E se iniziassimo a guardare tutto ciò che ci accadde e anche tutto ciò che abbiamo vissuto in passato come se stessimo guardando un film? Cosa accadrebbe? Come ci sentiremmo? Cambierebbe la nostra percezione dei protagonisti?
Cambiando punto di vista è più facile avere una visione d’insieme delle esperienze, più chiara e obiettiva, ed è quindi più facile riconoscere gli schemi che ci hanno invece portato a vedere le cose con i filtri abituali, magari troppo da vicino in alcuni casi o troppo da lontano in altri.
Nel laboratorio di Cinematerapia che andrò a descrivere l’obiettivo è proprio quello di avere un nuovo sguardo sulla nostra vita, così da poter accogliere tutte le esperienze, andando al di là del giudizio abituale e semplicistico, al di là dell’etichettarle solo come positive o negative, ma iniziando a scoprirle e a viverle come occasione di conoscenza di sé.
Quando parliamo di Cinematerapia ci possiamo riferire sia all’utilizzo della visione dei film come strumento di conoscenza (metodo più comunemente utilizzato), sia alla realizzazione guidata di film con l’obiettivo della scoperta di sé e relativa crescita personale (il laboratorio come in un film appartiene a questa seconda categoria).
La definizione più comune di cinematerapia è la seguente: un metodo che utilizza la visione dei film come strumento di crescita e benessere, in quanto permette di entrare in profondità nel proprio mondo interiore e conoscere meglio sé stessi e le proprie emozioni grazie all’analisi e al rispecchiamento con il film proposto.
Secondo Musatti, famoso psicanalista, “il cinema parla direttamente all’inconscio dello spettatore che risuona emotivamente di fronte alle immagini filmiche e questo per la particolare somiglianza che presentano con le fantasie inconsce” (Musatti, 1971).
Lo spettatore partecipa alla situazione cinematografica prettamente attraverso i meccanismi dell’identificazione e della proiezione.
Riportando le parole di Musatti: “Per effetto dell’identificazione, lo spettatore è di volta in volta tutti i singoli personaggi, mentre per effetto della proiezione i singoli personaggi sono sempre lo stesso spettatore.”
Il cinematerapeuta ha il compito di accompagnare lo spettatore in questo percorso, ascoltando il vissuto dei partecipanti e le risonanze emotive evocate dal film, e aiutando poi nel processo di elaborazione delle chiavi di lettura, per favorire la chiarezza e lo sviluppo dell’autoconoscenza e consapevolezza.
Come in un film è invece un laboratorio pensato per rendere i partecipanti attivi nel processo di scelta del punto di vista dal quale guardare le proprie esperienze. Ogni partecipante ha la possibilità di riscrivere il film della propria vita da un punto di vista diverso, più obiettivo.
Gli strumenti utilizzati appartengono al cinema, alla psicologia e alla meditazione.
Cinema
L’arte cinematografica è intimamente collegata con il tempo, con il nostro essere nel tempo e la nostra percezione del tempo. Nel cinema possiamo manipolare il tempo, cambiare la realtà delle cose, controllarle. Questo non è qualcosa che possiamo fare nella realtà quotidiana, ma è qualcosa che possiamo sempre fare nel nostro mondo interiore: possiamo diventare i registi della nostra mente, scegliere il punto di vista dal quale guardare ciò che ci accade, scegliere a cosa dare più importanza e a cosa meno, scegliere le interpretazioni che diamo ai vissuti e, di conseguenza, osservare i cambiamenti nelle reazioni emotive.
Psicologia
L’arte cinematografica riproduce il funzionamento della mente umana, densa di emozioni, suoni, immagini in un continuo flusso dialettico e narrativo. Le immagini cinematografiche ci danno la possibilità di entrare in contatto con aspetti profondi del nostro mondo interiore e, attraverso le storie dei personaggi, possiamo partecipare alla narrazione come se fossimo dentro il film. È possibile svolgere un lavoro sulle emozioni, esplorare gli schemi cognitivi e rendersi conto dei propri copioni che ripetiamo inconsapevolmente, in automatico.
Meditazione
La meditazione ci aiuta ad esplorare a fondo le cose per comprenderne la natura. Ogni persona si porta dentro una sequenza di immagini, frutto dei suoi vissuti e delle sue esperienze. Le immagini sono in un continuo fluire durante la nostra vita; non sono immutabili e cristallizzate, ma si trasformano in continuazione. Far emergere queste immagini può risultare più facile grazie alla meditazione.
Per concludere possiamo dire che il Cinema è stato e sempre sarà il più grande specchio del mondo, è il riflesso del tempo in cui viviamo, delle nostre preoccupazioni e dei nostri desideri sia a livello personale che collettivo.
Ogni spettatore nel momento in cui guarda un film osserva se stesso, riuscendo così a vedere parti di sé che magari non avrebbe visto senza quella visione e lo stesso vale nel momento in cui iniziamo a pensare alla nostra vita come se stessimo pensando ad un film, le immagini che si presentano davanti a noi risultano più chiare e lo sguardo si apre a nuove prospettive.