Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è trovato ad affrontare un conflitto con un genitore, un figlio, un partner, un collega di lavoro
Per quanto un conflitto possa generare sentimenti ed emozioni fastidiosi perché nasce da bisogni divergenti, esso, in realtà, è un momento importante, in quanto permette di mettere a confronto pensieri, comportamenti, aspettative diverse, che altrimenti rimarrebbero latenti e potrebbero rovinare, in un secondo momento, la relazione. Lo scopo del conflitto non è quello di allontanarsi dal partner relazionale, ma di crescere insieme attraverso una condivisione profonda di sentimenti e obiettivi.
Ciò che allora diviene importante, non è tanto la quantità di conflitti ma il modo in cui essi vengono gestiti (comportamenti, tattiche, strategie), a seconda, anche, dal tipo di conflitto che una persona è chiamata ad affrontare. A tal proposito, è possibile distinguere due tipologie di conflitto, sulla base dell’argomento in esame:
1. Conflitti logistici: faccende domestiche, scelta delle vacanze etc., che richiedono la necessità di trovare un punto di incontro e quindi un nuovo adattamento;
2. Conflitti profondi: relazioni con le famiglie di origine, problematiche nella sfera sessuale etc.
Cosa fare e cosa non fare durante un conflitto?
Cosa fare
• Esprimere i propri sentimenti: condividendo con l’altro i propri sentimenti e le proprie emozioni, si permette all’altro si sintonizzarsi su quel preciso stato d’animo (es. “in questo/quel momento, io mi sono sentito così)
• Esprimere la rabbia a parole: privilegiare l’uso della parola nell’espressione della propria rabbia, anzichè l’aggressività (es. urlare)
• Ascoltare il partner in modo attivo: per poter risolvere un conflitto in modo funzionale, è necessario capire bene cosa ci sta dicendo l’altro, le sue emozioni. É necessario, quindi, mettersi nei suoi panni per comprendere a fondo il suo stato d’animo. Per fare ciò, si possono fare delle domande (es. “Come ti sei sentito quando è successo questo?”)
• Sdrammatizzare: questa strategia va usata con cautela perchè non tutti amano l’ironia. Eventualmente, da usare al termine del conflitto, quando la situazione è meno tesa
• Concentrarsi sugli aspetti positivi del partner: durante un conflitto, è molto facile concentrarsi sugli aspetti negativi del partner, finendo per creare un circolo di emozioni negative che si autoalimenta. Bisogna, invece, concentrarsi sugli aspetti positivi dell’altro e sui motivi che ci legano a lui, provando a mettersi in posizione meno aggressiva
Cosa non fare
• Evitare la discussione: questa strategia porta a una calma apparente della situazione ma, in realtà, farà sì che il problema si ripresenti successivamente, in modo più esplosivo. Nel caso in cui una persona non si senta di affrontare una discussione in un dato momento, è meglio che esprima le proprie emozioni/difficoltà in tale senso (es. “mi dispiace, ma in questo momento sono troppo triste/arrabbiato e non riuscirei a discutere con te in modo razionale. Possiamo parlarne più tardi?”)
• Ferire l’altro (minaccia, critica, girare lo sguardo etc.): questa strategia disfunzionale non ti servirà a gestire la situazione e ti farà stare male
• Critica generalizzata: ad esempio, una frase come “fai sempre così”, farà sentire l’altro attaccato. Al contrario, ogni avvenimento va sempre contestualizzato, senza fare accuse generalizzate
• Difendersi a tutti i costi: difendersi sì, ma non sempre. La difesa va attuata sulla base di ciò che fa e dice l’altro. Il problema è che spesso, ci si difende anche solo dopo una osservazione dell’altro, il quale, si allontanerà.
Per concludere, sottolineo che questi suggerimenti schematici, non vanno messi in atto in modo meccanico. È necessario che ognuno rifletta su quali siano le strategie disfunzionali che utilizza solitamente e le modifichi con altre più funzionali. Questo lavoro, che può anche iniziare in modo autonomo, va poi inserito in un percorso psicoterapeutico (individuale o di coppia) in cui si analizza la personale storia relazionale del paziente e si lavora affinché egli acquisisca, all’interno delle sue dinamiche usuali, comportamenti e strategie efficaci per gestire i conflitti.