della Puglia, Calabria, Campania e Basilicata.
Non mancano poi ceci arrostiti (denominati anche “scacciapensieri o passatempo”), fave e caldarroste.
Un po’ in tutte le regioni si riesce a conciliare: tradizione, ritualità, folclore ed enogastronomia.
Secondo la tradizione cristiana il fuoco simboleggia la concezione non di Gesù Bambino ma di Maria e dell’unità familiare, racchiusa nell’espressione di “focolare domestico”.
A Conflenti, per esempio, piccolo comune del catanzarese di 1.200 anime la “fhoara” impegna tutta la comunità nel preparare piatti tipici come “grispeddre” (grispelle), “a pasta e surache” (pasta con fagioli), le patate alle brace, i buccunotti (dolcetti), i lupini e la soppressata. I festeggiamenti iniziano già nel pomeriggio del 7 dicembre ed il fuoco rimane acceso per tutta la notte.
In alcuni paesi della Basilicata, soprattutto dell’Alto Bradano la “lagn chiappout” (lagane piene rotonde) è la specialità culinaria che domina la tavola dell’Immacolata. Si tratta di pasta dal sapore dolciastro, condita con vino cotto, gherigli di noci, mandorle, pinoli e uva passa (vedi ricetta).
Falò di Santa Lucia
Molto diffusa è anche la tradizione del falò di Santa Lucia, martire siciliana, conosciutissima anche in molti paesi dell’Europa settentrionale e d’Oltreoceano. Essa si rifà al fuoco nel quale si tentò di bruciare viva l’appena 21enne siracusana perché accusata di stregoneria. Lucia, allora, fu cosparsa di olio, posta su una catasta di legna e torturata col fuoco. Le fiamme, però, non la toccarono. Per ammazzarla la pugnalarono alla gola. Si narra che Lucia spirò però solo dopo aver ricevuto la comunione, profetizzato la caduta dell’Imperatore Diocleziano e annunciato la pace per la Chiesa. La popolarità della giovanissima santa in Italia e non solo è probabilmente dovuta al fatto che nell’878 d.C. per preservare l’Italia dall’invasione dei Saraceni (predoni musulmani provenienti dalle coste dell’Africa settentrionale e dalla Spagna) le sue spoglie mortali furono trafugate in un luogo segreto e ritrovate nel 1039 a Costantinopoli (oggi Istanbul) e successivamente portate a Venezia nel 1205 dove nella chiesa di San Geremia, giacciono in una teca.
Ogni anno nella città natia siciliana, uomini della congregazione dei “Berretti verdi” al grido di “sarausana jé” (siracusana è) portano in processione il simulacro e la reliquia della Santa dal Duomo al Sepolcro.
Ma Santa Lucia si festeggia anche a Palermo, Trapani, Valguarnera Caropepe (Enna).
A Crotone, in Calabria, si costruiscono piramidi di legna fino a 20 metri e sulle sommità si colloca una bambola o una croce.
A Napoli, nell’omonimo quartiere di Santa Lucia, la sera del 12 dicembre un busto della Santa (fatto di argento fuso) viene portato in processione con una fiaccolata dalla Chiesa “Santa Lucia al Monte” fino al Castel dell’Ovo in barca. Con questa processione i marinai chiedono alla Santa di illuminare le notti buie e di far tornare a casa i pescatori sani e salvi.
A Massaquano, frazione di Vico Equense (Napoli) la festa inizia col lancio di nocciole benedette che rappresentano gli occhi della Santa.
In Puglia è festeggiata in molti comuni delle provincie di Foggia, Bari e Lecce.
A Sovrano (Lecce) i festeggiamenti durano 4 giorni. Per l’occasione viene allestita anche la fiera di Santa Lucia per la compravendita di attrezzi per l’agricoltura.
Spostandoci verso nord annotiamo che a Forlì (Romagna) Santa Lucia protegge i fidanzati; a Bologna sotto il Portico della Chiesa dei Servi si tiene un mercatino di Natale; a Verona viene allestita una grande fiera in Piazza Bra’ ricolma di giocattoli e dolci di ogni tipo; nella provincia veronese invece c’è ancora l’usanza di offrire dolci e doni ai bambini.
Anche nelle città lombarde come Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona e Mantova la festa è particolarmente sentita dai bambini che scrivono letterine a Santa Lucia (simili a quelle di Natale) in cambio di regali.
Ad Arco di Trento, Santa Lucia scende in piazza dal campanile della Chiesa per un saluto e una carezza ai bambini, i quali poi sperano che nella notte la Santa porti loro i doni desiderati.
A Bergamo i bambini fanno lunghe code con i genitori per depositare nella cesta le proprie letterine e la sera del 12 dicembre di mettere sul davanzale della finestra o del balcone una scarpa di stoffa nella speranza che Santa Lucia esaudisca i loro desideri. A Mantova i bambini aspettano in strada l’arrivo della Santa per abbracciarla.
Sconfinando, ovvero uscendo dall’Italia, Santa Lucia è molto venerata a Siviglia (Spagna), a Fürstenfeldbruck (vicino Monaco di Baviera) sul fiume Amper; ma anche in Austria, Malta, Repubblica Ceca, Slovacchia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Polonia e Russia.
A chiudere l’ampio cerchio della venerazione della Santa protettrice degli occhi sono l’Australia, il Brasile e l’Argentina, grazie ai migranti italiani.
La processione più entusiasmante comunque è e resta quella di Siracusa che dura oltre 8 ore. D’altronde è la protettrice degli occhi, dei ciechi, degli oculisti, degli elettricisti e degli scalpellini viene spesso invocata contro le malattie degli occhi in quanto Patrona della vista.
Ricette da provare
Piatti tipici serviti per l’Immacolata e Santa Lucia
La ricetta della Laghënë acchiapoutë (simile a tagliatelle larghe)
Ingredienti per la pasta: Farina di grano duro e acqua
Condimento: mollica di pane raffermo, noci e mandorle tostate e tritate, uva passa, zucchero, cannella, olio d’oliva e vincotto
Procedimento: Amalgamare acqua calda e farina di grano duro fino ad ottenere un impasto omogeno e sodo. Stendere l’impasto col mattarello, lasciare asciugare la sfoglia e tagliarla a strisce di 3 cm di larghezza con rotella dentellata. Per il condimento si fa riscaldare poco olio; unire la mollica e mescolare a fuoco basso fino alla doratura. Spegnere e aggiungere l’uva passa ammollata, le noci tritate, lo zucchero e la cannella. Far bollire l’acqua per la pasta (la laghënë). In un grande piatto piano versare una parte del condimento e aggiungere un filo di vincotto; mettere uno strato di pasta e nuovamente il condimento. Ripetere l’operazione fino a terminare la pasta e poi servirla.
I Cuddureddi (biscottini di Santa Lucia)
500g di farina di semola
100 g di zucchero
10 g di lievito di birra
40 g di strutto o margarina vegetale e mezzo bicchiere di latte
Versate in una ciotola la farina di semola, unite lo zucchero e mescolate. Fate sciogliere lo strutto a fiamma bassa.
Nella farina mescolata con lo zucchero, formate un buco centrale e versate lo strutto sciolto.
Iniziate ad impastare con le mani fino ad ottenere un composto quasi unito. Aggiungete un po’ di acqua tiepida e continuate ad impastare fino ad ottenere un pasto simile a quello del pane. Lavorate il panetto fino ad ottenere un cordoncino dello spessore di circa 1 cm ed iniziate a dargli forma di S (esse) di Santa Lucia, di trecce, di piccoli vortici con bordi esterni, tagliati e a forma di cerchi con all’interno una pallina che simboleggiano gli occhi di St. Lucia e disponete i cuddureddi su una teglia rivestita di carta da forno. Mettete in forno a 200 gradi e infornate i biscotti per circa 10/12 minuti/max. Appena la cottura risulta dorata, sfornate e fate raffreddare i dolci. La mattina di Santa Lucia i cuddureddi si portano in Chiesa per la Benedizione. La ricetta è di Alda Gelsomino di Niscemi (CL).