Dolore cronico nel basso della schiena, dolore cronico e formicolio alle gambe: in alcuni casi, questi sintomi possono derivare da un restringimento del canale spinale, la stenosi vertebrale lombare. Come nel caso della signora Franca R. (82 anni), che -dopo un intervento microchirurgico- è tornata a camminare. Ne parliamo con il Dr. Alexander Romagna
“Negli ultimi mesi riuscivo a camminare a malapena intorno al caseggiato“, ci racconta la signora Franca. Camminando, l’anziana signora avvertiva un dolore fortissimo localizzato nella schiena e soprattutto nei glutei e polpacci. Fermandosi, sedendosi e piegandosi in avanti il dolore si alleviava leggermente. “Ad un certo punto il dolore non era più sopportabile“, racconta l’arzilla signora. L’intervento risale a pochi giorni fa, ma ora cammina lungo il corridoio della clinica. “Fa male ancora un po’ la ferita, ma i forti dolori alle gambe sono passati.”
La signora 82enne avvertiva dolori da molti mesi. Inizialmente era soltanto un fastidioso mal di schiena. Con il passare del tempo ha percepito una sorta di “colpo della strega“, ovvero dolori che si estendevano dalla parte bassa della schiena alle gambe. Il tutto si manifestava in combinazione con un formicolio che aumentava camminando. Sulle prime la signora ha pensato che il tutto potesse dipendere da un’artrosi dell’anca e ha cercato di ignorare i sintomi. Ha anche pensato ad un problema circolatorio alle gambe. Infatti, la cosiddetta arteriopatia periferica che è dovuta all’ostruzione delle arterie periferiche delle gambe può anch’essa causare dolore alle gambe durante il cammino.
“L’artrosi all’anca e l’arteriopatia periferica possono provocare sintomi molto simili a quelli dovuti al restringimento del canale spinale lombare“, spiega il dott. Romagna, altoatesino d’origine, Oberarzt di chirurgia spinale presso il reparto di neurochirurgia alla München Klinik Bogenhausen a Monaco di Baviera. “È tipico che il paziente affetto da stenosi lombare noti un alleviamento del dolore nel piegarsi in avanti. Infatti, piegandosi in avanti, il restringimento del forame attraverso il quale la radice del nervo esce dal canale spinale viene temporaneamente disteso, determinando così un certo sollievo. Ecco perché andare in bici o piegarsi in avanti sul carrello della spesa porta ad un temporaneo miglioramento della sintomatologia dolorosa, che si ripresenterà nuovamente con la ripresa della passeggiata”. Inizialmente il trattamento conservativo ebbe risultati positivi per la signora Franca: temporaneamente i sintomi si alleggerirono con antidolorifici, fisioterapia ed infiltrazioni.
Dichiara il dott. Romagna: “Il mal di schiena nell’85% dei casi non è ascrivibile ad una causa precisa. La terapia conservativa di questo mal di schiena cosiddetto aspecifico è essenziale. Essa include attività fisica ed una fisioterapia che miri al rafforzamento dei muscoli paravertebrali e lombari, cioè i muscoli della schiena. Inoltre -e questo è un fatto sottovalutato- il peso corporeo deve essere assolutamente mantenuto nella norma sia per la prevenzione che per la cura del mal di schiena. Inoltre, è stato accertato che il fumo porta ad un netto aumento del rischio di soffrire di mal di schiena“.
Se invece il mal di schiena deriva da una patologia della colonna vertebrale (“mal di schiena specifico“), risulta necessario trattare la causa. Dopo mesi di dolori e scarsi risultati con terapie varie la signora Franca si è rivolta ad un centro neurochirurgico specializzato in chirurgia spinale. Là, finalmente la diagnosi viene individuata in base ad un esame neurologico accurato ed una risonanza magnetica della colonna spinale: si tratta di una stenosi vertebrale lombare (vedi immagine in alto). Questa stenosi comporta un restringimento del canale spinale lombare ed è causata da una degenerazione del disco vertebrale e spesso dall’ingrossamento dei ligamenti (ligamento flavo) che portano ad una compressione dei nervi che passano attraverso il canale lombare su questo livello. Con un intervento in tecnica microchirurgica viene decompresso il canale lombare e vengono liberati i nervi (vedi immagine al centro). Questa tecnica può anche essere applicata alla colonna cervicale e toracica.
Per molti pazienti la paura di un intervento alla colonna vertebrale è grande. Molti temono una lesione del midollo e di finire su una sedia a rotelle. “Il rischio di complicanze gravi come quello della paraplegia e della sedia a rotelle è basso“, spiega il dott. Romagna. “Il midollo finisce nella parte superiore della colonna lombare e noi operiamo lontano da esso. Comunque, è evidente che ogni intervento chirurgico comporta dei rischi. Non sarebbe serio affermare che esiste un’operazione senza rischi, specialmente operando vicino a radici spinali e simili. Ciononostante, i rischi sono contenuti e accettabili. L’intervento viene effettuato con l’aiuto del microscopio e con micro-strumenti chirurgici. Si può dire che è diventato un intervento molto sicuro e standardizzato in neurochirurgia“.
In modo particolare i diabetici e gli anziani non dovrebbero aspettare troppo, consiglia il dott. Romagna. “La compressione cronica di un nervo può creare danni irreparabili“. Oltre ai timori per l’intervento in sé, al momento c’è molta paura di infettarsi di Covid19 in una struttura ospedaliera. Il dott. Romagna afferma: “Per quanto riguarda il Covid19 esprimo la mia opinione affermando che la maggior parte dei grandi centri ospedalieri in Germania sta creando ambiti in cui la degenza può avvenire col minor rischio possibile di infezione. Questo accade non solo tramite misure di prevenzione igienico-sanitarie severe, ma anche tramite tamponi continui, visite regolate, isolamento di pazienti con presumibili contatti ecc. Quindi, a mio avviso, questo timore puó essere affrontato con precauzioni e fiducia nei centri ospedalieri tedeschi.“
La signora Franca è contenta di essere stata operata. Già il primo giorno dopo l’intervento puó muoversi senza restrizioni e dopo una permanenza in clinica di 3-5 giorni verrà dimessa a casa. Dice: “Non comprendo gli anziani che stanno a casa e si lamentano ma non si fanno operare per la grande paura. Nel mio caso, il dolore se ne è andato e riesco a camminare ed essere attiva di gran lunga più di prima “.
In breve: la sindrome del canale lombare stretto – la stenosi lombare
Lo spazio racchiuso dalle vertebre e dai forami vertebrali viene definito canale spinale. Una stenosi del canale spinale lombare è dunque definita da un restringimento di questo spazio osseo nella colonna lombare.
Quali sono le cause della stenosi lombare?
La causa più comune è l’invecchiamento. Esso comporta una degenerazione del disco vertebrale, l’ispessimento dei ligamenti ed un’artrosi delle piccole articolazioni. Questi fattori portano ad una compressione dei nervi nel canale lombare su questo livello.
Che sintomi può dare la stenosi lombare?
I sintomi più comuni sono: dolore, formicolio, claudicatio motoria (aumento dei dolori camminando) e perdita di forza. Spesso i pazienti affetti devono fermarsi a causa di questi dolori e sedersi o piegarsi in avanti. La qualità di vita può essere notevolmente ridotta da tutto ciò.
Come viene fatta la diagnosi?
La diagnosi viene accertata con un esame neurologico accurato ed una risonanza magnetica lombare.
Quale trattamento è indicato?
In caso di sintomi leggeri può essere scelta una terapia conservativa a base di antidolorifici e fisioterapia. Se questa terapia non aiuta a lungo termine o nel caso di perdita di forza muscolare è indicato l’intervento chirurgico. In tecnica microchirugica -ovvero con l’aiuto del microscopio e micro-strumenti chirurgici- viene decompresso il canale e vengono liberati i nervi curando così la stenosi. In caso di instabilità delle vertebre può essere necessario un intervento di stabilizzazione con delle viti e barre coadiuvato dall’impiego di un sistema di neuronavigazione spinale. La mobilizzazione del paziente generalmente avviene tempestivamente e la degenza può essere seguita da una riabilitazione stazionaria.