Würzburg, incantevole città sul Meno, è un vivaio di iniziative culturali in campo musicale, letterario, artistico e scientifico. La sua università possiede un proprio museo storico-artistico, il Martin-von-Wagner-Museum, che proprio quest’anno in cui cade il 250° anniversario della morte del grande pittore italiano Giovanni Battista Tiepolo ha organizzato un’esposizione a lui dedicata con il titolo ufficiale Der Arbeit die Schönheit geben – Tiepolo und seine Werkstatt in Würzburg, cioè “Al lavoro dare la bellezza”, una frase tratta da un protocollo di corte e riferiti all’artista che operò in riva al Meno dal 1750 al 1753. Si potrebbe quasi dire che il Tiepolo stia a Würzburg come Piero della Francesca ad Arezzo, o come il Palladio a Vicenza. In realtà il grande pittore veneziano, oltre che nella sua patria, compì prodigi anche a Udine, Vicenza, Bergamo, Milano, e perfino a Madrid, dove è morto.
La sua fama raggiunse tutta l’Europa civile, ed anche il re di Svezia avrebbe voluto averlo alla sua corte, ma gli offrì un compenso troppo basso, e non l’ottenne. Comunque il suo colossale lavoro a Würzburg è ritenuto non solo il frutto più perfetto e meglio conservato della sua meturità artistica, ma anche una delle più grandi volte affrescate del mondo (677 m²). Scampata per miracolo alla distruzione sotto le bombe della guerra, e preservata nel dopoguerra grazie all’intervento di un colto ufficiale americano, John Davis Skilton, nel 1981 l’UNESCO l’ha assunta nella sua lista del patrimonio dell’umanità.
La mostra organizzata dal Martin-von Wagner-Museum resterà aperta dal 31 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021, un periodo di tempo che forse casualmente coincide bene con la durata del viaggio del Tiepolo da Venezia a Würzburg, che durò più di due mesi e fu assai faticoso, dovendo attraversare le Alpi all’inizio dell’inverno. Il grande maestro arrivò alla meta assieme ai suoi figli ed allievi Giovanni Domenico e Lorenzo il 10 dicembre 1750 e venne subito accolto con tutti gli onori dal principe vescovo Karl Philipp von Greiffenau, che fece tutto il possibile affinché si trovasse a suo agio in quel piccolo centro rurale con 1.500 abitanti che era allora Würzburg, dove si parlava una lingua per lui del tutto incomprensibile. Appena acclimatato, il Tiepolo cominciò a organizzare praticamente il lavoro formando tre o quattro squadre necessarie per svolgere un compito così vasto, ciascuna delle quali comprendeva un pittore, un assistente e un intonacatore.
Il direttore del Museo è Damian Dombrowski, professore di storia dell’arte presso l’Università di Würzburg, che padroneggia perfettamente l’italiano avendo lavorato a Roma come redattore della Radio Vaticana e con un’importante Professur presso la Biblioteca Hertziana. Ci spiega che il percorso espositivo è suddiviso in nove sezioni: nella prima sono radunati i ritratti degli artisti di corte che circondavano il Tiepolo, nella seconda sono mostrati i documenti relativi al Tiepolo stesso, la terza invece si occupa sugli affreschi di Palazzo Labia a Venezia, che si possono considerare i precursori immediati di quelli di Würzburg. La quarta sezione riguarda gli affreschi della Sala Imperiale, la quinta la prassi della bottega, con numerose copie dei suoi allievi, poi la sesta illustra le pitture “a latere” cioè dei quadri dipinti dal Tiepolo indipendentemente e contemporaneamente all’affresco. La settima sezione consiste in un seguito di disegni autografi del Tiepolo che attestano la sua estrema libertà artistica. L’ultima sezione è la più intrigante e mostra degli schizzi capricciosi e fantastici del grande artista italiano.