Saarland, Schleswig-Holstein, Nord Reno-Westfalia. Tre elezioni regionali, tre batoste per la SPD di Martin Schulz. A questo punto i dadi sembrano veramente tratti e nessuno si aspetta che la SPD vinca le elezioni politiche del prossimo 24 settembre. Le fotocopie dell’attuale patto di governo a Berlino, la “Grosse Koalition” Cdu/Spd, sembrano già stampate.
Martin Schulz è visibilmente depresso. È molto più depresso di un normale candidato in fase di recupero di consensi elettorali. Le elezioni politiche tedesche 2017, erano state, infatti, annunciate dai socialdemocratici tedeschi come le elezioni del ritorno del “partito dei lavoratori”. Un ritorno alla base, alla storia, alla tradizione socialdemocratica. E questo ritorno era affidato al nuovo uomo richiamato in Germania da Bruxelles, per tirare fuori il partito dal blocco di cemento che si era messo ai piedi. Martin Schulz: il nuovo Willy Brandt, l’uomo che sa parlare alla gente semplice, che sa dare un nuovo valore al termine “solidarietà ai lavoratori”, senza passare per neo marxista.
A quanto pare, però, Martin Schulz non ha mostrato il carisma necessario e sembra essere anzi crollato sotto il peso dell’immagine cucitagli addosso.
Se ne sono accorti in pochi ma Schulz, che per anni è stato fuori dai travagli interni della Spd, ha dovuto fare anche i conti con i “Baroni” del proprio partito.
Ultima dimostrazione? La campagna elettorale nel Nord Reno-Westfalia. La candidata Leader della Spd di quel Land, Hannelore Kraft, non ha gradito molto un ruolo guida del capo nazionale Spd nella propria campagna elettorale. Qualche comizio insieme e poi un garbato “fatti i fatti tuoi, questa è l’elezione del mio Bundesland e qui si trattano temi regionali”.
Si è sbagliata di grosso e l’ha pagata. L’ha pagata e l’ha fatta pagare anche al Candidato alla Cancelleria federale Schulz. I sondaggi hanno poi chiarito che gli elettori del Nord Reno-Westfalia hanno tenuto ben conto, nella loro decisione, della sicurezza nazionale e della politica estera. L’unico tema veramente regionale che ha influito sul voto è stato quello della scuola. La formazione scolastica in Germania è competenza esclusiva dei Länder. Nella Westfalia quel dicastero era affidato ai Verdi che si sono dimostrati piuttosto maldestri nella gestione della scuola pubblica, attirando su di se antipatie tali da compromettere l’intero governo regionale. Poco spazio a Schulz anche nel Saarland e nello Schleswig-Holstein.
Martin Schulz ricorda sempre più quei campioni acquistati all’ultimo momento dalla squadra in pericolo di retrocessione in serie B e sulle cui spalle giace tutto il peso del gol. Un candidato alla Cancelleria Federale deve però innanzitutto conoscere gli umori nascosti del proprio partito e deve avere un’autorità consolidata al suo interno con una forte posizione in casa propria. Se si considera che la segreteria del partito sia passata a Schulz solo qualche mese fa, è ben immaginabile quanto poco sia radicata la sua autorità in seno a un partito che conta tra le sue fila diversi ministri federali e capi di governo regionali. Ognuno di essi con una propria biografia all’interno del partito, ognuno con la convinzione di essere la donna o l’uomo giusto alla guida del più antico movimento socialdemocratico al mondo.
È quindi evidente che Schulz sta andando incontro a una sonora sconfitta elettorale il cui unico successo sarà la formula del salvare il salvabile.
E il salvabile è la ripetizione della “Grosse Koalition”. A meno che…
A meno che Schulz non sfodera il coraggio dei disperati, spieghi sin da ora che un accordo di governo Cdu/Spd non è più ripetibile e si metta sin da ora alla ricerca di possibili alleati, speculando sulla mancata entrata dei liberali della Fdp al parlamento nazionale.
Necessari in questa manovra sarebbero innanzitutto il corteggiamento ai Verdi e l’accostamento ai “Linke”, facendo finalmente la pace con Oskar Lafontaine. Operazione difficile, quasi impossibile ma non se predisposta a lungo termine.
Schulz potrebbe, infatti, decidere sin da ora di passare all’opposizione. Il boccone amaro della perdita di un posto al governo potrebbe significare la rinascita della Spd sui banchi dell’opposizione. Potrebbe significare la fine di un’alleanza che ha dato q questo partito un posticino al governo al prezzo della perdita della propria anima.
Martin Schulz deve comunque mettere delle priorità –e glielo chiedono tutti-, decidendo se puntare sul ruolo della Spd al governo o sull’esistenza stessa del suo partito.
E lo deve fare anche considerando che al momento la Kanzlerin Merkel trae dalla politica internazionale un contributo eccezionale per la sua campagna elettorale. L’uscita di Donald Trump dagli accordi di Parigi sulla protezione dell’ambiente è cacio sui maccheroni fatti in casa Merkel, la quale, contemporaneamente, ruba dal piatto dei Verdi la loro polpetta preferita.
La gente vede alla televisione Angela Merkel tenere duro contro un Presidente americano ubriaco di se stesso.
La gente vede come i Leader europei cercano la vicinanza della Kanzlerin Merkel anche per consolidare la loro posizione in casa propria.
La gente vede che la Germania a livello mondiale conta, e che gli unici a mettere in difficoltà le posizioni americane –ora più antipatiche che mai- sono i tedeschi rappresentati da una capa del governo tanto garbata quanto inflessibile.
Martin Schulz è il campione acquistato per salvare una squadra di calcio fatta di brocchi e condannata alla serie B.
Angela Merkel è invece un vecchio campione stile Francesco Totti che non ha più il fiato per novanta minuti ma che con la sola presenza in campo trascina e ispira grandi prestazioni.
È per tanto abbastanza evidente come finirà la partita Germania-Germania il prossimo 24 settembre: Cdu batte Spd con dieci punti di vantaggio, ma non si accettano scommesse!