Nella foto: Toni Ricciardi. Foto di ©T. Ricciardi

Approvata alla Camera la proposta di legge sulla riassegnazione delle risorse dei passaporti alle sedi consolari

La Camera dei Deputati ha recentemente approvato la proposta di legge presentata dall’onorevole Ricciardi, che prevede la riassegnazione dei proventi derivanti dai passaporti rilasciati all’estero direttamente alle sedi consolari. Questa iniziativa mira a potenziare i servizi consolari per gli italiani residenti o presenti all’estero, con una particolare attenzione ai servizi più richiesti. Tuttavia, emergono dubbi e preoccupazioni circa la gestione futura di queste risorse, soprattutto in relazione alla possibile escalation della precarizzazione del lavoro presso la rete del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI).

Le finalità della legge e le prime preoccupazioni

La ratio della proposta di legge è chiara: semplificare e valorizzare i servizi consolari, assicurando che le risorse generate dai passaporti siano reinvestite direttamente nelle sedi che li emettono. In linea teorica, questa misura dovrebbe rafforzare la capacità operativa dei consolati, migliorando l’efficienza nell’erogazione dei servizi. Tuttavia, esistono legittime preoccupazioni su come queste risorse saranno effettivamente utilizzate.

Attualmente, il testo della legge prevede uno stanziamento di 4 milioni di euro destinati a coprire gli oneri derivanti da questa riforma. Tuttavia, i vincoli esistenti nella gestione dei bilanci delle singole sedi consolari, spesso limitati a interventi di ammodernamento degli immobili e all’assunzione di personale a tempo determinato tramite agenzie interinali, sollevano interrogativi su come queste nuove risorse verranno impiegate.

Il rischio di precarizzazione del lavoro consolare

Una delle principali preoccupazioni riguarda la potenziale escalation della precarizzazione del lavoro all’interno della rete consolare. In particolare, si teme che l’afflusso di nuove risorse possa portare a un aumento delle assunzioni a tempo determinato, con tutte le criticità che questo comporta. Il sindacato CONFSAL UNSA ha espresso forti dubbi sul rischio che tale dinamica possa innescare un ciclo di instabilità lavorativa, soprattutto in quelle sedi, come quelle sudamericane, dove il rilascio dei passaporti è particolarmente elevato.

In queste aree, infatti, l’impiego di personale interinale comporta rischi significativi, tra cui la possibile fuga di dati sensibili e una commistione pericolosa tra personale temporaneo e operatori locali. Il caso del Brasile è emblematico: molti “digitatori”, una volta concluso il loro contratto interinale con il MAECI, continuano a operare come “despachantes”, fornendo servizi consolari a pagamento e mettendo a rischio la sicurezza e la trasparenza delle operazioni consolari.

Richieste di chiarimenti al ministro Tajani

Il sindacato CONFSAL UNSA ha accolto con favore la riformulazione dell’ultimo comma della proposta di legge, che ora non fa più riferimento esplicito alla contrattualizzazione di personale interinale, ma si limita a indicare che le risorse devono essere destinate al rafforzamento dei servizi consolari. Tuttavia, permangono timori sul possibile uso ambiguo di questi fondi.

Per questo motivo, il sindacato ha richiesto rassicurazioni al Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, chiedendo garanzie sulla gestione delle risorse e sulla tutela del personale coinvolto. Il Ministro, noto per la sua attenzione alle istanze provenienti dalle sedi diplomatiche, è stato sollecitato a chiarire come queste nuove risorse verranno utilizzate, al fine di evitare che una misura pensata per potenziare i servizi consolari possa invece portare a una destabilizzazione del lavoro nella rete diplomatica.

Conclusioni

La proposta di legge rappresenta un passo importante verso la valorizzazione dei servizi consolari, ma l’effettiva implementazione e gestione delle risorse assegnate richiederà un monitoraggio attento per evitare conseguenze negative. Il sindacato CONFSAL UNSA si impegna a vigilare su questo fronte, in attesa delle risposte del Ministro Tajani, per garantire che la riforma si traduca in un reale beneficio per i cittadini italiani all’estero, senza compromettere la stabilità e la sicurezza del lavoro consolare.