Alzi la mano chi da bambino non voleva essere come lui, Zorro, o non faceva il tifo per le sue imprese. Il fascinoso fuorilegge, interpretato dall’attore Guy Willliams, nome d’arte di Armando Catalano, ebbene sì, di origine italiana, firmava con una Zeta le sue gesta di vendicatore di torti, ricchi contro poveri, oppressori contro oppressi. Elegante, mai sanguinario, tracciava la lettera in punta di spada su un muro o sulla giubba del goffo sergente Garcia per rivendicare un colpo andato a segno.
Adesso la Zeta, innocente ultima lettera del nostro alfabeto, la zzzzz del sonno, dolce come lo zucchero e zuzzerellona quanto basta per sapere che gli ultimi possono essere i primi, viene effigiata sui veicoli militari di Putin, usata, sembra, come un modo sbrigativo ma efficace per distinguere i mezzi bellici, i nemici dagli amici.
Da simbolo di lotta contro il sopruso Zeta è diventata sinonimo di aggressione, dolore, manipolazione, da numero atomico ad emblema di chi minaccia di usare l’atomica, da immagine di vita, Z è l’iniziale del verbo greco ζω vivere, a quella di morte.
Un marchio di infamia per chi la indentifica ancora oggi con Zorro, il fuorilegge gentiluomo.