Vignali del MAECI: La Costituzione stabilisce il diritto ad emigrare. Tommaso Conte del CGIE: Se non fossimo emigrati, tutto sarebbe crollato
Si è svolto online un webinar promosso dal Consiglio Generale per gli Italiani all’estero dedicato al 75° anniversario della Costituzione Italiana.
L’evento si è aperto con un video di saluto del Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del MAECI, Luigi Maria Vignali.
“75 anni sono tanti – ha esordito il Direttore Generale – ma la Costituzione Italiana resta viva, dinamica, in qualche modo meravigliosa. La Costituzione Italiana, ricordo, stabilisce il diritto ad emigrare e la possibilità dei nostri connazionali all’estero di essere rappresentati. Questa è sicuramente la più grande conquista che la nostra Costituzione ha regalato agli italiani residenti all’estero. Ed è particolarmente importante il principio di rappresentatività nel parlamento italiano di così tanti connazionali che sono all’estero, perché riconosce l’impegno, i sacrifici, la storia della nostra migrazione e quanto sia importante per lo Stato italiano”.
Il Consigliere CGIE eletto in Germania, Tommaso Conte, è intervenuto, ricordando a sua volta che: “ l’Articolo 1 della nostra Costituzione recita: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Mentre il Direttore Generale Vignali citava tra i pregi della Costituzione „Il diritto a emigrare “, il Consigliere CGIE Conte, con una nota pungente, ha ricordato che la nostra è „Una Repubblica fondata sul lavoro in un Paese in cui la prima cosa a mancare era proprio il lavoro!“.
Conte ha invitato i convenuti a „immaginare cosa sarebbe successo in quella giovane Repubblica democratica se centinaia di migliaia di persone fossero scese in piazza, disperate, reclamando il diritto a quel lavoro. Vi invito a immaginare tutti i pericoli che il giovane, fragile sistema democratico avrebbe corso sotto una pressione sociale tanto giustificata quanto insostenibile.
Storici e sociologi sono d’accordo: con molta probabilità la democrazia sarebbe crollata, la pace sociale sarebbe stata minata, lo sviluppo economico sarebbe stato fermato.
Invece no. Centinaia di migliaia d’italiani, anzi milioni di italiani nel corso di tre decenni, si sono abbracciati la croce e sono emigrati.
Sono emigrati per versare all’estero sangue e sudore, lasciando all’Italia il tempo e lo spazio necessario per una crescita democratica e stabile.
È stata l’emigrazione la valvola di sfogo che ha permesso all’ordinamento politico post- bellico il tempo necessario per rafforzare le radici nel terreno della democrazia.
Noi italiani all’estero siamo fieri della nostra Costituzione che è esempio di libertà e partecipazione in tutto il mondo”.