Hannover: Il Giorno della Memoria celebrato alla Missione Cattolica
La Missione Cattolica San Padre Pio di Hannover, in cooperazione con il CGIE Germania ed il Comites di Hannover, ha dedicato domenica 28 gennaio 2024 un evento al Giorno della Memoria. Una serata ricca di emozioni, riflessione, tanta commozione in una sala gremita. Presente all’evento il Console Generale David Michelut, il presidente Comites Glenda Crisà, il presidente dell’associazione contro il razzismo “Mano Gialla” Giovanni Pollice, insieme a molti connazionali. Nel suo discorso di apertura don Nicola Moles ha sottolineato che “il giorno della memoria non solo ci offre l’opportunità di ricordare le vittime dell’Olocausto, ma ci invita a riflettere su quanto possiamo imparare da questo tragico periodo della nostra storia. Oggi ci uniamo per onorare la memoria di coloro che hanno sofferto, ma vogliamo assicurarci soprattutto che le future generazioni conoscano la verità della storia, (…) è il nostro dovere collettivo preservare la memoria di ciò che è accaduto, affinché possiamo costruire un futuro basato sulla tolleranza, sul rispetto, sulla giustizia, ma soprattutto sulla pace.” Ha espresso poi la sua più profonda gratitudine a coloro che hanno dedicato il loro tempo e la loro energia per organizzare questo significativo evento. “Il vostro impegno e la vostra dedizione nell’assicurare che la memoria dell’Olocausto sia viva, sono lodevoli. Ricordiamo che la memoria è una forza potente, che può guidarci nel nostro impegno per un mondo migliore. Attraverso la consapevolezza e la comprensione possiamo lavorare insieme per costruire una società più giusta ed inclusiva, dove la differenza è celebrata.” Concludendo ha sottolineato che “l’evento è un’esperienza tangibile del nostro impegno nei confronti della memoria e della speranza in un futuro migliore”. Il console generale David Michelut nel suo saluto ha spiegato perché il Giorno della Memoria venga celebrato ufficialmente il 27 gennaio di ogni anno. Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa impegnate nell’avanzata in direzione di Berlino, giunte ai cancelli di Auschwitz-Birkenau vicino a Cracovia in Polonia, li aprirono, liberando i prigionieri ivi rinchiusi. Ha sottolineato poi l’importanza dell’intervento di Pierino Monaldi, previsto nell’ultima parte della serata. “Una preziosa testimonianza che ha approfondito le vicende dell’epoca (…), a lui va il nostro affetto”.
La presidente del Comites Glenda Crisà, visibilmente toccata dal grande interesse della comunità all’evento ha evidenziato: “Stasera siamo qui per ricordare e non dimenticare tutte quelle donne, bambini e uomini che sono state vittime di atrocità e sofferenze inaudite. Il miglior modo per poter ricordare è quello di raccontare la storia ed è questo l’obbiettivo di questa sera, raccontare frammenti di vita reale, proprio per non dimenticare. ”Dopo i saluti istituzionali, Mariella Costa (membro del consiglio pastorale) ha approfondito l’argomento della serata, sconosciuto a molti dei presenti. Per il Giorno della Memoria in molti paesi si tengono celebrazioni per commemorare le vittime dell’Olocausto, l’omicidio di 17 milioni di persone prima e durante la Seconda guerra mondiale in Germania e nelle zone occupate dai tedeschi. Nei campi di concentramento nazisti non furono uccisi solo gli ebrei, ma anche i deportati ed internati militari, i rom, i prigionieri di guerra, le persone con disabilità, gli omosessuali, gli oppositori politici e religiosi.
L’ex campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau è sicuramente uno dei luoghi simbolo, ma ve ne sono tantissimi altri, anche a pochi chilometri da Hannover, come i campi di concentramento di Sandbostel, Neuengammen e Bergen-Belsen. Anche Hannover aveva sette campi di concentramento, dove i prigionieri venivano impiegati come forza lavoro nei diversi stabilimenti industriali della città, nell’industria bellica (produzione di batterie per sottomarini, pneumatici, maschere antigas, munizioni ed armi, cannoni antiaerei). All’arrivo degli alleati molti dei prigionieri furono uccisi in massacri o trasferiti a Bergen-Belsen. Molti di loro morirono per i lavori forzati, gli alloggi inadeguati, altri morirono durante il tragitto stesso, nelle cosiddette marce della morte, per il freddo e la fame. Tanti di questi prigionieri e militari caduti durante la guerra sono oggi sepolti al Cimitero d’Onore di Öjendorf/Amburgo.
Nella seconda parte dell’evento è stato presentato da Giuseppe Scigliano il libro Abbiamo detto NO, un progetto di ricerca scritto da Enrico Iozzelli e Susanne Wald, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e voluto dallo stesso Giuseppe Scigliano, allora presidente Comites e dal defunto console generale Giorgio Taborri. Il libro racconta le biografie di dieci internati militari (Peppino Camelliti, Germano Cappelli, Giuseppe Cugusi, Dario Libardi, Nildo Menin, Giuseppe Monaldi, Michele Montagano, Albino Moret, Gino Signori e Michele Zucchi), sepolti proprio nel Cimitero di Öjendorf, che non hanno tradito l’amore per la propria patria, dicendo NO ad ogni forma di compromesso, che avrebbe potuto salvar loro la vita. “Il rifiuto di combattere con i nazisti ha fatto di loro dei veri eroi” ha sottolineato Scigliano nella sua presentazione, chiedendo ai presenti di far loro un lungo applauso. Particolare rilievo ha avuto la biografia di Giuseppe Monaldi, un internato militare sepolto ad Öjendorf, la cui vita e i cui sogni furono spezzati dalla guerra. Il collegamento da remoto con il figlio Pierino Monaldi è stato sicuramente il momento più emozionante e commovente dell’intera serata, accompagnato da lunghi applausi. In molti hanno fatto fatica a trattenere le lacrime ad un racconto così struggente.
“Come figlio di un Internato Militare Italiano (IMI), vorrei rappresentare tutti i familiari degli oltre 600.000 Internati della Seconda guerra mondiale che sono stati prigionieri nei campi nazisti dal 1943 al 1945 in Germania, dei quali oltre 50.000 morirono uccisi per le condizioni disumane imposte nei lager tedeschi. Sono nato nel maggio del 1944, quando mio padre era prigioniero. (…) Noi non ci siamo mai visti. Il 31 agosto 1997, all’età di 53 anni ho organizzato, con la mia famiglia e altri 50 familiari di caduti provenienti da varie regioni, un grande pellegrinaggio al Cimitero militare d’onore italiano di Öjendorf/Amburgo e per la prima volta sono riuscito a toccare la tomba di chi mi ha dato la vita. È stato il momento più forte e più emozionante della mia vita” ha raccontato profondamente commosso Pierino Monaldi. Ha concluso il suo intervento aggiungendo che “un uomo sarà veramente morto, solo quando nessuno si ricorderà più di lui. I nostri cari vivono per sempre nei nostri cuori: ricordiamoli. Ognuno di noi, specialmente in questo periodo buio della storia mondiale, ha il dovere di tenere alta la memoria di ciò che è la guerra e adoperarsi per la fratellanza fra i popoli, così da raggiungere una vera pace mondiale. La Giornata della Memoria deve condurci alla fratellanza, deve portare a responsabilizzare chi ci governa, far capire che solo distruzione e morte sono il risultato della guerra. Vorrei che il sorriso di un bimbo non venga più spento da una guerra che gli ha negato l’abbraccio del padre”. Mantenere delle politiche di ricordo è sicuramente una responsabilità collettiva per rafforzare la resilienza dei giovani contro le ideologie dell’odio, soprattutto in un momento in cui si assiste ad un aumento globale di forme di antisemitismo. Non si può cancellare quello che è successo, ma si può certamente fare qualcosa, affinché non si ripeta mai più.
L’evento è stato ripreso da Angelo Guarini e trasmesso in live-streaming su facebook ed è visibile fino al 29 febbraio, visitando la pagina facebook della Missione Cattolica Italiana San Padre Pio di Hannover. Al momento conta quasi 700 visualizzazioni e molteplici commenti positivi da tutta la Germania, dall’Italia e da altri paesi europei.