La scuola Europea di Francoforte ha partecipato alla sesta Giornata della memoria e dell’accoglienza che si è svolta dal 30 settembre al 4 ottobre 2019 a Lampedusa
Il 3 ottobre del 2013, in un naufragio al largo delle coste di Lampedusa, a poche miglia dalla costa, persero la vita 368 migranti. I superstiti furono 155, di cui 41 minori.
Non si è trattato né della prima né dell’ultima strage avvenuta nel Mar Mediterraneo, ma per la prima volta il mare restituì i tanti corpi delle vittime e rese visibile, portando proprio sotto i nostri occhi, quello che accade quasi quotidianamente in mare.
Cosa è cambiato nei 6 anni trascorsi dal 3 ottobre? Sembrava si fosse sollevato un moto d’indignazione: ‘Mai più’. Sappiamo che non è stato così, nel 2015, in una sola settimana, ci sono stati altri 1000 morti e i numeri sono in aumento. Si tratta di invisibili, di cui spesso si sa la scomparsa grazie alle segnalazioni dei famigliari che non si arrendono e continuano a cercarli.
In seguito alla strage del 3 ottobre 2013 è nato Il Comitato tre ottobre, un’organizzazione senza scopo di lucro, con l’obiettivo di far riconoscere tale data quale “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” sia a livello nazionale che europeo, nella convinzione che l’azione di sensibilizzazione e informazione sui temi inerenti le migrazioni sia un primo passo per cercare di cambiare la direzione delle attuali politiche europee.
La mission del Comitato 3 ottobre è quella di ottenere l’apertura di corridoi umanitari e l’attivazione di canali d’ingresso legali e sicuri per i migranti che fuggono da guerre, dittature e miseria, oltre che di garantire una degna accoglienza dei migranti e percorsi d’inclusione sociale.
«Siamo sulla stessa barca»: è la frase scelta dal Comitato 3 ottobre come slogan per le iniziative della sesta Giornata della memoria e dell’accoglienza che si è svolta dal 30 settembre al 4 ottobre 2019 a Lampedusa e alla quale hanno partecipato 60 scuole di cui 20 di altri Paesi europei.
La scuola Europea di Francoforte, partner di un liceo italiano di Milano, ha partecipato all’evento, rappresentata da Elena Kybett-Vinci, studentessa del penultimo anno e Alessandro Zangrossi, insegnante della scuola secondaria che insieme ad altri 200 studenti e 100 insegnanti hanno lavorato con mediatori, volontari ed esperti del diritto internazionale, suddivisi in dieci laboratori condotti da varie organizzazioni e ONG come l’Unhcr, Save the children, Medici senza frontiere, Amnesty International e la Scuola Superiore San’Anna di Pisa.
Spiega Tareke Brhane, eritreo, oggi cittadino italiano, presidente del Comitato 3 ottobre, organizzatore dell’evento (in collaborazione con il Miur): «L’obiettivo dell’iniziativa, oltre lo scambio e la socializzazione, è quello di promuovere fra i giovani italiani ed europei una cultura dell’accoglienza e della solidarietà, per tentare di contrastare l’intolleranza e il razzismo e, al contrario, attivare una sensibilità e azioni di accoglienza ed inclusione».
Protect people, no borders- Proteggere le persone, non i confini.
Ovvero comprendere che tutti e tutte «siamo sulla stessa barca» : le donne, gli uomini, i bambini e le bambine che dal nord Africa e dal Medio Oriente attraversano il Mediterraneo per cercare di arrivare in Europa; ma anche le cittadine e i cittadini europei, perché l’umanità non può essere fermata, separata e talvolta cancellata da frontiere, motovedette e muri.
Questo il motto che Tareke Brhane cerca di diffondere nelle scuole di tutta Italia, per creare la coscienza del fenomeno, spargendo tra miglia di giovani il seme di una nuova cultura, quella dell’accoglienza, della solidarietà, dei valori fondamentali che forse abbiamo dimenticato e che invece dovrebbero essere al primo posto, come la vita umana.