Dal 13 al 17 dicembre 2021 si è tenuta a Roma la quarta Conferenza Stato-Regioni-Cgie
La Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE ha il compito di indicare le linee programmatiche per la realizzazione delle politiche del Governo, del Parlamento e delle Regioni per le comunità italiane all’estero. La conferenza deve venire convocata almeno ogni tre anni dal Presidente del Consiglio dei Ministri che la presiede; in caso di suo impedimento la Conferenza è presieduta dal Ministro degli affari esteri. Così recita la legge, ma di fatto erano ben 12 anni che essa non veniva convocata, dato che i predecessori di Mario Draghi non ne avevano tenuto alcun conto.
La IV Conferenza è stata convocata il 15 novembre scorso (prima della conclusione delle elezioni dei Comites) e si è dunque riunita ufficialmente a Roma dal 13 al 17 dicembre scorso all’augusta presenza di Mariastella Gelmini, ministra degli affari regionali e delle autonomie, e del direttore generale per le politiche degli italiani all’estero Luigi Maria Vignali, con tanto di inno nazionale e lettura di un messaggio del Presidente della Repubblica in cui si pregiava la riunione come “un’occasione troppo a lungo posticipata che “dovrà aprire un percorso di continuità” atto a garantire “un costante dialogo” e “rispondere con impegno” al “crescente interesse” rivolto dovunque alle diverse “espressioni della civiltà italiana”, auspicando quindi il “potenziamento della rete diplomatico-consolare” ed “un’attenzione puntuale del sistema radiotelevisivo”.
Il segretario del CGIE Michele Schiavone nel suo primo intervento si è lamentato la lunga attesa per la convocazione: “In questo lungo lasso di tempo le comunità italiane all’estero sono mutate profondamente non solo a livello numerico, ma anche nella loro configurazione, nel modo di porsi e nella categorie di appartenenza”. Benché la prima ondata migratoria del dopoguerra si sia stabilizzata ed integrata quasi dovunque, secondo Schiavone la nuova ondata di emigrazione che è “caratterizzata in massima parte dalla libertà di avvalersi delle opportunità offerte in altri paesi”, si muoverebbe “in un contesto di precarietà” che richiederebbe nuovi servizi e nuovi concetti.
Nuova emigrazione italiana e mobilità: questo il tema al centro della sessione pomeridiana della prima giornata. Moderato da Roberto Napoletano, direttore del Quotidiano del Sud – L’altra voce dell’Italia, l’incontro si è concentrato sulla nuova emigrazione e sulla sua differenza con quella passata, ma soprattutto sul valore da dargli oggi per il futuro. Alla tavola rotonda hanno partecipato la vicepresidentessa della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein, il presidente del Consiglio regionale della Basilicata Carmine Cicala, la presidentessa della VII commissione del CGIE Edith Pichler, e Delfina Licata della Fondazione Migrantes, il presidente dei Parchi Letterari Stanislao de Marsanich, ed il presidente dell’Asmef Salvo Iavarone.
L’ultima giornata dei lavori è stata aperta dal sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale Benedetto della Vedova. Fra gli obiettivi prioritari segnalati nel documento finale, approvato da tutte le forze coinvolte nella Conferenza Permanente, si citano in particolare: la necessità di garantire una continuità della Conferenza Permanente, con il fattivo monitoraggio del CGIE; la partecipazione del CGIE stesso alla conferenza Stato-Regioni; la revisione e integrazione delle forme di rappresentanza degli italiani all’estero e la loro presenza in altri consessi istituzionali; infine il potenziamento del sistema-paese in Italia e all’estero, con il coinvolgimento di tutte le componenti della Conferenza Permanente nei tavoli di lavoro e nella programmazione dei piani d’intervento e della loro esecuzione a livello italiano e internazionale.
Primo a prendere la parola è stato il consigliere del Rodolfo Ricci, il quale ha chiesto di integrare il testo finale con documenti molto dettagliati, anche in termini operativi, che erano stati elaborati dai tre gruppi di lavoro, per non limitarsi alla enunciazione di principi e auspici condivisibili, ma prendendo concretamente atto delle loro proposte. Un altro intervento critico che si segnala è stato quello di Giangi Gretti, presidente della 1. Commissione del CGIE che ha lamentato nel documento finale la totale mancanza di qualsiasi riferimento al ruolo dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria. Nel documento finale è stato quindi inserito un paragrafo sull’editoria specializzata, che “andrà potenziata per promuovere la proiezione del nostro paese” assieme alla necessità di “garantire maggiore fruizione all’estero delle trasmissioni televisive tresmesse in chiaro dalla RAI”.
Poi il consigliere Tony Màzzaro ha chiesto di affidare non solo ai patronati, ma anche ai comuni il compito di aprire degli “sportelli di orientamento per coloro che vogliono espatriare”. Molto critico è stato poi l’intervento del consigliere Norberto Lombardi, che ha concluso la sua ultraventennale presenza nel CGIE tra “un sommesso imbarazzo “ ed una non celata delusione , dichiarandosi assolutamente non soddisfatto dei contenuti del documento finale. “Tutte le tematiche affrontate in questi anni dal CGIE non sono state assolutamente tenute in conto” ha detto. “Credo manchi il dato politico-istituzionale e mancano gli interlocutori per poterlo acquisire: in questi dodici anni le regioni sono scomparse dal campo dell’emigrazione, non per cattiva volontà” ma perché a partire dal 2009 le crisi economiche e pandemiche hanno imposto restrizioni finanziarie tali da costringere le regioni a cancellare “alcune voci”. Su di un altro fronte, i fondi per l’internazionalizzazione si stanno perdendo nelle “solite strettoie” per mancanza di capacità, ignorando “la rete del CGIE e le loro potenzialità”, dimenticandosi dei “Piani Paese”, che alla fine, grazie alla sollecitazione di Lombardi, sono stati inseriti nel documento finale. “Non mi sono mai sentito così inutile come consigliere” ha affermato ancora, ”Avrei voluto dare un contributo di merito”. E non è tutto qui: “La solitudine istituzionale di questi giorni mi ha fatto male al cuore. Lo stato è mancato” ha poi aggiunto, che ha concluso il suo intervento invitando la rappresentanza degli italiani all’estero a “mettersi in sicurezza” per conservare quella autonomia conquistata con tanta fatica negli anni, ed ora a rischio.
Di diverso avviso Nello Collevecchio, per il quale “Tutto è migliorabile e perfettibile, ma finalmente abbiamo degli obiettivi” e tra questi importante è “il coinvolgimento del CGIE nei tavoli di lavoro” dove potrà partecipare alla diagnosi ed alla pianificazione degli interventi. Fabio Ghia, da parte sua, ha posto il quesito “se la collocazione del CGIE alle dirette dipendenze del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sia ben congegnata, o se sia preferibile collocare il CGIE presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
Interessante il contributo di Stanislao de Marsanich, presidente dei Parchi letterari, che ha invitato a non dimenticare l’importanza della cultura delle comunità all’estero, legata tanto ai luoghi d’origine quanto a quelli d’approdo. Per questa ragione il nuovo parco letterario nel Molise intitolato a Francesco Jovine vedrà il coinvolgimento della comunità italiana di Montreal.
Ha chiuso il dibattito il dottor Vincenzo Mancuso, vicepresidente della VI commissione: “Dopo 12 anni siamo riusciti a trasformare le sabbie mobili in un terreno solido su cui viaggiare con delle mete definite” ha detto ringraziando tutti, nessuno escluso. Poi un monito alle rappresentanze politiche che “non possono tirarsi indietro. Non molleremo.”
L’augurio finale spettava naturalmente a Michele Schiavone, secondo cui questa IV assemblea “serviva a riprendere coraggio, forza, a darci obiettivi nuovi”.