“In Italia se inizi a lavorare come lavapiatti, rimani tale. In Germania, invece, se ti rimbocchi le maniche e dimostri impegno, puoi crescere professionalmente senza alcun impedimento”. L’intervista di NapoliToday
Da Ponticelli a Francoforte per diventare chef, il sogno che rincorreva da bambino. Il suo nome è Nunzio Autiero, un giovane di 30 anni, cresciuto nel difficile quartiere napoletano di Ponticelli. La sua adolescenza, come quella di tutti i ragazzi che vivono nei quartieri a rischio della città, non è stata facile. Dopo la scuola dell’obbligo, frequenta l’Istituto Tecnico Statale per Geometri di Ponticelli, una scuola di frontiera dove il tasso di evasione scolastica è molto alto.
Nonostante le cattive amicizie che hanno caratterizzato questi anni, tra sospensioni e accompagnamenti, Nunzio riesce a completare gli studi. Con la maturità arriva anche la consapevolezza che la città che lo aveva visto crescere non poteva anche offrirgli il futuro che lui sognava e sperava di avere.
Così all’età di 23 anni inizia a viaggiare e a frequentare corsi di formazione per cuochi, fa numerose esperienze in diversi ristoranti in Europa, per poi approdare a Francoforte dove oggi lavora come sous chef nel Ristorante “Carmelo Greco” (uno dei tre ristoranti italiani in Germania ad avere una stella Michelin).
Nunzio Autiero ha raccontato la sua storia a NapoliToday.
Nunzio, come è nata la tua passione per la cucina?
La passione è nata da bambino quando guardavo incuriosito mia nonna in cucina mentre preparava la pasta fatta in casa. Ricordo con grande nostalgia il meraviglioso profumo del ragù ogni domenica mattina. Poi, da semplice curiosità, la cucina si è trasformata nella mia passione più grande.
Perché hai deciso di lasciare Napoli? Ci racconti il tuo percorso..
Dopo aver studiato all’Istituto Tecnico Statale per Geometri di Ponticelli, ho iniziato a viaggiare. Ogni volta che rientravo a Napoli, la città mi sembrava sempre più stretta e priva di opportunità. Per autosostenermi, in quel periodo, facevo piccoli lavori in ristoranti locali. Poi ho iniziato a frequentare corsi di formazione per cuochi in città come Londra, Copenaghen e Francoforte, e ho fatto diversi stage. Da qui è partito il mio percorso professionale che mi ha regalato tantissime soddisfazioni. Sicuramente la vita da strada, le cattive amicizie, inevitabili in un quartiere difficile come Ponticelli, hanno contribuito ad allontanarmi dalla quella realtà e fatto riemergere i sogni che avevo da bambino.
Come è stato ambientarsi in una città come Francoforte?
Molto difficile. Difficile perché a 23 anni allontanarsi dalla famiglia è sempre un trauma. Difficile perché ero abituato al sole, al caldo, a girare in motorino fino a tarda notte, a magiare cibo di strada. A Francoforte non c’è nulla di tutto questo: fa sempre freddo, non c’è mai il sole, la tradizione culinaria è molto differente dalla nostra.
Per un giovane “expat” è facile trovare lavoro in Germania?
Difficile se vuoi puntare in alto ma non impossibile. In Italia se inizi a lavorare come lavapiatti, rimani tale. In Germania c’è un’altra mentalità. Se ti rimbocchi le maniche e dimostri di voler lavorare, puoi crescere professionalmente senza alcun impedimento.
Quali opportunità lavorative offre una città come Francoforte rispetto a Napoli?
Le opportunità che Francoforte offre sono tante, ma la realizzazione personale dipende, anche qui, dalla determinazione che uno ha e da quanto si crede in se stesso e nelle proprie capacità. Il confronto tra le due città è difficile, sono molto diverse. Francoforte è una città europea, più avanzata culturalmente e tecnologicamente, oltre ad essere multietnica. Confrontarsi con persone di diverse culture ed etnie apre la mente e crea nuove situazioni e opportunità.
Se dovessi confrontare l’approccio al mondo del lavoro tedesco con quello italiano..
È difficile fare un confronto tra il mondo del lavoro italiano e quello tedesco. Per esperienza personale, posso dire che l’italiano trapiantato all’estero cambia approccio e mentalità. Io ho lavorato per alcuni ristoranti gestiti da italiani, e oggi lavoro per il miglior ristorante italiano in Germania: le mie esperienze sono solo positive. L’approccio di un italiano all’estero è ben diverso da quello di un italiano in Italia.
Oggi lavori come sous chef al Ristorante “Carmelo Greco” di Francoforte, uno dei tre ristoranti italiani in Germania ad avere una stella Michelin. Cosa rappresenta per te questo lavoro?
Rappresenta un traguardo importante, ma non l’ultimo. Il risultato di tutti i sacrifici fatti in questi anni.
Progetti futuri?
Mi piacerebbe creare un laboratorio di ricerca culinaria per i giovani che puntino alla sostenibilità come ponte tra cultura e multisensorialità, un progetto che miri alla conoscenza del prodotto a 360°. Un’alternativa potrebbe essere un ristorante tutto mio (un po’ fattoria e un po’ trattoria), magari a Napoli, per dare l’opportunità ai miei compaesani di conoscere i piatti napoletani con influenze nordiche da me ideati.
Cosa consigli ai giovani che non riescono a trovare lavoro a Napoli?
Il mio consiglio è quello di credere sempre nei propri sogni, di viaggiare, di studiare, di formarsi, e di non smettere mai di credere in se stessi.