Il Consolato a Francoforte porta biblioteche italiane nelle carceri della circoscrizione
Ogni anno nel periodo natalizio, al nostro giornale giungono note dedicate alle visite consolari ai detenuti italiani delle varie circoscrizioni. Qualche console racconta di aver “pranzato” con i carcerati, qualche altro console racconta di aver portato “una parola di conforto” e via dicendo. Abbiamo chiesto al Console Generale a Francoforte sul Meno, Maurizio Canfora, cosa fa il suo Consolato per i detenuti e abbiamo appreso che la questione dei carcerati italiani nella sua circoscrizione è seguita con un approccio particolare. Naturalmente, così ci è stato assicurato, anche il Consolato Generale a Francoforte segue la tradizione natalizia con l’invio di panettoni e altri “beni di conforto” ai detenuti. Il primo sforzo di quel Consolato è stato però mirato ad avere innanzitutto un quadro preciso della presenza di italiani negli istituti di pena. L’Ufficio LAS –Lavoro e Assistenza Sociale- di Francoforte, ci ha fatto sapere di aver completato “l’anagrafe carceraria”, con il preciso monitoraggio delle entrate e uscite italiane dalle carceri di Francoforte. Abbiamo appreso che alla fine del 2018 erano 135 i cittadini italiani detenuti (sono però quasi cinquecento i connazionali che in un anno sono entrati e usciti dal carcere) in 27 istituti di pena e in tre Istituti di psichiatria forense dell’Assia, Renania-Palatinato, Saarland e Unterfranken/Baviera. Un numero irrisorio, se confrontato ai centosessantamila italiani residenti. Ma si tratta pur sempre di 135 connazionali in una situazione particolare, che in taluni casi è molto difficile. La condizione carceraria in Germania rischia, infatti, di diventare particolarmente dura se affrontata da individui che non parlano il tedesco e che quindi sono soggetti all’esclusione dalle offerte culturali, e di reinserimento sociale, previste nei penitenziari. La strategia del Console Generale Canfora pare mirata, pertanto, a fronteggiare anche quello che il suo Ufficio LAS ha definito “pericolo dell’isolamento culturale e privazione di contatti personali in lingua madre”. Vediamo cosa si è inventato il Consolato a Francoforte, cominciando proprio da quest’ultimo aspetto. Per colmare le difficoltà date soprattutto dalle distanze tra il Consolato e alcuni Istituti di pena, in alcuni casi oltre 200 Km, l’Ufficio LAS di Francoforte ha teso una rete di contatti diretti con i singoli assistenti sociali nelle carceri con una maggiore presenza italiana. L’offerta di collaborazione: “Chiamateci se qualche italiano ha difficoltà particolari e se credete che il Consolato possa dare una mano”. Ma non è finita qui. Il Console Canfora ha chiesto personalmente agli istituti, nei quali sono scontate pene più lunghe (non mancano i casi di ergastolo) di provvedere alla nomina di “Assistenti Carcerari Onorari “Ehrenamtliche Vollzugshelfer” italiani, accompagnando poi personalmente nelle carceri i connazionali socialmente impegnati e che poi hanno ricevuto la nomina ufficiale. Al momento sono attivi assistenti onorari italiani a Saarbrücken, Butzbach, Frankenthal, Francoforte e prossimamente a Würzburg e Aschaffenburg.
Ma veniamo ora all’altro aspetto, quello della cultura, anzi dell’isolamento culturale. Il Consolato a Francoforte si è innanzitutto assicurato che nelle maggiori carceri sia possibile la ricezione di almeno un programma televisivo italiano. E così, è assicurato che almeno Rai Uno arriva nelle celle degli italiani. E poi i libri italiani. Francoforte, si sa, è avvantaggiata dal fatto che ogni anno vi si svolge la “Fiera Internazionale del Libro” con un via vai di editori che comprano e vendono i Copyright, scrittori famosi e meno famosi che concedono interviste e partecipano a incontri, il tutto in ambienti a volte chic, a volte intellettuali ma mai riservati ed esclusivi. Con un poco di “faccia tosta” il LAS del Consolato di Francoforte ha bussato alle porte degli editori italiani, anche grazie ai contatti stabiliti da Eleonora Di Blasio che occupa un posto di responsabilità alla Frankfurter Buchmesse, chiedendo in regalo “libri per i carcerati”. Regalo concesso quest’anno dalla casa editrice Feltrinelli, che ha donato 10 bibliotechine con un totale di oltre trecento volumi. Il resto è stato una passeggiata, come ci raccontano gli addetti ai lavori, dato che è bastato un telefax ai maggiori istituti di pena con l’annuncio dell’apertura di una sezione italiana nelle biblioteche carcerarie. Regalo ben accolto dai penitenziari con la promessa di diffusione non solo tra i carcerati italiani ma anche a tutti quelli che conoscono e vogliono approfondire la nostra lingua. Da parte nostra una sola conclusione: coraggio, fantasia e intelligenza. Anche così si fa l’assistenza sociale consolare e Francoforte ne ha dato un valido esempio.