Era un giorno sereno e soleggiato il 14 luglio 1947, quando, nella piccola cittadina di Ahrweiler – nei pressi di Coblenza –, dopo cinque udienze, la venticinquenne Irmgard K. viene condannata a morte. L’accusa è gravissima: avrebbe ucciso i suoi figli, il piccolo Günter di cinque anni e la piccola Karin di soli 19 mesi. Irmgard K., difatti, confessò di aver strangolato Günter e Karin perché non sarebbe riuscita a sopportare di vedere “i volti dei suoi figli segnati dalla fame”. Non è un mistero il fatto che dopo la seconda guerra mondiale, il cibo era una cosa rara: ma i giudici del tribunale di Ahrweiler non le credettero. Alcuni vicini e inquilini di Irmgard K. testimoniarono che la giovane donna conosceva molti militari americani, che le facevano avere di tutto, anche da mangiare. Dunque, qual era il vero motivo di Irmgard K.? Cosa spinse la giovane donna ad uccidere i propri figli? La verità non si saprà mai.
Quel che si saprà, invece, è che Irmgard K. doveva essere decapitata. Il Land Renania-Palatinato, tuttavia, non aveva una ghigliottina funzionante. E così nel 1948 iniziò la costruzione della ghigliottina su richiesta di Adolf Süsterhenn, il ministro di Grazia e Giustizia della Renania-Palatinato.
Nel frattempo, a Bonn, iniziano nell’autunno del 1948 le consultazioni del Consiglio parlamentare per formulare la Costituzione tedesca, il cosiddetto Grundgesetz (legge fondamentale). Nel Consiglio parlamentare 65 delegati dei partiti democratici discutono anche se abolire una volta per tutte la pena di morte. Il dibattito è infuocato: da una parte si schierano con Adolf Süsterhenn, avvocato cattolico promotore della pena di morte, soprattutto gli esponenti democristiani e di centro, mentre dall’altra parte – contro la pena di morte – si batte l’avvocato socialdemocratico Friedrich Wilhelm Wagner, appoggiato dal suo partito e dai comunisti.
Ma Süsterhenn ha un ulteriore problema: oltre a temere le capacità oratorie del suo concorrente Wagner, si profilano inattese difficoltà nel costruire la ghigliottina. Quindici fabbri rifiutano di costruire la lama di sedici chili. Nel frattempo Imgard K, detenuta nel carcere di Dietz, spera in un miracolo. Riuscirà Süsterhenn a far costruire la ghigliottina in tempo, vala a dire prima della decisione del Consiglio parlamentare relativa alla condanna di morte?
Nel febbraio 1949 il ministero di Giustizia della Renania-Palatinato riesce finalmente a convincere un fabbro a costruire la lama. Ma ci vorranno almeno due mesi per finirla. Nel frattempo, nell’assemblea costituente, si profila un acceso dibattito proprio per quanto riguarda l’articolo 102, quello relativo alla pena di morte. Süsterhenn, che durante il periodo nazista aveva difeso a spada tratta una decina di preti che rischiavano di finire nei campi di concentramento, si appella a Dio: il potere dello Stato è legittimato dalla volontà di Dio. Dio dona la vita agli uomini e, dunque, se un uomo commette un reato grave, lo Stato, in quanto volontà di Dio, può togliere la vita all’uomo. Wagner, che durante il Terzo Reich dovette emigrare prima a Parigi e poi negli Stati Uniti, non riusciva a sopportare l’idea che uno Stato possa uccidere un uomo, in quanto nessuno può mai essere sicuro della colpevolezza di un imputato. Del resto, la vita di un uomo non può essere a disposizione del potere di uno Stato.
“La ghigliottina sarà pronta l’11 maggio 1949”, annuncia il ministero di Giustizia della Renania-Palatinato verso la fine di aprile. La seduta nella quale sarà discussa per l’ultima volta la questione della pena di morte si terrà il 5 maggio, vale a dire pochi giorni prima. La mattina del 5 maggio l’avvocato Friedrich Wagner si prepara per l’arringa finale contro la pena di morte: deve convincere gli altri membri dell’assemblea costituente. Il suo avversario, Adolf Süsterhenn, si appresta a raggiungere l’assemblea, ma il suo autista commette un errore e fa sbandare la vettura. Süsterhenn, gravemente ferito, non potrà partecipare alla seduta e Wagner riesce ad ottenere con una manciata di voti in più un risultato storico: la pena di morte viene abrogata.
Pochi giorni dopo, l’11 maggio 1949, la sentenza di morte contro Irmgard K. verrà trasformata in ergastolo. Irmgard K. resterà in carcere per trent’anni. Sarà Helmut Kohl, che fu ministro nella Renania-Palatinato prima di diventare cancelliere, a donarle la grazia.