Quel che sta succedendo in Italia attorno al mondo della magistratura in Italia può sembrare, a prima vista, una vicenda tutta italiana, ma non lo è affatto. All’indomani dello stop del tribunale di Roma alla permanenza dei migranti nei centri albanesi, la premier Giorgia Meloni ha fatto sì che si alzasse un polverone a discapito della magistratura con il solito slogan che in Italia oramai conosciamo fin dai tempi di Berlusconi. Vale a dire: „la magistratura è politicizzata e fa opposizione!“.
Ma cosa è successo, in concreto?
La sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del centro „italiano“ di Gjader in Albania. Il motivo? I giudici romani si sono appellati ad una sentenza del 4 ottobre scorso della Corte di Giustizia europea, che, sollecitata su un altro caso – che in realtà riguardava la Repubblica Ceca – aveva stabilito chiaramente alcune regole: una di queste riguarda proprio il fatto che il giudice chiamato a verificare la legittimità di un arresto di immigrati (con provvedimento di espulsione) deve rilevare d’ufficio, nell’ambito dell’esame completo, una violazione delle norme del diritto dell’Unione europea relative alla designazione „di paesi di origine sicuri“. Il governo Meloni aveva inserito lo scorso maggio nella lista di „paesi sicuri“ anche l‘Egitto e il Bangladesh. Tuttavia la Corte europea aveva stabilito che la verifica del magistrato deve essere fatta al momento di ciascuna decisione. In altre parole: non basta solo una lista da parte dell‘esecutivo. Di conseguenza i giudici romani hanno fatto il loro dovere, non convalidando il trattenimento dei migranti in Albania, proprio perché non hanno riconosciuto come “paesi sicuri” gli Stati di provenienza delle persone trattenute. Tutto qui.
La reazione di Giorgia Meloni
Quel che è successo dopo è assurdo: Giorgia Meloni condivide sul suo profilo social X una frase – tagliata ed estrapolata dal contensto – di una mail inviata dal sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello ai suoi colleghi, che aveva soltanto sollecitato la magistratura a fare attenzione. Mentre la Meloni sostiene che Patarnello avrebbe „attaccato“ il governo, il ragionamento del Presidente della Cassazione è stato molto più articolato e senza alcun attacco: il magistrato ha citato a paragone Berlusconi per sostenere che Meloni, che attacca la giustizia, non lo fa per motivi viziati da vicende personali, non avendo procedimenti in corso, ma per “visione politica” e “ha come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione”.
Non a caso, proprio negli ultimi giorni si sta parlando di una riforma costituzionale che andrebbe a toccare proprio la magistratura nel suo complesso. Proprio questo dibattito conferma le preoccupazioni di Patarnello.
Tra l’altro, subito dopo il tweet della Meloni, sono seguite anche le reazioni indignate di vari esponenti di Fratelli d’Italia, del presidente del Senato Ignazio La Russa e del capogruppo di Forza Italia in Senato Maurizio Gasparri. Insomma: una forte levata di scudi contro un magistrato che si è sentito in dovere di richiamare l’attenzione di un’istituzione fortemente in pericolo di diventare oggetto politico.
L’indipendenza della magistratura è sacrosanta
E Paternello ha fatto bene. La carta costituzionale italiana, proprio il „Titolo IV“ che riguarda la magistratura, è un caposaldo della Costituzione repubblicana. L’indipendenza della magistratura dovrebbe essere motivo di orgoglio di tutte le istituzioni politiche, anche dell’esecutivo. Proprio in Germania, dove la magistratura non è interamente indipendente – lo sono soltanto a norma dell’art. 97 della Legge fondamentale solo i giudici – da qualche anno si discute su come implementare una maggiore indipenzenza delle procure tedesche dalla politica. Difatti, in una sentenza della Corte di Giustizia europea risalente al luglio 2019, i giudici hanno confermato che le procure tedesche non sono affatto indipendenti, una fattispecie questa, che rappresenta un difetto dell’intera architettura della democrazia tedesca.
Il governo Meloni ha già in ballo due riforme costituzionali: una sull’autonomia differenziata e l’altra sul premierato – entrambe riforme molto discusse. Una terza riforma costituzionale che andrebbe a toccare la magistratura sarebbe una vera e propria catastrofe e un attacco all’equilibrio dei poteri dello Stato.