I ristoranti italiani nel mondo (quelli veri) non sono solo “ambasciatori” del made in Italy ma anche garanti della qualità e dell’origine dei prodotti italiani. Da ormai quasi un anno le loro attività sono interamente chiuse. Ma come sarà il futuro post Covid-19 per i ristoranti italiani all’estero? In un intervista per il “Corriere d’italia” il Presidente del Movimento delle Libertà Massimo Romagnoli commenta la situazione attuale del horeca e si posiziona al loro fianco.
Onorevole Romagnoli come commenta la situazione creata dal covid 19 per i ristoratori italiani all’estero?
Sono tempi difficili per tutti noi che stiamo cercando di minimizzare la gravita della situazione rimanendo positivi. Il nostro mondo sembra essersi fermato da mesi: mesi paradossali, illogici, che hanno ferito specialmente la ristorazione. Senza che ancora si possa intravedere la luce in fondo al tunnel. Dopo una prima fase di grande solidarietà verso il settore, l’Horeca é precipitata in una crisi senza precedenti. Nel mio tour europeo iniziato da settembre, ho toccato da vicino la realtà in cui si trovano i ristoratori italiani. Ho registrato molto sconforto e un forte disagio. Questa categoria si sente ormai con le spalle al muro al termine di un anno fortemente condizionato dall’emergenza Covid, senza alcuna certezza per il futuro a cominciare dalla “questione” riapertura.
Come stano affrontando la situazione?
Alcuni di loro hanno chiuso per non aprire più, altri sono ansiosi di avere notizie per una riapertura vicina. Ho incontrato ristoratori che avevano iniziato la propria attività poco prima dell’emergenza covid e che adesso si trovano in una situazione di sconforto e senza via di uscita. Purtroppo vedere persone che stanno perdendo lavoro, chiudendo attività e che non trovano via di uscita mi ha fatto veramente male.
Ci sarebbero soluzioni per salvare questa categoria dal fallimento?
In primis, appare scontato il richiamo ad aiuti, sovvenzioni a fondo perduto, sgravi fiscali e quant’altro, che le “amministrazioni”, a cominciare da quelle statali, devono concedere al settore, al fine di un suo rilancio. Poi va anche detto, che in questi ultimi anni ci siamo resi conto che non conosciamo più i nostri patrimoni storici e paesaggistici, le bellezze del nostro turismo interno sono pressoché sconosciute agli italiani stessi, ai giovani ancor di più. Cosi come per la nostra cucina. E così, allo stesso modo, in cucina siamo diventati giapponesi, indiani e tutto quello che la moda ha richiesto che fossimo. Allora riscopriamoci e rivalorizziamo attraverso l’acquisizione delle nostre eccellenze d’arte e cultura anche in cucina, eccellenze che sempre sono e saranno espressione d’identità di un territorio e di un popolo: il Nostro.
Quale messaggio vuole lanciare agli italiani all’estero?
Premesso che occorrono, come detto, aiuti concreti e sostanziosi, ritengo che sia altresì necessario lanciare a tutti i livelli, messaggi di speranza e di positività. Messaggi che devono essere trasmessi da tutti gli organi politici e amministrativi e dai mezzi di informazione. Il mio, in definitiva, vuol essere un messaggio di speranza ed un augurio sincero per tutti.