Qual è la differenza tra l’amore sano e l’amore tossico?
Una storia d’amore sana si basa su rispetto reciproco, gentilezza, supporto, ascolto, fiducia e comprensione. Quando una relazione è funzionale, ognuno dei partner mantiene uno spazio personale e intimo con sé stesso e questo non inficia l’armonia di coppia, al contrario, la promuove. Una coppia che conserva l’equilibrio in questi aspetti avrà tutti gli ingredienti per fiorire, evolvere ed essere felice.
Capita che una relazione che all’inizio sembrava funzionare, semplicemente non funziona più, ma i partner continuano a portarla avanti, sentendosi incastrati. Così, il rapporto può diventare patologico e addirittura pericoloso. In questo caso si parla di amore tossico.
Si instaura un circolo vizioso caratterizzato da un’asimmetria di potere, un processo di idealizzazione di uno dei partner e uno spreco esagerato di energie. Tali meccanismi sono logoranti e portano a una gran sofferenza. Le conseguenze sull’autostima e sul benessere personale sono molto negative e possono anche trasformarsi in sintomi psicologici severi.
Tipi di amore tossico
In base agli schemi comportamentali che si adottano, si possono identificare alcune tipologie di amore tossico:
• Rapporto sado-masochistico: alcune persone, soprattutto donne con vissuti di abusi infantili, ricercano inconsciamente il sadismo nel partner. La persona masochista ha generalmente imparato da bambina che bisogna soffrire per mantenere un legame affettivo e ricevere attenzioni.
• Lotta di potere: a volte entrambi i partner cercano di assumere il ruolo dominante, litigando continuamente. È il tipico caso di coppie con figli che considerano la loro unione un “sacrificio” per l’unità della famiglia.
• Innamorarsi della persona sbagliata: alcuni individui tendono a innamorarsi di persone che in realtà non sono interessate, non fanno per loro, o non sono disponibili. Impiegano moltissime energie cercando di “cambiare” l’altro e di attirare la sua attenzione a tutti i costi. In questi casi spesso l’altro si approfitta dei sentimenti del partner o lo ignora, creando così i presupposti di una relazione tossica.
• Dipendenza affettiva: è il tipo di amore tossico più comune. È una dinamica psicopatologica disfunzionale che colpisce generalmente uno dei due partner della coppia, ma in alcuni casi entrambi possono diventare co-dipendenti. Chi la sviluppa prosciuga le proprie energie per la relazione e si isola dalle altre persone. Così, indebolisce la propria identità individuale e crede che non può a far meno dell’altro, che viene visto come l’unico “salvatore”. Si tratta di una vera e propria dipendenza patologica, che porta a considerare irrinunciabile o inconcepibile una vita senza il partner. Questo legame si caratterizza tipicamente per storie di violenza e abusi, che fanno soffrire molto il partner dipendente, il quale, anche se si mostra consapevole della dinamica malata, non riesce a interrompere la relazione.
Come può nascere una dipendenza affettiva?
In un certo grado, l’attaccamento è normale in ogni relazione. La differenza tra attaccamento e dipendenza è un confine sottile e spesso il passaggio verso una relazione distruttiva è quasi impercettibile. L’attaccamento si trasforma in una vera e propria dipendenza affettiva quando diventa impossibile riconoscersi come persona con un’esistenza individuale.
Allora, diventa dannoso per la salute psico-fisica e può portare ad angoscia, grave malessere mentale, sindrome da astinenza per l’assenza del partner e riduzione di importanti attività sociali, ricreative o professionali per via dell’eccessiva quantità di tempo dedicata al controllo della relazione.
Alla radice di queste dinamiche possono esserci origini profonde, legate alla difficoltà di sviluppare un normale attaccamento. È considerato un fattore di rischio nella costituzione di una dipendenza affettiva l’aver sviluppato un attaccamento di tipo insicuro verso i propri genitori durante l’infanzia. Dato che si tende a ripetere i modelli mentali imparati da bambini, generalmente questi verranno riprodotti, a livello inconscio, nelle relazioni da adulti. Per via di questa modalità appresa, è comune che chi sviluppa dipendenza affettiva abbia avuto ripetute relazioni d’amore dolorose e problematiche nel passato.
Come capire quando una relazione è tossica?
È fondamentale riconoscere i segnali di un amore tossico, per sapere come uscirne e per imparare a gestire meglio le relazioni. Tuttavia, capire di essere di fronte a un rapporto malato non è un compito semplice, dato che spesso la relazione si degrada e si intossica in maniera graduale e impercettibile. Ecco ciò a cui prestare attenzione:
• Violenza fisica e verbale, litigiosità e tensione.
• Manipolazione psico-emotiva (come svalutazioni, umiliazioni, denigrazioni, sarcasmo, induzione di sensi di colpa…).
• Isolamento (un partner viene incoraggiato in maniera subdola a perdere i contatti con amici e familiari).
• Gelosia cieca, ossessività, impazienza, intensità e insistenza (si viene sopraffatti, inondati di chiamate).
• Instabilità (frequenti rotture e riappacificazioni).
• Livelli di energia bassi.
• Ansia.
• Scarsa autostima.
I ruoli dell’amore tossico: dal partner che “salva” alla persona “debole e bisognosa”
Un amore tossico viene a crearsi quando i due partner, con le loro caratteristiche disfunzionali, assumono dei ruoli che si completano in maniera patologica. Anche se uno alimenta la dinamica più dell’altro, entrambi sono responsabili.
Il costrutto del “triangolo drammatico”, teorizzato dallo psicologo S. Karpman, è un elemento tipico di queste relazioni. Consiste in repentini e ciclici cambiamenti tra i ruoli di vittima, salvatore e persecutore.
• Chi gioca il ruolo del salvatore si prende cura del partner bisognoso, la vittima, spesso svalutandone la capacità di agire e facendolo sentire inadeguato. Il salvatore sente l’impulso di “salvare” gli altri perché ha scarsa fiducia in sé stesso e vuole sentirsi utile. Se si sente irritato, può facilmente trasformarsi in un persecutore, se la vittima è recidiva nel suo ruolo, o in vittima, se vede che il suo aiuto viene rifiutato.
• La vittima si sente inferiore agli altri e si sente attratta da un salvatore, che gli dedica tante attenzioni. È un facile bersaglio anche per un persecutore. Anche la vittima può cambiare ruolo, approfittandosene o ribellandosi e diventando così persecutore del partner, che inizialmente era salvatore e ora diviene vittima.
• Il persecutore critica e attacca il partner per sentire di avere un valore. Come nel caso del salvatore, svaluta la vittima, la quale inoltre svaluta sé stessa.
Questo gioco di ruoli genera conflitti che si ripetono ciclicamente e con le stesse modalità. Si tratta di ruoli non autentici, che rappresentano maniere infantili di confrontarsi con l’altro e comportamenti disfunzionali.
Come uscire da una relazione tossica?
Per uscire da questa dinamica, bisognerebbe prenderne coscienza e assumere un atteggiamento razionale. Per agire con maturità ed autenticità, la chiave è valorizzare l’altro e chiedersi il perché dei suoi comportamenti, così come dei propri. La posizione da assumere, come dice lo psicologo E. Berne, è quella di “Io sono ok, tu sei ok”.
Uscire da una relazione tossica è difficile, perché si intrecciano complessi meccanismi patologici. Inoltre, spesso si hanno energie talmente basse che non si vede alcuna via d’uscita.
• Il primo passo è rendersi consapevoli del tipo di rapporto, accettando che non è sano e che ci sta facendo del male. Analizzare i comportamenti e rivedere particolari situazioni passate può essere un inizio.
• Bisogna anche ammettere senza paura i sentimenti che si provano nei confronti della situazione e permettersi di vivere qualsiasi emozione che sorga, in maniera genuina e sincera. Se c’è del dolore, non va respinto, piuttosto bisogna ascoltare sé stessi e vedere se c’è un messaggio dietro ciò che si sente. Vivere la sofferenza richiede coraggio e resilienza, ma è fondamentale per imparare a riconoscere i propri bisogni.
• Amare sé stessi è fondamentale. Bisogna recuperare le proprie passioni messe da parte e gli hobby “sacrificati” in nome della relazione. È utile circondarsi di amici e di persone che abbiano atteggiamenti positivi e diversi da quelli del partner.
• Lavorare su sé stessi, correggendo gli schemi comportamentali che conducono alla dipendenza affettiva e a relazioni patologiche, è imprescindibile.
• Va valutato il rapporto costi-benefici: vale la pena stare in questa relazione? Chiudere la relazione è un compito che spetta proprio a noi.
Perché è così difficile lasciare un partner tossico?
Come accennato prima, lasciare un partner tossico risulta difficile per via delle complesse dinamiche psichiche che si sono consolidate e per via della dipendenza affettiva ed emozionale che spesso si instaura e che porta alla credenza che è meglio soffrire ma mantenere la relazione, piuttosto che stare senza il partner.
Sono diversi gli aspetti complicati da affrontare quando finisce una relazione tossica:
• Spesso si vive la rottura come un lutto, che va elaborato passando per un processo lento, costituito da diverse fasi emozionali, che oscillano tra rabbia e tristezza, e alterazioni comportamentali. L’ultima fase sarà quella dell’accettazione, la quale in alcuni casi può tardare molto a presentarsi.
• Quando finisce un amore tossico è difficile abbandonare l’idealizzazione del partner. Alla base di ciò c’è una parte di noi che rimane fortemente attaccata alla relazione idilliaca dei primi tempi, che non riesce ad accettare che quelle emozioni intense sono finite e che non trova una ragione al perché le cose abbiano preso un’altra direzione.
• Questo processo interno porta a un turbinio di sentimenti contrastanti come rabbia, paura, nostalgia e solitudine. La colpa molto spesso prende il sopravvento e ci domina. Per gestire il senso di colpa è necessario ascoltarsi, accettare la propria sofferenza e perdonare sé stessi. Non bisogna auto-criticarsi né giudicarsi negativamente: ci siamo innamorati di una persona tossica perché probabilmente non eravamo in grado di riconoscere le nostre necessità. Adesso che siamo consapevoli possiamo imparare una grande lezione: un amore tossico non soddisfa i nostri bisogni ma porta solo a sofferenza.
• Non bisogna abbassare la guardia. Anche dopo la rottura si possono avere attacchi di astinenza dall’ex partner, che causano ansia o panico. Le due reazioni comuni sono ricercare l’ex partner o iniziare una nuova relazione con una persona tossica, entrambe con conseguenze disastrose.
Come superare la fine della storia?
Superare la fine della storia ci permetterà di riappropriarci di noi stessi, riconoscere ciò che ci fa stare davvero bene e così rifiorire. Ecco dei consigli per ricominciare:
• Circondarsi di chi ci vuole davvero bene
• Mettersi al primo posto e dedicare molto tempo a sé stessi
• Avere pazienza con sé stessi: ci vorrà del tempo per integrare ciò che ci è capitato e per riuscire ad avere una chiara visione delle cose
• Un percorso psicologico con un professionista può essere un aiuto fondamentale e prezioso per uscire dalla relazione, ma anche per superare la fase post-rottura. Inoltre, aiuterà a evitare recidive di astinenza, elaborare l’abbandono ed aumentare l’autostima.