In alcuni paesi dell’ex Unione Sovietica, ma soprattutto in Russia, si rischia una vera e propria epidemia di Aids. Nel 2017 i più alti tassi di nuove infezioni da Hiv sono stati infatti osservati proprio in Russia, confermando così un trend costante almeno sin dal 2012. Lo riporta l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie nell’ultimo rapporto. Stando al documento, la Russia è in testa alla triste classifica con 71,1 nuovi casi diagnosticati ogni 100 mila abitanti e stacca di parecchie lunghezze altri paesi dell’ex Urss come Ucraina (37), Bielorussia (26,1) e Moldavia (20.6). „Quando si combinano i dati della Federazione Russa con i dati riportati dagli altri 12 paesi sulla modalità di trasmissione dell’Hiv, i rapporti eterosessuali hanno rappresentato il 59% delle nuove diagnosi“, recita il rapporto. Per Masoud Dara, specialista dell’Oms, questo potrebbe indicare un „contagio nella popolazione generale oltre i gruppi a rischio“.
Aids in aumento tra i giovani, non riconoscono il rischio
C’è chi ancora crede che l’aids si possa prendere con un bacio o nei bagni pubblici. E tra chi non lo pensa le idee non sono molto chiare e si continua a usare poco il preservativo, soprattutto fra i giovanissimi. Sarà anche per questo che i nuovi casi di infezione da Hiv sono praticamente stabili in Europa, mentre tra i più giovani calano troppo lentamente, come segnalano il Centro Operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e l’Unicef, per la giornata mondiale di lotta all’Aids dell’1 dicembre. Secondo i dati dell’Iss, nel 2017 in Italia sono state segnalate 3.443 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti, un dato in linea con la media europea.
“L’incidenza delle nuove diagnosi di Hiv mostra una leggera diminuzione tra il 2012 e il 2015, con un andamento pressoché stabile dopo il 2015 – si legge -. Nel 2017 l’incidenza maggiore di infezione da Hiv è nella fascia di età 25-29 anni. La modalità di trasmissione principale tra le nuove diagnosi è con i rapporti eterosessuali”.
Attualmente nel mondo 3 milioni di bambini e adolescenti sono sieropositivi, e ogni giorno quasi 700 adolescenti tra i 10 e 19 anni diventano sieropositivi. Anche se entro il 2030 il numero di nuovi contagi da Hiv tra i bambini sotto i 10 anni sarà dimezzato, quello tra gli adolescenti calerà solo del 29%. Progressi troppo lenti per l’Unicef, secondo cui da qui al 2030, circa 360.000 adolescenti moriranno per malattie collegate all’Aids, in assenza di investimenti nei programmi di prevenzione, diagnosi e cura dell’Hiv. Una situazione su cui incide anche una percezione del rischio da Hiv ancora molto confusa, una scarsa propensione a ricorrere al test e un mancato uso del profilattico, che tra i giovanissimi può superare il 50%, come segnala la Lega italiana per la lotta con l’aids (Lila). Dalle richieste arrivate alla loro helpline, hanno rilevato domande e timori legati soprattutto al mancato uso o alla rottura del profilattico. Il comportamento che suscita più dubbi è il rapporto oro-genitale, anche quando non si è corso alcun rischio. Dubbi e ansie infondate riguardano anche la masturbazione, i contatti sessuali indiretti e addirittura il bacio. C’è un 11% che riferisce un’esperienza di natura non sessuale, come contatti reali o presunti con sangue, contatti con persone sieropositive o supposte tali, utilizzo di bagni pubblici.