Intervista alla consigliera Susanna Schlein, che lascia l’Ambasciata di Berlino per assumere l’incarico di Viceambasciatore ad Atene
Susanna Schlein nasce a Lugano nel maggio del 1978. Dopo la maturità, studia Scienze politiche a Pavia, dove si laurea nel 2003 (vincendo il premio per la migliore laureata dell’anno). Appena laureata fa un tirocinio a Strasburgo, presso la Rappresentanza Permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa, e nell’autunno del 2003 vince il concorso diplomatico, assumendo servizio presso il Ministero degli Affari Esteri il 27 dicembre 2003. Dopo una prima esperienza alla Direzione Generale Affari Politici (Ufficio Osce), nel novembre 2006 assume l’incarico di Console d’Italia a Saarbrücken (sede che nel 2010 dovrà chiudere). Si occupa ancora di temi consolari presso l’Ambasciata a Tirana, tra il 2010 e il 2014, prima di rientrare alla Farnesina, dove si occupa di Cooperazione allo Sviluppo. Dal febbraio 2017 al 31 agosto di quest’anno è stata Consigliere Sociale alla nostra Ambasciata a Berlino. È sposata dal 2012 ed ha due figli di 7 e 5 anni. Dopo 4 anni, Susanna Schlein lascia l’Ambasciata di Berlino per quella di Atene con l’incarico di Viceambasciatore.
Che cosa ha caratterizzato il suo mandato in terra tedesca?
Sono stati per me 4 anni intensissimi: abbiamo lavorato tanto, su diversi fronti, e non è semplice ora raccontare tutto in poche righe. Naturalmente, prima di tutto ho lavorato sul fronte consolare, sentendomi costantemente con i colleghi Consoli, con il Ministero e con i rappresentanti della collettività e cercando insieme a loro di trovare sempre delle soluzioni pragmatiche e concrete per rendere il lavoro dei Consolati più efficiente e massimizzare la capacità della rete di erogare servizi. Ma abbiamo fatto anche tanto altro: dalla partecipazione dell’Italia come Paese ospite al “Bürgerfest” del Presidente Steinmeier, nel settembre 2018 (con un pubblico di più di 20mila persone), al lavoro svolto per mettere in contatto autorità italiane e tedesche quando l’Italia ha adottato il Reddito di cittadinanza, alla mostra itinerante “Italiani di Germania”, al Premio dei due Presidenti per la Cooperazione comunale, per citarne solo alcune. Naturalmente, non posso non ricordare anche la riapertura dello Sportello consolare che, anche vista la mia storia personale, è stata per me una grande soddisfazione.
Negli ultimi 5 anni, la presenza di italiani in Germania è passata da 570mila ad 850mila persone, considerando solo gli iscritti all’AIRE. Aggiungendo i non iscritti si arriva probabilmente ad un milione. A parte la pandemia, che ha ulteriormente aggravato la situazione. Che cosa servirebbe, per garantire un servizio consolare efficiente e più rispondente alle esigenze oggettive della nostra collettività?
I connazionali che hanno bisogno di servizi sono sempre di più, il personale è purtroppo sempre di meno, e le regole non ci aiutano a gestire al meglio le scarse risorse di cui disponiamo. L’avvio del rilascio della Carta d’identità elettronica (CIE) è stato un passo avanti enorme, che aspettavamo tutti (sia noi che i connazionali) da tanto tempo: il problema però è che la stanno chiedendo tantissime persone, e tutte insieme, e la rete, nonostante tutti gli sforzi che si stanno facendo (in questi mesi stiamo rilasciando il 60% in più di carte d’identità rispetto al periodo prepandemia!), non ce la fa a sostenere questo tipo di pressione. È comprensibilissimo (e legittimo!) che le persone vogliano finalmente la CIE, dopo tanti anni di attesa, ma è anche evidente che se tutti i connazionali che ne hanno diritto vengono a richiederla contemporaneamente, pur avendo altri documenti ancora validi, il sistema non riesce a star dietro alla domanda (e tra l’altro il problema si ripeterà tra 10 anni, quando tutte queste carte andranno in scadenza). I Consolati stanno lavorando a ritmi serratissimi (basti pensare che in questi mesi stiamo rilasciando il 60% in più di carte d’identità rispetto al periodo pre-pandemia!), ma nonostante questo, in diverse sedi (per fortuna non in tutte!), i tempi di attesa si sono allungati molto, proprio perché stanno venendo a chiedere la CIE molte più persone del “normale”. Quello che ci servirebbe, quindi, è prima di tutto un rafforzamento dell’organico; in secondo luogo, un cambiamento di alcune regole, per alleggerire la pressione sui Consolati (penso ad esempio alla possibilità di richiedere la carta d’identità elettronica anche in Italia per gli iscritti AIRE); in terzo luogo, naturalmente, l’appello è agli utenti, di cercare di avere un po’ di pazienza e di richiedere la CIE se possibile solo quando effettivamente se ne ha necessità, per non ingolfare le sedi.
Telefoni che squillano a vuoto, e-mail senza risposte, difficoltà di accesso, tempi di appuntamenti che oscillano da 8 a 20 settimane ecc. Che cosa rispondere alle dure ma legittime critiche della collettività, riprese anche dall’Intercomites, ovvero dall’organismo che coordina le 11 Rappresentanze elettive della nostra collettività, dislocate nelle circoscrizioni di Monaco e Norimberga, Stoccarda e Friburgo, Francoforte e Saarbrücken, Colonia e Dortmund, Hannover, Wolfsburg e Berlino?
Per fortuna la situazione non è così difficile in tutte le sedi. Con i rappresentanti della collettività ci confrontiamo continuamente, cercando insieme possibili soluzioni per migliorare il servizio. Nessuno ha la bacchetta magica in mano, naturalmente, ma mi sembra che comunque anche i Comites abbiano visto che le sedi si stanno impegnando al massimo per aumentare la produttività. Del resto i numeri parlano chiaro: le sedi tedesche in questi mesi sono quelle che producono più carte d’identità dell’intera rete mondiale (sia in assoluto che in rapporto agli iscritti Aire). Questo non vuole dire naturalmente che i problemi non esistano, anzi! Ci sono e, come detto, stiamo cercando di risolverli con tutto l’impegno possibile, anche insieme ai rappresentanti dei connazionali.
Alla luce di queste inconfutabili difficoltà i Consolati saranno in grado di garantire il rinnovo dei Comites la cui data è fissata per il 3 dicembre prossimo?
Sì, su questo sono fiduciosa. Naturalmente sarà un carico di lavoro in più, ma ormai le nostre sedi sono molto rodate sulle procedure elettorali, possono gestire le elezioni Comites regolarmente, anche in un periodo difficile come questo. Anzi, il nostro auspicio è che partecipi alle elezioni il maggior numero di persone possibile!
Come ha vissuto la fase acuta della pandemia?
Lo scoppio della pandemia è stato uno shock per tutti, e naturalmente anche per la nostra rete. Nel giro di poche settimane, la rete consolare ha dovuto riorganizzare tutte le procedure di lavoro, per cercare di garantire il più possibile il servizio (e non accumulare arretrati!) e allo stesso tempo minimizzare il rischio di contagio, per il pubblico e per il nostro stesso personale. E allo stesso tempo siamo stati letteralmente inondati di richieste di informazioni: decine di migliaia di email e telefonate in poche settimane, circa 3 milioni di visitatori sul nostro sito, dalla Germania, dall’Italia, ma anche da tantissimi altri Paesi del mondo, perché la Germania è stato uno dei pochissimi Paesi che nella primavera scorsa aveva mantenuto i collegamenti aerei con l’Italia e numerosissimi connazionali avevano bisogno di transitare da qui, da tutti gli angoli del pianeta… è stata una vera sfida, probabilmente la più difficile della mia carriera. All’inizio è stata veramente dura (come per tutti, credo). Poi è stato anche bello vedere tanti gesti di solidarietà da parte della Germania, a tutti i livelli: da chi si è organizzato privatamente per portare in Italia mascherine e altro materiale sanitario, ai Comuni che hanno avviato iniziative di collaborazione con collettività italiane, ai 43 malati italiani di terapia intensiva trasportati in Germania per essere curati qui, grazie alla disponibilità dei Länder tedeschi. Insomma è stato pesante, certo, ma abbiamo anche avuto la soddisfazione di essere riusciti ad aiutare tanta, tantissima gente che aveva bisogno di informazioni e di chiarezza, quando tutte le certezze erano saltate.
Passando al mondo della scuola, quanto investe annualmente il nostro Paese per la diffusione dell’Italiano nelle scuole locali tedesche di ogni ordine e grado, dalla Vorschule alla maturità?
La Germania è in assoluto il Paese su cui l’Italia investe di più, nella scuola (quasi un quarto delle risorse totali per i corsi di lingua e cultura sono spesi qui, ad esempio!). La nostra collettività in Germania è una grandissima risorsa per il Paese, ed è fondamentale che la rete lavori per valorizzarla al meglio, anche con le iniziative scolastiche. I Consolati, con i loro uffici scuola, lavorano a molti livelli, con tutta una serie di interlocutori (dai Kultusministerien alle scuole, dalle Università alle Volkshochschulen, dagli Enti promotori ai Ministeri italiani) per diffondere la conoscenza della lingua italiana, ma anche per dare una mano ai ragazzi italiani che hanno difficoltà ad inserirsi nel sistema tedesco, che come sappiamo è molto diverso da quello italiano, ad esempio sostenendo i corsi di recupero organizzati dagli Enti promotori, che spesso riescono a fare la differenza, aiutando i ragazzi a dimostrare il proprio valore e ad inserirsi nelle scuole più qualificanti.
Grazie al Suo impegno personale, qualche anno fa è stato istituito il premio Bravo Bravissimo. In che cosa consiste e come mai non è molto diffuso in tutte le 9 Circoscrizioni consolari?
“Bravo Bravissimo!” è un concorso scolastico con cui l’Ambasciata ogni anno premia non soltanto i migliori studenti italiani nelle scuole tedesche, ma anche quelli che riescono a fare più progressi nel corso dell’anno scolastico. Negli ultimi due anni, a causa del Covid, non abbiamo potuto mantenere questa seconda categoria del premio (che chiamavamo “Che progressi!): che speriamo però di poterla ripristinare presto, perché è probabilmente quella a cui teniamo di più, visto che dà la possibilità veramente a tutti di essere premiati, grazie all’impegno. È solo un concorso, ma riteniamo importante valorizzare i giovani italiani che si distinguono per il proprio impegno nella scuola e mostrare a tutti i ragazzi che magari hanno dei problemi nella scuola tedesca che, se ci si impegna, si possono raggiungere risultati veramente eccellenti anche in Germania (nonostante le difficoltà che spesso devono incontrare, soprattutto quando arrivano in Germania già da ragazzini). Purtroppo, per quest’anno il concorso è chiuso, ma naturalmente tutti i ragazzi italiani sono invitati a partecipare per l’anno prossimo.
È difficile essere donna in diplomazia e contemporaneamente mamma e moglie?
Difficilissimo, sì. Sarebbe un capitolo molto lungo, e non credo abbia senso entrare nei dettagli qui, ma posso senza dubbio dire che trovare il giusto equilibrio tra la vita professionale e la famiglia è una delle cose più difficili, per me (e per molte delle mie colleghe).
Che cosa si porta in valigia dalla Germania, terra in cui vive e lavora una delle nostre comunità più vibranti in Europa?
Riassumere più di 8 anni di vita e lavoro in Germania (tra la prima esperienza a Saarbrücken e quella a Berlino) in poche frasi non è proprio possibile… Credo che tutti gli italiani che vivono qui sanno quanto possa essere difficile la vita in Germania, ma anche quanto di bello abbia da offrire questo Paese, e, soprattutto, quanto possa essere varia, interessante e stimolante la nostra collettività. Io ho avuto la fortuna di conoscerla e di lavorarci per tanto tempo, con ruoli diversi e da prospettive diverse, e mi limiterò a dire che…mi resterà nel cuore per sempre!