Questo mese ho deciso di trattare un tema che oggi è molto attuale e ha un forte seguito mediatico, ma, nonostante questa attenzione, non vengono veicolate le informazioni corrette o importanti per chi si trova ad affrontare questa malattia e come gestirla nella propria cerchia di famigliari.
Ricevere la diagnosi di tumore costituisce un evento traumatico che scombina l’equilibrio psico-fisico della persona stessa che si trova a dover ridimensionare la propria vita, ma ha un impatto molto forte anche su tutto il sistema familiare. Quando i figli sono ancora piccoli ci troviamo di fronte ad un dilemma che ci crea una forte angoscia: da una parte c’è la volontà di non comunicare al bambino la nostra malattia per non farlo soffrire e dall’altra c’è il timore che non metterlo al corrente di quello che sta accadendo gli crei maggiore disagio.
Qual è la scelta migliore?
Spesso quando i bambini sono molto piccoli c’è la tendenza a sottovalutare l’impatto che la malattia di un genitore possa avere su di loro. Si ha l’impressione che, per la loro giovane età, non si rendano conto di quanto realmente gli accade intorno. Al contrario i bambini sono spugne: assorbono dalle emozioni degli altri e percepiscono la realtà che li circonda attraverso l’espressione delle emozioni dell’adulto, dal suo sguardo, dal suo comportamento. Inevitabilmente il clima in casa non sarà più lo stesso e i bambini lo avvertiranno. Se non viene spiegato loro ciò che sta accedendo tenderanno a crearsi convinzioni negative, nel tentativo di dare un senso alle loro paure.
Per tali motivi è di fondamentale importanza dire la verità sulla propria salute.
Quando è il momento migliore?
Per un bambino è importante sapere le cose con largo anticipo, in modo da adattarsi gradualmente a ciò che accadrà. Quindi il momento migliore per parlargli è subito sin dalla diagnosi.
Come dirlo?
Utilizzare un linguaggio semplice, chiaro, concreto (che corrisponda alla realtà). E’ meglio evitare metafore o sinonimi (es. “brutto male”) che possono creare confusione nel bambino. Dobbiamo dargli la possibilità di fare tutte le domande che vuole e assicuriamoci che abbia capito. Possiamo introdurre l’argomento dicendo “Quello che sto per dirti è una cosa che ti farà sentire un po’ triste…” . Il bambino ha sempre bisogno di essere preparato.
Cosa dire?
È importante che il bambino venga messo al corrente di tutte le fasi del percorso di cura: diagnosi, chemioterapia, radioterapia, in modo da prepararsi a quello che dovrà affrontare.
Prepariamolo anche agli inevitabili cambiamenti che il corpo può subire con le cure a cui saremo sottoposti. Informiamo il bambino anche rispetto ai cambiamenti nelle nostre emozioni, nei nostri comportamenti e nella routine quotidiana. Rispetto a quest’ultimo aspetto, il bambino è molto sensibile al cambio di routine, per cui dovremmo impegnarci a mantenere per quanto è possibile le loro abitudini.
Normalizziamo le emozioni e creiamo un clima di ascolto e supporto: è fondamentale che il bambino si senta libero di esprimere tutte le emozioni, come tristezza, rabbia, irritabilità, ansia, paura… Sono tutte emozioni normali di fronte ad un evento così difficile da elaborare. Diamo loro il tempo di immagazzinare ed elaborare. Lasciamo loro lo spazio per vivere le emozioni mantenendo un atteggiamento di accettazione e comprensione. Con la giusta comunicazione, informazione e supporto daremo la possibiltà al bambino di elaborare ed integrare quanto sta vivendo in modo adeguato.