La grande arte contemporanea ha trovato casa a Berlino. Si è conclusa la mostra che l’Istituto Italiano di Cultura ha dedicato a Michelangelo Pistoletto e al suo progetto “Cittadellarte. Riverberi e Rispecchiamenti” e già l’Istituto si appresta ad accogliere un altro importante artista, Patrick Tuttofuoco.
Tutto è accaduto venerdì, 28 settembre, con l’avvicendamento delle due esposizioni. Una sorta di passaggio del testimone, in occasione del quale a partire dalle ore 19 l’Istituto ha salutato Michelangelo Pistoletto con la proiezione del film documentario sul Maestro realizzato nel 2013 da Daniele Segre e la successiva inaugurazione della scultura luminosa “Zero (Weak Fist)” di Tuttofuoco. L’opera sarà poi visitabile sino al 31 dicembre durante l’orario d’ufficio dell’Istituto Italiano di Cultura.
“Zero (Weak Fist)” è il progetto di Patrick Tuttofuoco selezionato dal bando Italian Council 2017 – prima edizione – che si svolge tra Rimini, Berlino e Bologna dal 15 settembre 2018 al 17 febbraio 2019.
Proposto dal Polo Museale dell’Emilia Romagna con la collaborazione del Comune di Rimini, l’Accademia di Belle Arti di Bologna, l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino e l’organizzazione culturale Xing, è stato selezionato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del MiBACT tra i progetti internazionali che si sono contraddistinti per l’eterogeneità degli ambiti e dei linguaggi artistici adottati.
Con “Zero (Weak Fist)” Patrick Tuttofuoco ha inteso rispondere ad una sollecitazione istituzionale la cui occasionalità parte da un locus geografico: l’Arco di Augusto di Rimini. Sfondo e scenario d’ispirazione di questo intervento, l’Arco di Augusto è una struttura simbolica priva di porte e di barriere. Questa sua caratteristica lo rende a tutti gli effetti un’architettura non di difesa ma di accoglienza, testimone di un periodo di pace e convivenza tra popoli.
Da Rimini, si diramano due strade consolari, l’Emilia e la Flaminia, che rifrangono, proprio partendo da questo sito, un limes che è al contempo urbano e universale, ossia una coincidenza tra i confini della città-stato e i confini della sua area di influenza politico-amministrativa in continua espansione.
“Zero (Weak Fist)” si sviluppa come un intervento transitante: una scultura luminosa mobile progettata per ricollocarsi in una serie di tappe a Rimini, Berlino e Bologna.
I luoghi scelti per le tre città hanno un carattere di reperto archeologico, fossile, quasi fossero rimasti immutati nel tempo (formalmente o idealmente): l’arco romano di Rimini, la corte dell’Ambasciata Italiana a Berlino (condivisa con l’Istituto Italiano di Cultura), che è letteralmente l’estroflessione di uno spazio nazionale in territorio straniero aperto all’accoglienza, e la Porta Zamboni/San Donato, punto di accesso al quartiere universitario bolognese che è stato luogo di irradiazione della ripresa medioevale del diritto romano.
“La scultura è un oggetto fresco che pur mantenendo una forma scoraggiata e malinconica evidenzia la presenza, il contesto e il ruolo delle architetture alle quali aderisce quasi in una forma di simbiosi. Il pugno cadente da un lato può sembrare un’arresa, ma dall’altro un tentativo di negoziazione non violento”.
“Zero” è un segno. Nel linguaggio dei segni lo zero è espresso mostrando la mano chiusa con il pollice a contatto con la punta delle altre dita. Polisemicamente raccorda il gesto di un Doriforo disarmato ripreso dalla statuaria ellenistica e il rilascio sospeso tra tensione e rilassamento di un pugno semi-aperto allusivo del fare umano e la sua vita attiva.
“Zero (Weak Fist)” è un’opera cangiante, visibile nella sua natura mediale durante la notte, che utilizza un simbolo allusivo, espresso come presenza al contempo gioiosa e incombente in connessione con le monumentalità differenti di Rimini, Berlino e Bologna.