Definizione e storia naturale
I calcoli biliari (litiasi) sono dei sassolini che si sviluppano nella cistifellea, un organo che si trova sotto il fegato nel quadrante superiore destro dell’addome. I calcoli biliari si formano perché la bile, il liquido conservato nella cistifellea che aiuta l’organismo a digerire i grassi, si solidifica: la bile è prodotta dal fegato e poi conservata nella cistifellea fino a quando l’organismo la richiede. La cistifellea normalmente si contrae e invia così la bile nel dotto biliare, un tubicino che collega la cistifellea all’intestino, dove contribuirà al processo di digestione.
Se la bile non scorre bene attraverso questi tubicini, può causare un’infiammazione della cistifellea, dei dotti stessi o, in rari casi, del fegato. Nel dotto epatico comune confluiscono altri dotti tra cui quello pancreatico, in cui passano gli enzimi digestivi prodotti dal pancreas. In alcuni casi i calcoli che passano nel dotto epatico comune provocano l’infiammazione del pancreas (pancreatite acuta), un disturbo molto doloroso e potenzialmente grave. I sintomi caratteristici della presenza di calcoli in grado impedire il normale svuotamento della cistifellea sono: nausea con o senza vomito, dolore addominale, alla schiena o al braccio destro. I sintomi compaiono in genere subito dopo mangiato e sono indicati genericamente con il nome di colica biliare.
Il 70 per cento dei soggetti affetti da problemi alla cistifellea resta asintomatico, tanto che spesso la diagnosi è occasionale ed avviene in seguito ad un controllo ecografico di routine dell’addome eseguita per altri motivi. Del 20% delle persone sintomatiche, l’80% accusa sintomi lievi, mentre il restante 20 per cento ha coliche forti e frequenti. La colica biliare tipica è caratterizzata da dolore continuo, scatenato il più delle volte da un pasto ricco di grassi, che dura senza intervalli da 30 minuti a tre ore, localizzato alla bocca dello stomaco e irradiato al fianco destro, a volte fino al dorso e alla scapola destra, associato frequentemente a nausea e vomito.
Numerosi e da diverse parti del mondo sono gli studi epidemiologi che chiariscono la storia naturale della malattia e che rimarcano una maggiore prevalenza della calcolosi nelle donne, mettendo in risalto alcuni fattori di rischio, tra cui soprattutto l’obesità, in aumento nei paesi industrializzati, ma anche come sopra menzionato il numero delle gravidanze e l’ipertrigliceridemia (aumento del livello dei trigliceridei nel sangue). Non vanno tuttavia sottovalutati l’uso di contraccettivi orale, la perdita rapida di peso (spesso dopo un intervento di chirurgia bariatrica), il digiuno, l’aumentato consumo di alcol, le malattie dell’ileo (rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn) e i fattori genetici. La Calcolosi biliare interessa circa il 15 per cento delle donne e l’8% degli uomini dopo i 40 anni, con una con una frequenza che tende ad aumentare con l’età.
Ma qual è l’atteggiamento terapeutico più corretto nella calcolosi sintomatica e in quella silente?
La scelta del tipo di intervento dipende, oltre che dalla presenza o meno dei sintomi, anche dalle caratteristiche del calcolo (che all’esame radiologico può essere radiotrasparente o radiopaco, cioè calcificato), dalle sue dimensioni, dal numero e dallo stato della colecisti, dal suo contenuto (i più frequenti sono composti da colesterolo).
Nelle forme asintomatiche (ossia nella calcolosi silente) l’atteggiamento unanime è di non fare niente, soprattutto non intervenire chirurgicamente con l’asportazione della cistifellea (colecistectomia), eseguendo però una ecografia annuale. L’intervento può essere indicato invece nelle condizioni che sembrano predisporre a un maggior rischio di cancro alla colecisti, come la cosiddetta “colecisti a porcellana”, nei sottogruppi a rischio di complicanze, in presenza di calcoli superiori a 3 centimetri.
Nei casi selezionati, in cui i calcoli hanno un’alta probabilità di dissoluzione (calcoli di colesterolo,piccoli, di dimensioni non superiori a 15 mm, non calcificati, ossia radiotrasparenti), le coliche biliari non sono frequenti e la colecisti è funzionante, cioè in grado di contrarsi (funzione che può essere valutata con la colecistografia orale), va però considerata l’impiego degli acidi biliari, in particolare l’acido ursodesossicolico. La terapia medica è indicata anche quando l’intervento è controindicato per l’età avanzata o per condizioni di salute scadute o per altre malattie concomitanti, come il diabete. La durata del trattamento va da sei mesi a un anno ed è necessario effettuare periodici controlli per monitorare la situazione e verificare l’efficacia della cura.
Nella calcolosi sintomatica, che ha già determinato episodi di coliche biliari, il trattamento varia da caso a caso (senza complicanze o con complicanze).I pazienti sintomatici presentano infatti il 25% di possibilità in più, rispetto a quelli senza sintomi, di sviluppare complicanze legate alla presenza di calcoli: pancreatite acuta, secondaria alla migrazione del calcolo in coledoco e a ostruzione del dotto pancreatico, colecistite acuta, perforazione della cistifellea, litiasi del dotto coledoco). In questi casi l’intervento chirurgico è indicato sempre, tranne quando il paziente è a rischio operatorio. Il trattamento standard è l’asportazione della colecisti per via laparoscopica, terapia di scelta nelle forme sintomatiche non complicate, oppure la chirurgia tradizionale in quelle complicate.
In caso di colecisti funzionante, con più calcoli radiotrasparenti, negli anziani alto rischio chirurgico (come quelli cardiopatici) e in presenza di sintomi, può essere indicata (con molta attenzione) l’infusione per via percutanea di solventi chimici organici.
Il ruolo della litotrissia è invece sempre più ristretto ed è limitato alle forme sintomatiche di calcolosi con colecisti funzionante e calcoli di piccole dimensioni in numero limitato, in pazienti a rischio chirurgico elevato o che non vogliono sottoporsi all’intervento laparoscopico.
Raccomandazioni dietetiche
• Preferire pasti piccoli e frazionati nel corso della giornata per migliorare la motilità della colecisti e ridurre il rischio di sovrasaturazione in colesterolo della bile.
• Buona idratazione
• Prediligere preparazioni semplici come la cottura al vapore, ai ferri, alla griglia, alla piastra, al forno, al cartoccio.
• Evitare un’alimentazione sbilanciata, troppo ricca di grassi.
• Consumare cibi che aiutano a normalizzare il transito gastrico e intestinale
• Seguire le raccomandazioni per una corretta alimentazione nella popolazione generale in merito alla riduzione di grassi soprattutto di origine animale, di bevande ed alimenti ricchi di zuccheri e all’assunzione di adeguate porzioni di frutta e verdura.
Alimenti consentiti e consigliati
• Pane, fette biscottate, cereali per la prima colazione, biscotti secchi, pasta, riso, polenta, orzo, farro possibilmente integrali.
• Frutta matura e verdura di stagione (variando i colori per favorire un idoneo introito di vitamine e sali minerali).
• Carni sia rosse che bianche, magre e private dal grasso visibile.
• Affettati, prosciutto crudo, cotto, speck, bresaola, affettato di tacchino/pollo, privati del grasso visibile (1-2 volta a settimana).
• Pesce, fresco e surgelato.
• Latte e yogurt parzialmente scremati.
• Formaggi freschi e stagionati un paio di volte a settimana in sostituzione di un secondo piatto di carne o uova, come 50 grammi di Grana Padano, consigliabile anche come sostituto del sale per insaporire i primi (un cucchiaio 10 grammi). Grana Padano è un concentrato di latte, ma meno grasso del latte intero perché parzialmente decremato durante la lavorazione, il suo consumo incrementa l’apporto proteico ai pasti e favorisce il raggiungimento del fabbisogno giornaliero di calcio e vitamine come la B12 e la A.
• Acqua, almeno 1,5 litri al giorno da distribuire durante l’arco della giornata.
Consigli comportamentali
• In caso di sovrappeso o obesità si raccomanda la riduzione del peso e del “giro vita” ossia la circonferenza addominale, indicatore della quantità di grasso depositata a livello viscerale. Valori di circonferenza vita superiori a 94 cm nell’uomo e ad 80 cm nella donna si associano ad un rischio cardiovascolare “moderato”, valori superiori a 102 cm nell’uomo e ad 88 cm nella donna sono associati ad un “rischio elevato”. Tornare ad un peso normale permette di ridurre il rischio di calcolosi della colecisti, ma anche di ridurre gli altri fattori di rischio cardiovascolare (come ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, insulino-resistenza).
• Evitare le diete fai da te! Un calo di peso troppo veloce può determinare la comparsa di calcoli biliari e inoltre un regime dietetico troppo ristretto impedisce una buona compliance ed aumenta il rischio di recuperare il peso perso con gli interessi.
• Rendere lo stile di vita più attivo (abbandona la sedentarietà! Vai al lavoro a piedi, in bicicletta o parcheggia lontano, se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale a piedi)
• Praticare attività fisica almeno tre volte alla settimana. La scelta va sempre effettuata nell’ambito degli sport con caratteristiche aerobiche, moderata intensità e lunga durata, come, ciclismo, ginnastica aerobica, cammino a 4 km ora, nuoto, più efficaci per eliminare il grasso in eccesso e prevenire la colelitiasi
• E soprattutto Non fumare!