Lascia il servizio consolare una persona veramente fuori dal comune
Ha compiuto 67 anni e ora è pensionato. Pasquale Marino, spalle ancora dritte, capelli a zero, barba brizzolata e una voce che nella pubblicazione edita da Nat-Geo “Italiani di Germania”, di Lorenzo Colantoni e Riccardo Venturi, è stata definita “La voce degli Italiani”.
La radio.
Perché la “Voce degli italiani”? Perché Pasquale Marino è ininterrottamente da quasi quarant’anni al microfono della “Mezz’Ora Italiana”, il programma radiofonico della Saarländische Rundfunk realizzato in collaborazione con il Consolato italiano prima a Saarbrücken poi a Francoforte.
Quando a ottobre del 1984 Marino assume la conduzione di quel programma, si tratta ancora di una sorta di “bollettino radio consolare”.
Nell’arco di qualche anno, la “Mezz’Ora Italiana” apre lo studio a personaggi della politica, della cultura e dell’imprenditoria italiana e Marino inizia a intrattenersi con personalità del calibro di Antonio Spadolini, Luigi Vittorio Ferraris, Oskar Lafontaine e con i numerosi artisti di passaggio da Domenico Modugno a Zucchero Fornaciari, da James Senese ad Angelo Branduardi, da Umberto Tozzi a Cocciante e Toto Cutugno nonché con grandi personaggi del cinema come Toni Servillo e Marco Risi.
Nel 1992 La SR organizza con il programma “Mezz’Ora Italiana” una serie di concerti Open Air al Lago Bostalsee con l’esibizione dei Big della musica Pop italiana.
Insieme con Manfred Sexauer, mitico presentatore della televisione tedesca con i programmi musicali “Beat-Club” e “Musikladen”, Marino apre lo spettacolo davanti a oltre tredicimila spettatori e inaugura una serie di concerti di musica leggera in Germania, la prima “Festa Italiana” di quella portata.
Prima della radio, il teatro e la letteratura.
Nel 1988 Pasquale Marino fonda a Saarlouis/Roden il primo gruppo teatrale italiano del Saarland, la “Compagnia di teatro popolare in Saarland”. Negli ambienti letterari Marino era già conosciuto come autore nel filone della “Gastarbeiterliteratur”, insieme con Gino Chiellino, Franco Biondi e tanti altri.
All’epoca, per la prima volta in Germania, autori italiani si distinguono, raccontando in versi e prosa una realtà vista da un’angolatura sino allora sconosciuta. I critici sono tutti d’accordo: è letteratura!
Tullio De Mauro, massimo linguista italiano, cita Pasquale Marino come raro esempio di fusione di due lingue quale strumento di “squarcio letterario” come nelle sue poesie “La neve” e “Amilcare”.
Dal quartiere San Carlo all’Arena di Napoli alle fabbriche del Saarland.
“La mia è una famiglia di artigiani falegnami. Il mio bisnonno, Pasquale Marino, costruiva e riparava carrozze con la manutenzione dei carri sulla tratta Napoli- Piedimonte d’Alife. Poi nel 1913 costruirono la ferrovia, con grande piacere per il progresso e infinito dispiacere per il mio antenato che, tra l’altro, era anche sicuro di essere imparentato con un certo Michele Marino, detto ‘O Pazzo, che fu impiccato a Napoli dopo la rivoluzione contro i Borboni.
Suo figlio, cioè mio nonno Giovanni Marino, capì che l’epoca dei carri e dei cavalli era finita e si specializzò nella costruzione di infissi in legno, finestre, porte ed ebbe la fortuna di ottenere l’appalto per l’allestimento in legno nei restauri della Caserma Garibaldi a Napoli. Il nonno mio si rivelò straordinariamente capace nella costruzione di pedane per la scherma, di fuciliere e di infissi decorati per le sale degli ufficiali. Il nonno fu proposto per l’onorificenza di “Cavaliere del Lavoro”, mori però giovanissimo e sicuramente non per l’emozione del cavalierato.
Suo figlio, Gennaro, cioè mio padre, con il fratello Antonio Marino, si specializzò nella costruzione di imballaggi ortofrutticoli, cioè le casse per la frutta, ma anche per le bibite e imballaggi in legno di vario tipo. Come per la costruzione della ferrovia nel caso del mio bisnonno, anche per mio padre il progresso fu regresso. Arrivò la plastica, il Moplem, e buona notte alla segheria di mio padre dopo che la pazzia collettiva decise di mettere bibite, arance e carciofi in casse di plastica praticamente indistruttibili, talmente indistruttibili che ora ci stiamo affogando dentro. Mio padre, pace all’anima sua, è stato il primo ecologista inconsapevole che ho conosciuto, quando mi diceva “Guaglione mio bello, a plastica accirarrà o munno”.
L’emigrazione in Germania.
Pasquale Marino ha ideato la rubrica di questo Giornale e del suo programma radiofonico “Io ce l’ho fatta, storie di successo di italiani in Germania” ed avrebbe avuto tutti i requisiti per esserne protagonista di una puntata, visto il suo difficile percorso.
Marino arriva, infatti, in Germania nel 1970 all’età di tredici anni e tutti i tentativi di scolarizzazione falliscono miseramente. Il piccolo Pasquale, dopo che il padre era già emigrato in Germania, a Napoli aveva tutt’altro da fare che andare a scuola. “Vendevo sigarette di contrabbando e guadagnavo cinquecento lire a stecca”. Venuto in Germania, solo grazie all’iscrizione alla scuola “Collegio Papa Giovanni XXIII di Stommeln”, Marino riesce a recuperare la scuola dell’obbligo. “Se ne sentono tante sui collegi cattolici e non sempre piacevoli. Io a Stommeln ho incontrato i Padri Pavoniani. Gente tosta, educatori inflessibili, ma di una pulizia d’animo mai vista. In fondo, solo ora capisco che rimettere in riga uno come me, che ormai aveva già scardinato tutte le regole di vita adolescenziale, non è stata cosa facile. Ho meritato tutte le raddrizzate ricevute a Stommeln. Ho perso il trenta per cento di capacità d’udito all’orecchio sinistro per una sberla appioppatami dopo l’ennesimo avvertimento. Ho imparato però a prendere sul serio le minacce di conseguenze, per tutta la mia vita a seguire…”
La formazione. Il primo “Dipl. Sozialpädagoge” italiano nel Saarland.
Dopo il collegio, Marino inizia un apprendistato e ottiene il diploma in elettromeccanica mentre frequenta contemporaneamente le scuole serali tedesche per la “Mittlere Reife”. Poi la maturità, lo studio universitario alla facoltà di Scienze Sociali alla Katholische Fachhoschule für Sozialwesen di Saarbrücken, il diploma di maturità magistrale a Napoli. Marino è il primo italiano nel Saarland ad ottenere il titolo “Dipl. Sozialarbeiter/ Sozialpädagoge”. Nel 1983 lavora allo “Jugendamt”, l’ufficio per la protezione dei minori di Homburg/Saar. Si specializza nelle perizie per il Tribunale dei Minori, quando sul banco degli imputati si trovano giovani stranieri.
Dal 1984 in servizio al Consolato d’Italia a Saarbrücken.
Pasquale Marino è assunto dal Consolato d’Italia di prima classe a Saarbrücken nel mese di maggio del 1984. Il Console Giancarlo Valentini gli assegna qualche mese dopo il reparto LAS – Lavoro e Assistenza Sociale- e la conduzione del programma radiofonico “Mezz’Ora Italiana”. All’Ufficio assistenza, Marino naviga in acque conosciute. L’assistenza ai detenuti italiani raggiunge con Marino livelli che fanno esempio in Germania. Mette subito in atto la strategia contro “l’isolamento culturale in stato di detenzione”, che aveva appreso quando da studente era collaboratore del Coasscit di Saarbrücken, presieduto dal Prof. Alessandro Baratta fondatore della “Criminologia Critica” ancora oggi studiata sui suoi testi negli atenei di mezza Europa. Oltre ai tradizionali pacchi dono a Natale, i detenuti ricevono “in regalo” anche concerti di musica classica e folkloristica che Marino, anno per anno, organizza dietro le sbarre grazie alla generosa collaborazione degli studenti del conservatorio di Saarbrücken e del gruppo siciliano “Trinacria” diretto da Giovanni Di Rosa. Non sono pochi i detenuti che a fine concerto, commossi, raccontano “non avevo mai sentito un pianoforte dal vivo e un tenore che canta davanti a me”. Qualcosa tocca l’anima anche dei più duri. Ma attenzione, Marino è stato apprezzato con riconoscimenti pubblici da parte del Ministero della Giustizia del Saarland proprio per aver messo in atto strategie sempre prive di toni lacrimevoli o di sentimentale compassione. La filosofia di Marino: “La dignità dell’uomo non si ferma davanti alle sbarre”. I lettori del maggiore quotidiano del Saarland “Saarbrücker Zeitung” eleggono nel 2013 Marino Pasquale “Uomo del Mese” proprio per le sue attività all’interno delle carceri del Saarland: “Er ist die treibende Kraft der italienischen Gemeinschaft an der Saar. Dabei ist Pasquale Marino nicht nur als Kulturvermittler aktiv, sondern kümmert sich auch um Menschen, die oft auf sich allein gestellt sind: Strafgefangene“. Una delle azioni più spettacolari è messa in atto da Marino quando era alla Presidenza dello LSV –Lerchesflur-Sport-Verein” l’associazione sportiva carceraria. Marino organizza nel 1992 una memorabile partita di calcio tra le vecchie glorie del FC Saarbrücken e una squadra di detenuti italiani con il patrocinio di Fritz Walter, Campione del Mondo con la nazionale tedesca del 1956. Marino fa parlare di sé anche quando, grazie alla generosità di uno Sponsor e del Funzionario della Federazione ciclistica tedesca Gerd Hufschmidt, porta in carcere dieci biciclette da corsa. I detenuti, in fase ultima della pena, ricevono le biciclette e un corso per la manutenzione del mezzo. Ogni venerdì si allenano con un’associazione ciclistica per svariati chilometri su strada.
Pasquale Marino e il Sindacato.
È stato per anni responsabile di sede per il sindacato Confsal/Unsa prima a Saarbrücken e poi a Francoforte: “Non ho mai seguito solo la filosofia del lavorare di meno e guadagnare di più. Non ho mai visto il Sindacato solo come strumento per rendersi la vita più comoda sul posto di lavoro. Per me, il Sindacato è stato piuttosto il mezzo più efficace ed entusiasmante per poter difendere e affermare i due principi cardine di chi lavora per un salario: rispetto e dignità. Ringrazio Iris Lauriola, amica mia, collega, compagna di tante battaglie che ancora oggi sono necessarie.
Non sono certo mancati i contrasti con i dirigenti di turno nei consolati, spesso letteralmente abbagliati dalla famosa “proiezione esterna” fatta su misura per la sola edificazione della propria immagine ma con una contemporanea, preoccupante cecità verso i disagi interni dei lavoratori consolari. A un console in rientro a Roma regalai una bella immaginetta di Santa Lucia, con la speranza che gli facesse riacquistare presto la vista. Non la prese bene”.
I comunicati più infuocati della Confsal/Unsa esteri portano la firma di Marino, impegnato fino all’ultimo contro la chiusura dei Consolati.
Ultimi anni a Francoforte.
A Francoforte Marino passa nel 2014 dopo la chiusura dello Sportello Consolare a Saarbrücken. Anche qui è addetto al LAS, Ufficio Lavoro e Affari Sociali. Marino trasferisce a Francoforte tutte le esperienze accumulate in trent’anni a Saarbrücken ma in scala quadruplicata. Ora il numero dei connazionali da assistere è ben maggiore. Marino trova ciononostante il tempo per tornare alla sua attività preferita, la scrittura, e assume nel 2016 la cura della pubblicazione “Cinquant’anni di Missione Cattolica Italiana a Francoforte sul Meno”.
“Andai dal mio Console Generale, Maurizio Canfora, ormai abituato alle mie “sparate” e gli dissi: Capo, ho bisogno del saluto del Papa per la mia pubblicazione. Il Console Generale Canfora, come sempre dopo qualche resistenza, mi assecondò e così, qualche sua telefonata e qualche sua mail dopo, arrivò veramente l’augurio Ufficiale del Vaticano per la nostra pubblicazione. Miracoli e poteri della Diplomazia”. Fu sempre Il Console Generale Canfora che accompagnò Marino nella cura dei “Quaderni Francofortesi” una serie di pubblicazioni del Consolato Generale realizzate con David Albamonte e Stefano Liuzzi.
Marino e ancora i carcerati. L’impiego degli assistenti carcerari onorari, la creazione e il rinnovo delle biblioteche italiane nelle carceri tedesche.
Una volta a Francoforte, Marino intuisce presto che l’assistenza ai carcerati italiani è praticamente impossibile se centralizzata e affidata al piccolo gruppo del reparto sociale e notarile di Francoforte, con i suoi compagni di lavoro Albamonte e Liuzzi.
Il Console Generale Maurizio Canfora gli da carta bianca nella ricerca di un gruppo di volontari italiani che s’impegnano nelle carceri locali, con tanto di nomina ministeriale a “Ehrenamtliche Vollzugshelfer”, Assistenti Carcerai Onorari. E così, nelle maggiori carceri della circoscrizione Marino introduce gli Assistenti Carcerari nel pieno spirito della “Sussidiarietà”. E non finisce qui. Chi conosce Marino, conosce anche la sua allergia contro ogni esibizione culturale di stampo elitario, “Il grave deficit della politica culturale dei consolati è lo scarso coinvolgimento degli operai, dei giovani e degli emarginati in tutto ciò che è definita promozione culturale”.
Nel 2008 Marino approfitta del suo forte legame con un artista napoletano di fama internazionale, lo scultore Luciano Campitelli, il quale dona al Consolato un’opera marmorea dal titolo “Intrecci” e che Marino insieme con la Console Susanna Schlein fanno esporre al sito dell’Unesco “Völklinger Hütte” con la didascalia “In onore del Lavoro italiano in Saarland”.
Ma tornando a Francoforte, la solita passerella di autorità a braccetto con gli scrittori e rappresentanti di case editrici alla Fiera del Libro lo sprona a chiedersi: e perché non ne facciamo approfittare anche i connazionali più emarginati?
Parte l’operazione “Biblioteche italiane nelle carceri tedesche”. Grazie all’aiuto di Eleonora Di Blasio dell’amministrazione della Fiera del Libro di Francoforte, Marino, Albamonte e Liuzzi si caricano in spalla anno per anno cartoni di libri italiani, li inviano alle carceri della circoscrizione e chiedono l’Istituzione e il rinnovo delle sezioni italiane nelle biblioteche carcerarie. Il colpo riesce e gli italiani in carcere leggono libri freschi di stampa, autori ed editori che hanno regalato i testi hanno la coscienza a posto, tutti felici e tutti contenti.
Poi di nuovo a Saarbrücken dal 2021.
Dietro la riapertura dello Sportello Consolare a Saarbrücken c’è la “capa tosta” cioè l’ostinazione, la caparbietà e l’instancabilità di Marino che non ha mai smesso di gridare all’ingiustizia dopo la chiusura di quell’ufficio. Marino ha sempre avuto ottimi rapporti con i Governatori del Saarland e già nel 2010 furono offerti personalmente a lui i locali gratuiti della Cancelleria di Stato di Saarbrücken per mantenere in vita un Ufficio consolare. L’amministrazione italiana ebbe poi la gloriosa idea di piazzarvi, cinque anni dopo a seguito della chiusura del primo sportello consolare, un console onorario il quale, e bisognava aspettarselo, risultò ben presto completamente sopraffatto dalla domanda di servizi di una collettività di oltre venticinquemila italiani. Marino intuì la stanchezza del console onorario per tornare alla carica, riproponendo con insistenza, caparbietà e voce grossa “sempre al limite dell’insolenza e scostumatezza” la riapertura di Saarbrücken. Al suo fianco molti alleati: il Comites di Saarbrücken, il Sindacato Confsal, l’Intercomites, e la rappresentante del MAIE in Germania, che trovano nel sottosegretario agli esteri Ricardo Merlo quel giusto interlocutore che, quando incontra Marino per un’intervista negli studi della “Mezz’Ora Italiana”, gli rivolge la parola con “Ah… è lei Pasquale Marino… ora ho capito tutto”.
Tutto finito? Sicuramente no. Finito il servizio in Consolato comincia tutto il resto. Pasquale Marino: “finalmente mi posso allenare come si deve al tiro a segno, sport che pratico da trent’anni ma sempre con scarsi risultati. Poi le macchine d’epoca. Devo ultimare il restauro della mia Citroen 11 CV del 1954 e mi devo occupare della mia vecchia lancia Kappa Coupé 2000 Turbo, che è una delle macchine di serie più rare al mondo. E poi la pittura. Devo assolutamente studiare disegno con disciplina giacché con i colori me la cavo abbastanza bene. Sono poi onorato dell’offerta di collaborazione che mi è giunta dalla facoltà di italiano dell’Università del Lussemburgo, dove il Prof, Claudio Cicotti ha ormai raggiunto notorietà internazionale con i suoi seminari dedicati agli autori italiani dell’area Saar-Lor-Lux. Mi è stata confermata la conduzione della mia “Mezz’Ora Italiana”, spero di continuare a scrivere e, naturalmente, di poter essere più spesso con le mie figlie Floriana e Valentina le quali sono state, sono e saranno sempre l’ispirazione di tutto quello che ho fatto e che spero di riuscire ancora a fare”.