Roberto Menia (FdI) ha presentato un’interrogazione al Ministro degli Esteri Tajani, evidenziando come la riduzione dei fondi destinati al Comites Ungheria compromette la loro effettiva attività. Secondo Menia, tale situazione, se non risolta in tempi brevi, potrebbe avere delle ripercussioni sulla riuscita dell’operatività di tali organizzazioni.
Il senatore di Fratelli d’Italia afferma nella sua introduzione che il finanziamento annuale del governo è parte integrante del funzionamento del Comites e del Cgie (Consiglio Generale Degli Italiani All’Estero). I budget stanziati per questi soggetti dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sono rispettivamente con il numero 3103 (Comites) e il numero 3131 (Cgie).
Dal 2020 al 2022, secondo Menia, il budget complessivo per la rete del Comites è stato di 2.248.138 euro (capitolo 3103), e per l’intero CGIE di 1.107.500 euro (capitolo 3131). Dall’ultima legge di bilancio tali importi sono stati fortemente ridotti a 1.248.138 euro (capitolo 3103) e a 607.500 euro (capitolo 3131).
Parlando del Comites ungherese, ha osservato il Senatore, “è stata prevista, quale finanziamento ordinario per tutto l’esercizio finanziario 2023, la cifra complessiva di 3.256 euro, di cui è stato erogato l’importo di 434 euro a titolo di anticipo (ex messaggio ministeriale n. 49316 del 22 marzo 2023), creando così un forte disagio per la sua operatività; infatti, dalla valutazione delle spese correnti, la situazione economico-finanziaria del citato Comites è molto critica, dal momento che, già a fine aprile, si ravvisa un saldo negativo di ben 1.402 euro, con probabile negativo di quasi 2.000 euro a fine anno, pur avendo praticamente azzerato ogni spesa, salvo quelle derivanti dagli obblighi fiscali nei confronti delle autorità ungheresi (in quanto persona giuridica legalmente costituito localmente) e la tenuta dei conti correnti“
Peraltro, – continua il Senatore- tale situazione risulta critica per i consiglieri, specie per quelli dell’esecutivo, ponendoli in una condizione di formale illegalità, contabile e fiscale, e costringendoli a provvedere con proprie risorse, essendo loro in regime di responsabilità personale; tutto ciò – sostiene Menia – pone in forte crisi la stessa esistenza del Comites-Ungheria, che oggi, per poter operare, ha sede legale provvisoria a titolo gratuito presso un consigliere”. Menia evidenzia che “Tali difficoltà economiche hanno coinvolto anche altri 118 Comites, soprattutto quelli di nuova costituzione o comunque più recenti, i quali rappresentano circa 1.298 italiani residenti all’estero (registrati presso l’AIRE), problemi che determinano la necessità da parte dei consiglieri di finanziare loro stessi i Comites per evitare conseguenze giudiziarie e fiscali nelle varie giurisdizioni di competenza”. Menia chiede a Tajani se è a conoscenza “della situazione descritta e quali iniziative intenda adottare per evitare che i ritardi nel finanziamento continuino a peggiorare la situazione economica di tutti i Comites e in particolare del Comites Ungheria, compromettendone la loro stessa esistenza”.